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Kamala Harris, la vera sfida inizia adesso

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Velasco25 Articolo

Kamala Harris, ormai proiettata nel ruolo di sfidante di Donald Trump come prossimo inquilino della White House, porta con sé due vantaggi immediati: abbassa l’età in questa strana corsa che vedeva schierati due ottuagenari (78 Trump, 81 Biden), rompendo così la gerontocrazia che si è impossessata della democrazia americana. Harris ha 59 anni ed è donna, potrebbe dunque riuscire laddove Hillary Clinton fallì nel 2016. Si pongono però alcuni nodi che la stessa Harris, “copilota” dell’amministrazione Biden negli ultimi tre anni e mezzo, dovrà sciogliere.

Il primo interrogativo è: che cosa pensa Kamala Harris? Le battaglie su aborto, diritti lgbt e razzismo non bastano. L’immigrazione, unico dossier affidatole da Biden, l’ha vista miseramente fallire, senza alcun risultato in termini di controllo dell’immigrazione clandestina, al contrario negli ultimi anni gli ingressi illegali sono continuati a crescere.  Le è stato rinfacciato, a più riprese, di non essersi mai recata a visitare il confine sud con il Messico.

Un tentativo maldestro di “rimuovere” una prova di incompetenza: proprio l’aumento di ingressi irregolari oggi suscita maggiore preoccupazione nei ceti popolari, anche di origine straniera. È per questo che i Repubblicani guadagnano consensi anche tra latinos e afroamericani regolarmente residenti negli Usa; costoro temono di essere “scavalcati” da manodopera a basso costo.

In secondo luogo, Harris ha spesso rispolverato il tema delle sue origini facendosi interprete di una politica “identitaria”, volta cioè a interpretare le istanze delle minoranze oppresse (o che si ritengono tali). Non c’è dubbio che nel 2020 l’ex procuratore della California, all’epoca senatrice democratica, fu scelta in quanto donna e nera. Dettaglio: Harris non viene da un contesto povero e degradato (com’è invece il caso di JD Vance, il vice designato di Trump, figlio dei ceti emarginati e frustrati dell’Ohio).

I genitori di Harris erano due accademici immigrati nella terra delle opportunità dove hanno potuto realizzare il loro “American dream”. Quindi, anche se Harris ama vestire il ruolo della emarginata che saliva sul bus per frequentare le scuole pubbliche dei bianchi, la verità è che la madre era una ricercatrice universitaria indiana e il padre un economista afrogiamaicano. È cresciuta nella bambagia del “Golden state”, in California, con la mamma che, nel tempo libero, si dilettava in cucina preparandole “manzo in salsa di ostriche” (lo ha raccontato lei nella sua autobiografia, “Le nostre verità”, edita da La Nave di Teseo). Da californiana doc sposata con un fortunato avvocato ebreo, Harris è a suo agio con il mondo di Hollywood e con i milionari della Silicon Valley che, infatti, le hanno subito espresso il proprio endorsement (da George Soros in giù).

In un battibaleno il mondo dem si è riposizionato su di lei dando il benservito al “povero” Biden che invece fino a ieri, almeno a detta dei suoi supporter, era fresco, lucido e pimpante (fantastica la giravolta di George Clooney che soltanto un mese fa raccoglieva fondi per il presidente e ora lo ritiene “unfit to lead”). E tuttavia sarà necessario conferire un minimo di legittimazione democratica alla nuova “nominee” per non avvalorare la tesi di un partito, quello democratico, manovrato dalle élites e da poche grandi dinastie (i Clinton, gli Obama, i Soros, Nancy Pelosi e via discorrendo). Del resto, non si possono buttare nel cestino i voti di 14 milioni di elettori che nelle primarie si erano espressi a favore di un “second term” del presidente in carica.

Vedremo che cosa s’inventeranno per mantenere un minimo di decoro democratico e non far apparire per quello che è un’operazione di establishment che ha condotto a un cambio di candidato in corsa solo perché i sondaggi erano ormai impietosi con Biden. Conclusa la partita della nomination, per Harris si profilerà la sfida più dura: controllare la ridarella forse un po’ nervosa che ogni tanto la contagia, ed esporre un piano per i prossimi quattro anni. Smarcarsi dall’eredità Biden sarà complicato, ma disegnare un programma che convinca anche la working class e gli stati in bilico del Midwest appare un’impresa titanica. Le donne, però, sanno stupire. Popcorn.

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