Sono molti i fronti aperti sullo scacchiere internazionale con cui il neo eletto presidente Donald Trump dovrà fare i conti dopo il suo insediamento alla Casa Bianca. Riccardo Alcaro, coordinatore delle ricerche e direttore del programma ‘Attori globali’ dell’Istituto affari internazionali, delinea per Fortune Italia gli scenari più plausibili nei diversi contesti, dalla guerra commerciale con la Cina all’appoggio totale e incondizionato a Israele, passando per il conflitto russo-ucraino e il ruolo che gli Usa giocheranno all’interno del Patto Atlantico.
In Medio Oriente Trump darà carta bianca a Netanyahu. Quanto è concreto il rischio che Israele intensifichi l’offensiva su Gaza che ha già causato oltre 40mila morti e ha ridotto la Striscia a un cumulo di macerie?
Più che un rischio, è una certezza. L’allineamento con Netanyahu è totale e lascerà a Israele carta bianca su Gaza e Libano. Più difficile prevedere cosa farà con l’Iran, perché qui l’escalation con Israele potrebbe comportare un coinvolgimento diretto delle forze armate statunitensi nell’area e Trump, da sempre contrario all’eccessivo interventismo americano, potrebbe non essere incline a farsi coinvolgere in un’altra guerra militare. Se Israele e Iran dovessero continuare ad alimentare questa crescente spirale di tensioni, il neo presidente americano potrebbe non essere in grado di fermare l’escalation di violenza.
L’altro fronte caldo è quello del conflitto russo-ucraino.
Qui c’è da aspettarsi un sostanziale disimpegno di Trump, che si è sempre mostrato scettico nei confronti dell’impegno americano a difesa dell’Ucraina, per cui non nutre nessuna simpatia personale. Al contrario, ricordiamoci i contatti impropri con Zelensky, che gli costarono il primo impeachment, quando nel 2019 emerse che aveva condizionato la fornitura di aiuti militari a che Zelensky gettasse fango su Biden.
Che forma assumerà il disimpegno americano?
L’amministrazione repubblicana dovrebbe operare una manovra a tenaglia di doppia pressione su Ucraina e Russia, per forzarli al tavolo negoziale, minacciando l’Ucraina di interrompere l’assistenza militare e, in maniera speculare, la Russia di incrementare il sostegno al nemico. Poi c’è da capire quali sarebbero i termini dell’accordo, che credo lascerebbe ai russi il controllo de facto dei territori occupati in Ucraina.
In che modo evolveranno le relazioni con la Cina?
Credo che dovremmo dare credito a Trump quando parla di dazi altissimi nei confronti della Cina, addirittura dal 70% a salire su tutti i beni di importazione cinese. Ma a un certo punto dovrà almeno in parte rivedere i suoi piani, perché una politica del genere su tutto il commercio bilaterale sarebbe estremamente dannosa per i consumatori americani. E poi ci sono altre forme di pressione economica, come i controlli all’esportazione e il divieto per le aziende americane di esportare in Cina.
L’Europa è un continente votato all’esportazione. Che impatto avrebbe per l’Ue un nuova politica protezionistica da parte degli Stati Uniti?
Trump promette di adottare dazi del 10-20% su tutti i beni di importazione e l’Unione europea sarà sicuramente inclusa in questa manovra tariffaria. Il rischio di una guerra commerciale è concreto. L’economia europea è vocata all’esportazione, basti pensare alla Germania o all’Italia, economie a trazione di export. Penso che i dazi americani faranno parecchi danni.
La predilezione di Trump per le relazioni bilaterali o comunque che coinvolgono pochi Paesi, potrebbe svuotare la Nato di significato politico e capacità operativa?
Per Trump sarà praticamente impossibile abbandonare la Nato da un punto di vista formale, perché il Congresso ha introdotto una clausola che impone un passaggio in Parlamento per uscire dalla Alleanza atlantica e non credo che disporrebbe dei voti necessari. L’esecutivo ha però grandi margini per ridurre il suo impegno all’interno della Nato. Io penso che, più che disimpegnarsi dall’Europa, Trump si disinteresserà degli impegni multilaterali, prediligendo una linea di bilateralizzazione dei rapporti.