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La Russia si affida sempre più allo yuan cinese. Ma è una mossa controproducente

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Velasco25 Articolo

Dopo che gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno sanzionato la Russia nel 2022 per l’invasione dell’Ucraina, Mosca ha abbandonato il dollaro e l’euro nelle transazioni internazionali per affidarsi maggiormente allo yuan cinese. Ciò ha coinciso con un aumento degli scambi commerciali tra i due Paesi, dato che la Russia è stata ampiamente esclusa dai mercati occidentali e dal sistema finanziario globale.

A giugno, lo yuan rappresentava il 99,6% del mercato russo dei cambi, secondo Bloomberg, che ha citato i dati della banca centrale russa. Ma questa dipendenza dallo yuan si sta ora ritorcendo contro, poiché le principali banche russe stanno esaurendo la valuta cinese, come ha riferito giovedì la Reuters. “Non possiamo concedere prestiti in yuan perché non abbiamo nulla con cui coprire le nostre posizioni in valuta estera”, ha dichiarato German Gref, Ceo di Sberbank, la principale banca russa, in occasione di un forum economico.

La banca centrale ha anche pubblicato un sondaggio da cui risulta che un quarto degli esportatori russi ha avuto problemi con le controparti estere, tra cui pagamenti bloccati o restituiti anche quando si trattava di Paesi presumibilmente amici. E circa la metà degli esportatori ha dichiarato che i problemi sono peggiorati nel secondo trimestre rispetto al trimestre precedente.

L’economia russa nel suo complesso è stata sostenuta dalla spesa bellica del governo e dalle esportazioni di petrolio verso Cina e India. I ricercatori guidati da Jeffrey Sonnenfeld di Yale hanno avvertito che i dati apparentemente solidi del Pil nascondono problemi più profondi nell’economia.

“L’amministrazione di Putin ha dato priorità alla produzione militare rispetto a tutto il resto dell’economia, con costi notevoli”, hanno scritto. “Mentre l’industria della difesa si espande, i consumatori russi sono sempre più gravati dal debito, creando potenzialmente le premesse per una crisi. L’eccessiva attenzione alle spese militari sta escludendo gli investimenti produttivi in altri settori dell’economia, soffocando le prospettive di crescita a lungo termine e l’innovazione”.

L’articolo originale è disponibile su Fortune.com

Crediti foto: Contributor – Getty Images

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