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Dalla Nature Restoration Law ad uno stile di vita basato sulla natura: un cambio di mindset necessario

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Velasco25 Articolo

L’emergenza climatica non è più una minaccia lontana o un concetto astratto. È qui, tra noi, palpabile e inesorabile. Lo dice la scienza e alla scienza bisogna credere e se ci si crede bisogna anche comportarsi di conseguenza. E forse questa è la cosa più difficile se l’IPCC – l’Intergovernal Panel on Climate Change – fa segnare al climate clock (https://climateclock.world/) 5 anni e 33 giorni oggi al collasso climatico e ci ricorda ancora che dovremmo tagliare la CO2 a livello mondiale del 43% entro il 2035.

Ma la natura ha vinto! Così esordisce nel suo linkedin post Andrea Grieco (https://www.linkedin.com/in/andrea-grieco/) uno degli esperti più autorevoli e divulgatori più popolari della crisi climatica.

Il riferimento è al  Nature Restoration Law, il Regolamento sul Ripristino della Natura, la legge che, dal Consiglio a Lussemburgo, impone in Europa di adottare misure per ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’UE entro il 2030. E poi il 90% entro il 2050. Giacomo Tagliani, giornalista, la definisce una sorpresa e questo per l’atteggiamento ostativo di alcuni Paesi, tra cui l’Italia, che ne contestavano l’impatto sui terreni agricoli. Invece ieri, l’ago della bilancia è stata l’Austria, e così sia. Ha ragione Andrea, la natura ha vinto e tra poche settimane lo si urlerà anche dalla Gazzetta Ufficiale dell’UE.

Mi domando e vi domando: questo regolamento sarà una vittoria consistente e appunto sostenibile, anche nel tempo, per la natura? Sarà uno dei tasselli del Green Deal che permetteranno all’Europa di dirsi green, mentre il commercio internazionale verrà comunque distorto, senza barricate verdi che infatti sono del tutto inconsistenti? E soprattutto la natura può davvero vincere se non vince prima lo sviluppo integrale della persona?

Mi domando e vi domando: la natura che abbiamo disegnato e consolidato – e depredato e usato come un supermercato – in funzione dello stile di vita, attraverso una mentalità estrattiva, avrà davvero vinto con il ripristino di quel 20% delle aree terrestri e marine Europee?

Oppure, non sono forse questi provvedimenti monchi di una parte di forte educAzione al ripristinare quelle aree, educando un mindset rigenerativo che – anche nel lungo termine – faccia in modo che sia lo stile di vita in funzione della natura, dei suoi tempi, ritmi, cicli?

La complessità fatta di iperconnessioni e di una relazione ormai tossicamente biunivoca uomo-natura, necessita forse di qualche riflessione in più, per completarne le dimensioni e, per esempio in questo caso, non lasciarsi entusiasmare dalla dimensione giuridica, che pure è fondamentale. Certo che dobbiamo celebrare. Ma forse continuando ad ampliare la nostra visione a quei 5 anni e 33 giorni che segnano la necessità di un’accelerazione educativa, istituzionale, ecologica, interiore, economica, finanziaria.

Oggi è un bel giorno.

Le mie domande  sono finalizzate solo ad applicarla quella scienza in cui crediamo e a vedere la natura non più come una risorsa da consumare, ma attraverso lenti rigenerative. Quando mi sarebbe piaciuto per esempio ascoltare anche chi nel frattempo detiene e protegge l’85% della biodiversità al mondo, e cioè le popolazioni indigene, al Consiglio di Lussemburgo. Ed del resto, la Nature Restoration Law sarà un tassello fondamentale della strategia dell’UE sulla biodiversità, appunto.

Quanto mi piacerebbe che questi 5 anni e 33 giorni oggi, li vivessimo contaminandoci e costruendo ponti di rigenerazione e stile di vita, sui quali scambiarsi buone prassi, educazione, azione e farlo avendo in mente un unico obiettivo: le nuove generazioni. Quelle si che sono il futuro.

Il mio appello è quindi a fare attenzione al trade off, allo scambio, stile di vita – natura, che passa dalla mentalità, dal mindset. E’ ad investire sulla educAzione, proprio quando si raggiungono risultati così edificanti.

L’attuale modello estrattivo è fondato su una visione del mondo in cui il comportamento e lo stile di vita umano dipendono dalla natura per sfruttarla e consumarla. Questo modello ha portato alla distruzione di interi ecosistemi, alla perdita di biodiversità e all’accelerazione dei cambiamenti climatici. È un approccio insostenibile, che ci ha condotti sull’orlo del baratro. Questa mentalità con il regolamento di oggi, cambierà? O non sarebbe utile interrogarsi sui passaggi dalla scienza alla società, in parallelo? In modo orizzontale ed olistico?

Il mio appello, con i numeri che la scienza ci riporta, è di osare di essere profondamente radicali nell’essere e pensare rigenerativo. Da relazione tossica a simbiotica non si passa da un giorno all’altro, ma multidisciplinarietà, l’interculturalità, la intergenerazionalità, quelle si che ci trasformeranno, insieme alle nostre coscienze.

Ripristinerei Natura e Coscienze, per essere sintetica. Proprio come fa The Forest Man of India ed un nuovo straordinario movimento umano che ha davvero capito che se vince la coscienza, vince la scienza, la società, la natura e la sacralità della vita.

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