Sta per iniziare il lungo percorso che potrebbe portare a un ritorno del nucleare in Italia dopo i due stop referendari del 1987 e del 2011. Il disegno di legge sul nucleare “sostenibile” seguito in prima battuta dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin è stato trasmesso ieri al Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi della Presidenza di Palazzo Chigi, che lo affronterà durante uno dei prossimi Consigli dei ministri. Ci dovrebbero volere un paio di settimane, secondo le previsioni del ministro, che in un’intervista al Sole 24 Ore ha auspicato l’arrivo a un Testo unico sul nucleare entro il 2027.
Si tratta di un disegno di legge delega, legato alla manovra, al quale ha lavorato la commissione guidata da Giovanni Guzzetta insieme alla Piattaforma Nazionale per il Nucleare Sostenibile istituita dal ministero dell’Ambiente e una volta arrivata l’eventuale approvazione del Parlamento serviranno i decreti per attuarlo, entro due anni.
Il nodo del nucleare
Due anni durante i quali la politica giocherà un ruolo fondamentale. Il nodo centrale è l’individuazione della fissione nucleare di piccola taglia e di terza e quarta generazione come tecnologia su cui puntare: Pichetto Fratin crede molto negli small modular reactor da inserire nei distretti energetici, ma non tutti sembrano d’accordo.
Nella maggioranza proprio Fdi ha voci discordanti sull’argomento, e la stessa premier Giorgia Meloni preferisce la fusione nucleare molto più lontana da conseguire rispetto ai nuovi reattori a fissione, a loro volta lontani anni da una implementazione commerciale significativa.
La fusione nucleare è inclusa nel disegno di legge, che resta volutamente resta aperto a diverse opzioni, facendo riferimento però a tecnologie “modulari o avanzate”.
Fusione nucleare, il ruolo dell’Italia e le prospettive della tecnologia
Cosa c’è nel disegno di legge sul nucleare
La filosofia del documento l’ha anticipata il ministro: contiene “tutti gli elementi ad oggi necessari per abilitare il nuovo nucleare quale tecnologia per la transizione, a partire dall’elaborazione e l’adozione di un Programma nazionale per il nucleare sostenibile”.
Tra quegli elementi abilitanti ci sono i criteri per la riforma della governance del settore, cioè la definizione di un’Autorità di sicurezza nucleare che si occupi del procedimento autorizzativo degli impianti. Una nuova autorità che nascerà da una già esistente: da tempo il riferimento è l’Isin, l’ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare, che oggi può contare su risorse troppo esigue per poter governare un ritorno all’atomo di nuova generazione. Andrà quindi potenziato. L’Isin nel ddl non viene menzionato, ma l’assorbimento delle sue funzioni da parte della nuova autorità è stato menzionato da Pichetto Fratin.
Una grande importanza viene data all’utilizzo del nucleare per la produzione di idrogeno e al riutilizzo delle scorie nel riprocessamento del combustibile nucleare: le nuove tecnologie, come quella della startup italiana newcleo che recentemente ha avviato tre progetti di costruzione in Slovacchia, si basano proprio sul riprocessamento del combustibile esaurito. Tra gli altri punti viene anche toccato lo smantellamento delle centrali esistenti.
E’ previsto, in sostanza, che venga predisposta una disciplina organica dell’intero ciclo di vita dell’energia nucleare: dalla eventuale fase di sperimentazione e progettazione, all’autorizzazione degli impianti, al loro esercizio, fino alla gestione, stoccaggio e smaltimento dei rifiuti radioattivi e allo smantellamento degli impianti.
I 4 articoli del ddl
Il ddl è composto di quattro articoli:
- Le tempistiche. All’articolo 1 il documento specifica che “il Governo è delegato ad adottare, entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi recanti la disciplina per la produzione di energia da fonte nucleare sostenibile sul territorio nazionale, anche ai fini della produzione di idrogeno, la disattivazione e lo smantellamento degli impianti esistenti, la gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito, la ricerca, lo sviluppo e l’utilizzo dell’energia da fusione, nonché la riorganizzazione delle competenze e delle funzioni in materia, anche mediante riordino e modificazioni della normativa vigente”.
