I consigli di Alessandra Iovinella, managing director di FutureBrand, per navigare nel complesso mondo della comunicazione moderna.
Il mondo è in continua evoluzione, alimentato da migliaia di stimoli diversi che ogni giorno ne indirizzano le prospettive e ne modificano gli orientamenti. In questo mare magnum di informazioni chi si occupa di business deve orientarsi e mantenere l’equilibrio tra evoluzione e identità. Ma come si costruisce un branding forte per un’azienda? “Solitamente il brand viene identificato semplicemente con un logo. In realtà è ben più di questo”, ci spiega Alessandra Iovinella, managing director di FutureBrand. “Quello che noi cerchiamo di spiegare, come azienda, è che brand significa avere la capacità di costruire l’espressione forte di un’azienda in una modalità che ha l’obiettivo di produrre business, performance e reputazione”.
Come si fa a coniugare l’identità di un marchio con il linguaggio del web?
Sempre di più oggi viviamo in aziende ibride, in una vita ibrida, e il linguaggio digitale è diventato parte della piena espressione di una marca. Questo significa che quando ne costruisci i contorni devi tener conto della sua capacità di raccontarsi anche attraverso il mezzo digitale. Oggi, inoltre, si comunica in maniera molto più semplice, la fruizione passa attraverso immagini e parole chiare e quindi, per riuscire a trasmettere il messaggio, devi essere in grado di semplificare la narrazione adattandolo allo strumento che utilizzerai, che sia la pagina web o gli altri canali come YouTube, LinkedIn e le pagine social in cui vai a costruire la narrazione in modo più preciso. Ogni canale ha un proprio ruolo e quel ruolo permette alla marca, attraverso una coerenza di massima, di potersi esprimere.
Il mondo della comunicazione è in continua evoluzione. Quali sono gli elementi necessari per rimanere al passo con i tempi?
Bisogna imparare a leggere quello che sta succedendo intorno perché sono i singoli professionisti all’interno delle aziende che devono saper interpretare i tempi e saperli anticipare. Ciò implica studiare tutti i giorni, rimanere in piedi una nottata intera ad ascoltare quello che accade dall’altra parte del mondo per capire la direzione che dovrai prendere. Devi analizzare il contesto con cui ti devi confrontare, tenerti al corrente delle nuove tecnologie, riuscire a intercettare gli elementi chiave che possono permetterti di proiettarti in maniera diversa. Le grandi aziende che operano a livelli molto alti stanno costruendo la propria reputazione investendo sul brand. Investirvi infatti significa dare l’opportunità a chi lavora all’interno di quella società di sentirsi orgoglioso e di mettere in atto dei comportamenti virtuosi. Diventando io stessa ambasciatrice dell’azienda per cui lavoro creo il motore propulsore che attrae talenti e quindi alimenta la possibilità di guardare avanti e mantenere una posizione di rilievo nel mercato.
La digitalizzazione e le nuove tecnologie impongono una riflessione generale sul tema del lavoro. In che direzione ci siamo muovendo?
L’intelligenza artificiale sta imponendo a tutte le aziende una riflessione. I dipendenti stanno cominciando ad avere accesso a questa tecnologia che rende il lavoro quotidiano più veloce, più semplice; tuttavia, io che sono appassionata di questa materia ritengo che dietro la tecnologia debba sempre esserci una persona e che sia il suo approccio a fare la differenza. Credo che l’output strategico e creativo al quale si può giungere con l’aiuto della tecnologia abbia bisogno di una mente, di un’idea di qualcuno che sta cercando di fruire di quella tecnologia nella modalità più corretta per arrivare ad un risultato nuovo, originale.
L’AI sta prendendo sempre più piede anche all’interno della comunicazione. Come cambia il modo di creare?
Anche qui stiamo vedendo nuove espressioni. L’altro giorno stavamo disegnando un prodotto in ambito pet food. Dai prototipi creati dalla nostra squadra abbiamo chiesto all’intelligenza artificiale di generare un cane che non esisteva in natura. Questo è un elemento interessante perché permette di arrivare ad un’accelerazione, oltre a un’amplificazione del risultato, in una modalità sempre nuova. Però rimane essenziale l’idea del professionista che deve mettere in campo tutta la sua esperienza e la sua conoscenza per raccontare la marca in un modo diverso.
L’empowerment femminile oggi è argomento di primo piano in Italia ma, se paragoniamo il nostro Paese al contesto internazionale, risultiamo ancora molto indietro. Cosa servirebbe per dare lo slancio necessario?
Noi siamo un’azienda quasi tutta femminile. Siamo per più del 70% donne. Dei passi in avanti ci sono. Quello che per me in realtà fa la differenza non è tanto l’essere maschio o femmina, ma la capacità di esprimere quello che sai fare. L’obiettivo è il no gender, la competenza. Nel mio ruolo cerco di stimolare tutta la squadra, coinvolgo anche ragazzi giovani, alle prime armi, perché mi piace poter costruire una cultura che parte da coloro che si stanno affacciando adesso al mondo del lavoro, ascoltarli e cercare di far venire fuori quelle che sono veramente le loro intuizioni che devono stimolare quelle degli altri professionisti più esperti. Tutto questo indipendentemente dal sesso, poi che le donne debbano far sentire un po’ di più la propria voce sì, è vero, ma quello che fa veramente secondo me la differenza è la capacità di saper fare bene quello che fai e la passione che ci metti nel farlo. Io faccio questo mestiere da trentasei anni e ancora oggi ne sono appassionata, ogni giorno di più.