Longevità, arrivare a 90-95 anni in salute si può. Ecco come

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L’elisir di lunga vita è stato al centro della ricerca di alchimisti prima, scienziati poi. Oggi però l’obiettivo è cambiato: piuttosto che localizzare fonti (più o meno) miracolose, si sfruttano diagnostica avanzata e scienze omiche per individuare strategie di longevità personalizzate.

“Uno dei nostri obiettivi è quello di favorire la longevità in salute: arrivare a 90-95 anni ancora in forma è possibile per tutti, almeno in teoria”. Parola di Alberto Beretta, presidente di Fondazione SoLongevity, direttore scientifico di SoLongevity, immunologo ed esperto di medicina della longevità, che con Fortune Italia fa il punto sulle strategie per aggiungere anni in salute alla nostra vita.

L’età di Matusalemme

Se gli antichi patriarchi biblici avrebbero accumulato centinaia di anni di vita, e lo stesso Noè aveva seicento anni quando il diluvio si abbatté sulla Terra, oggi gli obiettivi degli scienziati sono più contenuti. “Quanto all’allungamento teorico della vita, le stime variano moltissimo: c’è chi parla di 120-125 anni – dice Beretta – Mentre David Sinclair”, il genio della longevità dell’Università di Harvard “indica un limite di 130 anni. Ma penso che il messaggio sia che, lavorando sulle tecniche di longevità e sulla salute, possiamo arrivare a 90-95 anni bene, senza aver bisogno della badante”.

Basta un prelievo

“Partiamo da una base di conoscenze complesse, ma dalla nebbia di 20 anni fa grazie alle tecnologie omiche siamo riusciti a individuare una decina di meccanismi che portano all’invecchiamento della cellula – spiega l’immunologo – Ora questi meccanismi si possono analizzare con tecniche di laboratorio di ricerca, e utilizzando dei marker siamo riusciti a portare nella pratica clinica almeno sette di questi meccanismi. Insomma, da un semplice prelievo venoso possiamo ricavare indicazioni preziose su come la persona sta invecchiando. E questo rappresenta un grosso passo avanti”.

Questione di massa (muscolare)

Ma cosa possiamo fare, una volta che sono stati compresi i punti deboli di un individuo? “Esistono interventi legati allo stile di vita, che sono fondamentali – spiega Beretta – a partire dall’alimentazione e passando attraverso l’attività fisica. Ecco perchè noi proponiamo sempre ai nostri pazienti un intervento mirato. Sappiamo che non tutti gli esercizi fisici fanno sempre bene, ma possiamo dare dei protocolli ‘su misura’ per migliorare le performance. Dai 60 anni in poi – avverte – è fondamentale mantenere la massa muscolare e questo non è facile, perchè la resistenza anabolica rende difficile costruire fibre muscolari. Su questo si lavora con l’attività fisica, ma anche con una dieta ricca di proteine e aminoacidi essenziali”.

Attenzione: anche l’alimentazione va personalizzata. “Non esiste una dieta della longevità uguale per tutti – avverte lo specialista – L’unica cosa su cui siamo sicuri, a livello generale, è la riduzione calorica: mangiare sempre un po’ meno di cuò che si vorrebbe alla lunga porta benefici”.

Il microbiota alleato della longevità

Un altro tema al centro dell’attenzione degli specialisti della longevità è il microbiota: su batteri, virus e funghi che abitano nel nostro intestino “stanno uscendo dati interessantissimi, ma è un aspetto non facilissimo da gestire, perchè l’analisi delle specie batteriche dell’intestino produce  una quantità enorme di dati. Noi – dice Beretta – stiamo cercando di semplificare i risultati non solo per il paziente, ma anche per il medico. In estrema sintesi sono state individuate specie batteriche proinfiammatorie e altre antinfiammatorie, quindi se una persona ha una predominanza dei primi microrganismi, si può intervenire con probiotici per ristabilire l’equilibrio”.

Ora, poi, l’approccio è mirato anche ad interventi con “i postbiotici, e anche su questo stanno arrivando dati interessanti. Ma l’unica indicazione che posso dare è che dieta e cura del microbiota vanno personalizzate al massimo. Noi – aggiunge – usiamo un metodo che è basato sul monitoraggio della glicemia, attraverso i device usati dai diabetici. Questo perchè ora sappiamo che uno stesso alimento in una persona può dare un picco glicemico e in un’altra no. Dunque indossare questi device anche solo per un mese ci aiuta a capire quali sono i cibi che non ci fanno bene, tenendo a mente una regola semplice: evitare i picchi oltre 140 mg/dl,  cercando di tenere la curva il più piatta possibile”.

La sfida è complessa, e questi sono solo alcuni suggerimenti per favorire la longevità in salute. Certo, serve impegno, ma “arrivare a 90-95 anni ancora in forma è, in teoria, possibile per tutti”, conclude Beretta.

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