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“Il Grande Distacco” nel mondo del lavoro: una fotografia dall’Italia

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Velasco25 Articolo

“The Great Detachment”, fenomeno di massa analizzato oggi da Chloe Berger su Fortune, si può tradurre in una sorta di disincanto nel mondo del lavoro. È la condizione di chi sta seduto alla scrivania e si domanda: perché sono qui a sprecare il mio tempo? Il tempo è la risorsa scarsa per eccellenza, e il Covid ha trasformato la percezione del tempo. Dopo essere stati rinchiusi per mesi tra le quattro mura di casa, i cittadini hanno riscoperto il valore del tempo libero, l’importanza vitale di non affogare tra impegni e scadenze lavorative, di non annullarsi in una dimensione esclusivamente lavorativa per riservare il tempo anche alle proprie passioni, agli hobby, agli affetti. Ci sono state così le Grandi Dimissioni, la tendenza a licenziarsi per cercare un’occupazione su misura, compatibile con le proprie, mutate, esigenze. Oggi invece si assiste a un fenomeno nuovo, detto appunto la Grande Frustrazione, che ci rende, di fatto, “distaccati” dalla nostra professione. E’ il motivo per cui in un colloquio la prima domanda che un giovane ti pone è: quanti sono i giorni di riposo? A che ora posso staccare?

Questo senso di frustrazione, di distacco, svuota manager e dipendenti della necessaria motivazione, li fa sentire privi di entusiasmo, privi della scintilla che dovrebbe guidare la nostra giornata professionale. Nei giovani poi prevale la sensazione che, nonostante gli sforzi, non riusciranno a trovare un’occupazione che assicuri loro una remunerazione adeguata per vivere bene. I salari, in Italia, sono tra i più bassi in Europa, in un’economia caratterizzata peraltro da un tasso di inflazione che ha falcidiato il potere d’acquisto. Un under 40 si chiede: a che serve lavorare se a malapena riesco a pagarmi l’affitto?

Il Censis, che con i suoi rapporti fornisce una fotografia dell’“umore” del Paese, descrive da tempo una società disincantata e delusa, nel pieno di una crisi sociale prima che economica. Lo scorso anno, per esempio, il Censis ha fornito un’analisi interessante: per l’80 percento degli italiani l’Italia è un Paese in declino, un italiano su due teme per i propri risparmi. A questo si aggiungono 36mila giovani in fuga all’estero. Secondo il rapporto Censis-Eudaimon 2023 sul welfare aziendale, per il 67,7 percento degli occupati italiani la priorità è ridurre il tempo di lavoro. E poi c’è un 30,5 percento di occupati (il 34,7 percento tra i giovani) che dichiara di impegnarsi nel lavoro lo stretto necessario, rifiutando gli straordinari, le chiamate o le email fuori dall’orario di lavoro. Se non è questa la spia di un “distacco”? Per il 52,1 percento degli occupati il lavoro attualmente influenza la vita privata meno che nel passato.

Insomma, nei tempi del Grande Disincanto, seguìto a quello delle Grandi Dimissioni, le persone riscoprono altri spazi della propria dimensione esistenziale. Altri interessi, altre priorità. Un tempo si sarebbe detto che i soldi non fanno la felicità ma, senza i soldi, non si può far niente. Oggi anche questa certezza sembra vacillare.

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