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Boom degli americani in Italia: conta il super-dollaro ai massimi da 2 anni

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Velasco25 Articolo

Chiamiamola “geopolitica del turismo”. Anche quest’estate si prevede una stagione turistica eccezionale per l’economia italiana, con un boom del turismo americano. Il dollaro sopravvalutato, tornato ai massimi da due anni e scambiato quasi alla pari con l’euro, guadagna potere d’acquisto e diventa un incentivo tangibile a visitare l’Europa. Molti economisti rivalutano ora la famosa sigla del Club Med perché in questo momento le economie che tirano, anche grazie a questo boom sono Portogallo, Spagna, Italia e Grecia. Il turismo americano sta finendo dunque per compensare la scomparsa di quello russo e la rarefazione dei cinesi. In altre parole, anche la geopolitica del turismo aggancia sempre di più l’Italia all’Alleanza Atlantica.

Secondo i dati di Blastness, una piattaforma per i servizi turistici, il 21% delle camere prenotate online negli hotel in Italia per il 2025 proviene dagli americani, seguiti dai nostri connazionali al 12%, dagli inglesi all’11%, i tedeschi al 7%, australiani e francesi al 5%. Si tratta per lo più di soggiorni di breve durata, il 69% delle prenotazioni è tra una e 4 notti, ma questi numeri sono la riprova di quello che attingendo al lessico anglosassone viene ormai definito over-tourism. Letteralmente un’invasione di città bellissime, come lo sono Venezia, Firenze e Roma, spesso mortificate da orde di truppe cammellate di turisti, con i panini plastificati nello zaino, condotti alla meta da guide con ombrellino e microfono. Che sia spinto dagli americani la ripresa post-pandemia sta diventando una tendenza evidente.

 A dare linfa a queste dinamiche c’è lo stock di risparmio accumulato durante gli anni del Covid dalle classi medio-alte e successivamente «liberato». Anche i volumi del trasporto aereo sono tornati ai livelli del 2019. Ma c’è anche un mutamento culturale nella struttura dei consumi, una modifica degli stili di vita che ha portato il valore dell’esperienza a superare la gratificazione legata all’acquisto di beni. E quale esperienza può essere superiore a un viaggio?

Secondo un recente studio di Ref il 15% dei Comuni italiani totalizza l’86% del totale delle presenze turistiche in Italia. C’è dunque un eccesso di concentrazione che genera un peggioramento della qualità della vita dei residenti. E a cascata un innalzamento del prezzo degli immobili e un contestuale abbandono del centro urbano da parte dei ceti medi. Per questo anche il governo sta ragionando su meccanismi di contenimento dei flussi turistici in entrata, anche mediante l’imposizione di norme più stringenti riguardo la destinazione di abitazioni private a scopo ricettivo. Una recente circolare del ministero degli Interni impone il divieto di installare key-box per il check-in automatico. D’altronde il fenomeno Airbnb ha scosso dalle fondamenta la nostra economia. E gli americani la stanno trainando.

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