Ha suscitato un certo allarme la notizie di un focolaio di vaiolo delle scimmie in Toscana. Undici casi in pochi giorni, individuati a partire da un medico di famiglia che, secondo le autorità sanitarie regionali risalirebbero a una festa in un locale a Firenze.
Questa patologia era venuta alla ribalta nella primavera-estate del 2022, quando si erano regitrati i primi casi di contagio al di fuori delle zone dell’Africa in cui il virus è endemico. Il virus aveva rapidamente fatto il giro del mondo, suscitando sconcerto nella popolazione alle prese con la pandemia.
Ma se i pazienti sono stati individuati e sottoposti a isolamento, il focolaio toscano deve preoccuparci? Fortune Italia lo ha chiesto a Massimo Ciccozzi, ordinario di epidemiologia, che aveva studiato il patogeno protagonista dell’epidemia partita due anni fa dalle Canarie.
“Non è il caso di allarmarsi, e ora vi spiego il perchè – dice Ciccozzi – Iniziamo col dire che chi è stato vaccinato da piccolo contro il vaiolo è comunque protetto. Precisiamo poi che esistono un vaccino per il vaiolo delle scimmie e un antivirale ad hoc, il Tecovirimat. Però è un farmaco che viene somministrato solo nei casi importanti, con pustole che si manifestano ad esempio a livello della faringe. Quanto al vaccino, io lo consiglio a chi si reca in Africa, nelle zone dove il virus è endemico”. Ma non è tutto.
Quando possiamo parlare di epidemia
“Il focolaio di 11 persone in Toscana è un’epidemia, ma il cluster è sotto controllo. La malattia – ricorda l’epidemiologo – ha un’incubazione di un paio di settimane ed è autolimitante, cioè nell’arco di tre-quattro settimane guarisce”.
I sintomi
Il viaolo delle scimmie si manifesta con sintomi simili al vaiolo, ma in forma meno grave: febbre, cefalea, dolori muscolari, linfonodi gonfi e poi, dopo alcuni giorni, le eruzioni cutanee.
Come ci si può infettare
Il vaiolo delle scimmie “si trasmette da persona a persona tramite contatto stretto con qualcuno che ha un’eruzione cutanea (da vaiolo delle scimmie), pelle a pelle, bocca a bocca. Insomma, basta un bacio. Ma anche un rapporto sessuale, che deve sempre essere protetto – ricorda Ciccozzi – La trasmissione può avvenire anche attraverso il contatto con oggetti contaminati, come vestiti, asciugamani, lenzuola, dispositivi elettronici”.
A creare problemi è il fatto che si è contagiosi prima di mostrare i sintomi. “Possiamo definirla una malattia tipica dei viaggi: ci si infetta, si torna a casa e si contagiano inavvertitamente altre persone. Ma è autolimitante”, ribadisce Ciccozzi. E “normalmente si risolve da sola”.
“Un plauso dunque alla Regione Toscana, che ha subito individuato i casi e attivato la sorveglianza”, conclude l’epidemiologo.