Slovacchia, Nord Irlanda e Lussemburgo nel Gruppo A, se battiamo la Germania ai quarti di Nations League a marzo. Oppure Norvegia, Israele, Estonia e Moldova nel Girone I, se invece a vincere quel match saranno i tedeschi. La corsa ai Mondiali di calcio del 2026, organizzato da Canada, Messico e Stati Uniti, è ufficialmente cominciata col sorteggio dei dodici gironi di qualificazione europei. Le prime si qualificano direttamente mentre per gli ultimi quattro posti in palio le seconde spareggiano fra loro e con le migliori non qualificate della Nations. Sulla carta c’aspettano avversari abbordabili (preferibile il Gruppo A), ma il ricordo di come svedesi e macedoni ci hanno privati delle ultime due Coppe del Mondo impone cautela contro tutti, considerando anche Euro2024, concluso agli ottavi strapazzati dalla Svizzera.
Le due apocalissi
Saltare per la terza volta consecutiva i Mondiali è inconcepibile per un movimento che quest’anno s’è pure visto spesso sorpassare dal tennis nei titoli sportivi. Il pallone, con le 10.508 unità lavorative annue impiegate dalle società professionistiche e l’impatto indiretto e indotto di 11,3 miliardi di euro sul Pil nazionale quantificato dall’annuale ReportCalcio della Figc (con Arel e PwC), resta abbondantemente lo sport nazionale, ma un’ulteriore debacle ne calpesterebbe la credibilità già dimezzata da sconfitte e calo d’interesse tra i teenager. Si tornerebbe a parlare di quell’apocalisse sportiva paventata come impossibile dall’ex presidente federale Carlo Tavecchio alla vigilia dello spareggio con la Svezia per Russia 2018 e poi invece non solo verificatasi, ma addirittura bissata di fronte alla Nord Macedonia nei playoff per il multimiliardario Qatar 2022. Eliminazioni costate alla Federazione almeno 9 milioni di euro a torneo, garantiti dalla Fifa per la sola partecipazione. Senza contare i problemi avuti ad esempio con lo sponsor tecnico, privato del boom nella vendita di magliette previsto per le grandi competizioni.
Ristoranti, scommesse e diritti tv
E poi bar, pizzerie e ristoranti che contano sui pienoni di quelle “partite tutti insieme” che ai supermercati fanno vendere più bevande e snack. Per Euro 2016 il GFK Consumer Panel aveva registrato una penetrazione incrementale del 30,9% per i popcorn e del 17,5% per i wafer. Soprattutto ci sono le scommesse, portatrici all’erario di cifre differenti se gareggia la Nazionale. Sempre secondo la Figc, Euro2020, vinto dall’Italia, ha raccolto 472,5 milioni di euro e un gettito erariale di 12 milioni, mentre nell’ultimo Mondiale a cui abbiamo partecipato, Brasile 2014, i tre match degli azzurri hanno movimentato quasi 19 milioni. Coldiretti ha anche sottolineato quanto una bella figura internazionale giovi al Paese: dopo il trionfo del 2006, il Pil è salito del 4,1% e il rivalutato Made in Italy ha aumentato del 10% le esportazioni e attirato 2,36 milioni di turisti stranieri in più l’anno dopo. Infine, per guardare l’Italia ai Mondiali si comprano nuovi televisori e vanno considerati anche i contratti televisivi stipulati dalla Figc e l’esborso delle emittenti. Nel 2018 Mediaset investì 78 milioni di euro acquistando i diritti a Italia già eliminata, mentre la Rai nel 2022 di milioni ne spese circa 160 (a bilancio 176,7 insieme alle Olimpiadi invernali di Pechino) salvo poi ritrovarsi senza la Nazionale e perdere audience e investitori pubblicitari. Insomma, stavolta davvero niente scherzi: i Mondiali 2026 servono all’Italia intera, non solo a quella del pallone.