- Programma nazionale, riciclo, fusione, fissione e incentivi. L’articolo 2 specifica che servirà un “programma nazionale” per il nucleare, ma tra gli oggetti della delega c’è anche la “disciplina della disattivazione e dello smantellamento delle installazioni nucleari esistenti sul territorio nazionale al momento dell’entrata in vigore della presente legge che non siano destinate alla ricerca, nonché la disciplina della destinazione d’uso dei relativi siti” anche per mettere in piedi “nuovi impianti di produzione di energia da fonte nucleare sostenibile sul territorio nazionale, anche ai fini della produzione di idrogeno”. Bisognerà anche trovare luoghi per il riciclo (o per lo stoccaggio delle scorie nucleari non riciclabili). Tra le iniziative per aiutare lo sviluppo del nucleare sono previsti incentivi per gli investimenti e formazione dei tecnici necessari. Tra gli oggetti della delega ci sono anche le attività per la promozione della fusione nucleare, oltre che della fissione.
- Tecnologie modulari o avanzate, Autorità per la sicurezza nucleare, consultazione delle popolazioni. È nell’articolo 3 che si menzionano le tecnologie su cui puntare: ‘modulari’ e ‘avanzate’. Il riferimento è agli small modular reactors ed Advanced modular reactor allo studio in questi anni, la cui sperimentazione verrà delegata a sogetti “anche privati” e aiutata “eventualmente anche mediante forme di sostegno finanziario”. A sorvegliare il rispetto degli standard nazionali, europei ed internazionali sarà il ministero dell’Ambiente attraverso una nuova Autorità per la sicurezza nucleare (nel documento non si nomina l’Isin) che sarà istituita e a cui spetterà “la validazione e la sorveglianza relativamente al rispetto della disciplina tecnica in materia di sicurezza secondo le migliori prassi europee e internazionali”. All’autorità dovrà essere “assicurata la massima indipendenza”. Tra le misure c’è anche “la costituzione di uno o più fondi destinati alla copertura dei costi per la disattivazione degli impianti stessi e per la gestione dei rifiuti radioattivi”. Tra i punti c’è anche spazio per l’eventuale “consultazione” delle popolazioni, ma in un’intervista Pichetto Fratin si ritiene convinto che le nuove tecnologie nucleari, diverse da quelle vecchie oggetto dei quesiti del 1987 e 2011, non abbiano bisogno di nuovi referendum.
- L’articolo 4 pone la clausola di invarianza finanziaria del progetto nucleare italiano: i decreti legislativi “sono adottati senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”. Qualora “uno o più decreti legislativi determinino nuovi o maggiori oneri che non trovino compensazione al proprio interno, i decreti legislativi stessi sono adottati solo successivamente o contestualmente all’entrata in vigore dei provvedimenti legislativi che stanzino le occorrenti risorse finanziarie”.
Il nucleare per l’AI
Il ddl è accompagnato da una relazione illustrativa che specifica i motivi per la necessità dell’introduzione delle tecnologie nucleari in Italia. Tra questi c’è l’aumento della domanda energetica, anche legata all’intelligenza artificiale
In ambito nazionale, si legge nel documento, “recenti analisi di scenario (tra cui il Documento di descrizione degli scenari elaborato da Terna e Snam e l’aggiornamento del PNIEC 2024) prevedono un significativo incremento della domanda di energia elettrica nel Paese, sia per ciò che riguarda l’energia richiesta sia con riferimento ai picchi di carico. Un indicatore del prevedibile trend di crescita della domanda è anche rappresentato dalla grande richiesta di energia necessaria per alimentare data center e sistemi di Intelligenza Artificiale (I.A.), che devono garantire la disponibilità dei servizi senza interruzioni. L’aumento del fabbisogno di energia elettrica si inserisce, inoltre, nell’orizzonte della decarbonizzazione, che impone la progressiva sostituzione delle fonti fossili. Tale circostanza pone numerose sfide alla politica energetica”.
Quando arriveranno le tecnologie
Nella relazione illustrativa si specificano anche le tempistiche attese dagli esperti del ministero per arrivare a prodotti ‘maturi’. LE previsioni sono ottimistiche, e parlano di 5-10 anni. “Per evitare di restare esclusi dai benefici economici e sociali risultanti dallo sviluppo delle nuove tecnologie nucleari – inclusi gli SMR (Small Modular Reactor), gli AMR (Advanced Modular Reactor), i microreattori e l’energia da fusione – è necessario valutare le modalità di sostegno finanziario da dedicare alla ricerca tecnologica e allo sviluppo dei relativi reattori. Molte imprese del settore energetico hanno già investito nei predetti progetti e, sebbene per alcuni si prevede che debbano trascorrere diversi anni prima che si giunga a una produzione adeguata e alla commercializzazione, per altri tali risultati appaiono raggiungibili nel giro di 5-10 anni, pertanto compatibili con i tempi previsti per definire e istituire un quadro nazionale idoneo ad accogliere la possibilità di produrre energia da fonte nucleare, anche ai fini del raggiungimento degli obiettivi Net-zero al 2050″.