Non ha volante, non ha pedali, costerà meno di trentamila dollari e dovrebbe essere prodotto dal 2026; per ora, però, l’esordio del nuovo robo-taxi ‘Cybercab’ di Tesla presentato ieri da Elon Musk è iniziato con un ritardo. Un’ora dopo il previsto il nuovo gioiellino autonomo di Musk ha raggiunto il palco dell’evento ‘We, robot’ della casa automobilistica. ‘We’ perché il taxi non è l’unico robot presentato da Musk. C’è anche un robot-barista, Optimus, e un furgone con guida autonoma.
Intoppi a parte, la presentazione è stata in grande stile (dallo studio cinematografico Warner Bros. Discovery californiano e in diretta su X) con un astronauta che ha fatto salire Musk nel Cybercab, il cui tragitto verso lo studio (completamente autonomo) è stato seguito dalle riprese aree trasmesse durante l’evento.
L’annuncio è particolarmente importante per diversi motivi: mette un nuovo tassello nella lunga e accidentata corsa di Tesla verso la guida autonoma e il ‘ride-sharing’. E mette il sale sulla coda dei competitor, per alcuni dei quali la guida autonoma è già un business. Ecco una lista dei player più agguerriti.
Tesla, i robotaxi e la guida autonoma
Andiamo con ordine. Da tempo Tesla promette capacità autonome per i suoi veicoli. Nel 2019 dichiarò che era in preparazione un’intera flotta di veicoli per il ride-sharing. Si parlava addirittura di “un milione di robo-taxi su strada” entro il 2020. Niente da fare fino a quando è stata annunciata la presentazione del taxi ad agosto, poi spostata ad ottobre per problemi di design, ha detto Tesla. Nel frattempo, c’è la guida semi-autonoma per le auto: il servizio Full Self Driving di Tesla richiede ancora la supervisione di un conducente e deve essere ancora lanciato in mercati importanti per Tesla, come Cina ed Europa. Il robo-taxi dovrebbe essere messo su strada prima del 2027, ma Musk dice di essere molto “ottimista”.
Robotaxi is premium point-to-point electric transport, accessible to everyone pic.twitter.com/oLykwaaTHm
— Tesla (@Tesla) October 11, 2024
Waymo (Alphabet)
A guidare questa corsa senza conducente è Waymo, divisione di Alphabet (casa madre Google). Il livello della guida autonoma di Waymo (con questo sistema si stabilisce quanto sia davvero autonomo il veicolo) è il quattro: guida senza conducente solo in alcune aree di Phoenix, San Francisco e Los Angeles. Per chi basa il suo lavoro sulle informazioni, un grande vantaggio: Waymo ha accumulato una quantità enorme di dati di guida e test su strade ben trafficate, ma anche una quantità enorme di perdite (un miliardo l’anno) e fondi: l’ultimo assegno staccato da Mountain View è da 5 mld di dollari. Ultimamente è arrivata una partnership con Hyundai: il sistema di guida autonoma verrà montato sulle Ioniq 5 della casa coreana.
Wayve
Una startup britannica – che ha stabilito un record nella raccolta fondi in Europa – sta sviluppando un approccio tutto suo per la guida autonoma, basato non sul veicolo, ma sul software da installarci. Si chiama Wayve e basa la sua soluzione su una end-to-end (e2e) Embodied AI, un sistema intelligente in grado di interagire fisicamente con il mondo esterno che verrà montato sull’auto. L’addestramento avviene sia con input esterni che azioni di guida. La differenza con le altre tecnologie è la capacità di applicare quello che ha già imparato a situazioni nuove e imprevedibili, senza il bisogno di operare solo su mappe precise e preregistrate, come nel caso dei robotaxi di Waymo.
Baidu Apollo Go
A Wuhan sono già arrivati i taxi autonomi di Baidu. LA società cinese incentrata sul motore di ricerca è tra quelle che hanno puntato di più sulla guida autonoma. Con il programma Apollo ha già messo a punto flotte di robotaxi a Pechino, Shanghai e Shenzhen. Come Waymo anche in questo caso il livello è il quattro, e anche i cinesi cominciano a collaborare con le case automobilistiche. Per Apollo Go alcuni analisti prevedono redditività già nel 2025.
Zoox (Amazon)
Zoox, acquisita da Amazon nel 2020 per 1,2 mld, sta sviluppando un veicolo completamente autonomo progettato da zero senza volante né pedali. Ancora nessun lancio commerciale, previsto per i prossimi anni, e anche in questi casi parecchi intoppi dovuti a incidenti con protagonisti i veicoli autonomi della startup.
Mobileye (Intel)
Mobileye, di proprietà di Intel, non se la passa bene, tanto che nelle scorse settimane si è vociferato di una vendita della quota del gigante Usa nella startup israeliana. Nonostante il business dell’azienda sia incentrato non solo su un futuro livello quattro di guida autonoma ma anche su tecnologie già utilizzate nell’automotive come telecamere e sensori, i conti soffrono da tempo, proprio a causa del rallentamento della domanda nel mercato auto.
Cruise
Per il tentativo di General motors nella guida autonoma l’ultima notizia, per una volta, è buona: una alleanza con Uber (che a sua volta in passato ha fatto i suoi tentativi con la tecnologia) per offrire un servizio di ride-hailing a partire dal 2025. Si tratta di una ripartenza per Cruise dopo lo stop delle autorità per un incidente, l’avvicendamento del Ceo Marc Whitten al posto di Kyle Vogt e il licenziamento di parecchi dipendenti.
Aurora Innovation
Aurora Innovation è stata co-fondata da ex ingegneri di Google, Tesla e Uber e cerca di integrare la sua tecnologia in veicoli commerciali e per il trasporto passeggeri. Si concentra in particolare sui camion autonomi, e dopo aver raccolto centinaia di milioni di dollari con la vendita di azioni si prepara a un lancio commerciale entro il 2024. Tra i partner c’è Volvo.
Apple
Tante macchine intelligenti sono state lasciate in panne a bordo strada nella corsa verso la guida autonoma. Apple ha abbandonato il progetto Titan e della Apple Car proprio pochi mesi fa.
Nell’immagine in evidenza un rendering del robotaxi Cybercab pubblicato su X – @Tesla/X