PGIM_970x250_HEADER

Come nasce uno scoop? A colloquio con Tommaso Ebhardt

PGIM_970x250_ARTICOLO
Velasco25 Articolo

La sera dello scorso primo dicembre, i maggiori siti di informazione riportavano in apertura la notizia delle dimissioni di Carlos Tavares, l’amministratore delegato di Stellantis. A diffonderla per primo era stato Tommaso Ebhardt, managing editor di Bloomberg per il Sud Europa. “È stato uno scoop importante”, ha ammesso soddisfatto il giornalista che, a Fortune Italia, ha consegnato il racconto delle tappe più importanti della sua carriera.

Quando ha capito che quella del giornalismo sarebbe stata la sua strada?

Ho sempre voluto scrivere e fare il giornalista, sin da quando ero piccolo. Mi piacevano Montanelli e il suo giornale. Mentre studiavo Economia politica alla Bocconi di Milano ho iniziato a collaborare con un quotidiano specializzato nel settore del turismo. Ricordo ancora il mio primo direttore ripetermi che non avevo alcun talento per il giornalismo. Dopo la laurea sono tornato in Veneto e ho iniziato uno stage in quella che era allora una piccola televisione locale. Ho lavorato lì per cinque anni occupandomi di tutto, dalla politica al calcio.

Quindi la scelta di dedicarsi all’economia arriva in un secondo momento.

Esatto. Pur lavorando per questa emittente, continuavo comunque a guardarmi intorno. Inviavo decine di curriculum, rispondevo a qualsiasi annuncio mi capitasse sottomano, ma era difficile farsi strada. Fino a quando Bloomberg, che all’epoca cercava degli anchorman, mi fissò una serie di colloqui grazie soprattutto alla mia laurea in Economia. Dopo un anno venni assunto come conduttore televisivo a Milano. Così, nel 2005, iniziai a occuparmi di economia.

Come ricorda quel periodo?

Sentivo di aver preso il primo treno importante. Bloomberg mi ha dato la possibilità di conoscere e intervistare tutti i maggiori amministratori delegati italiani. Così mi sono fatto strada. Poco dopo il mio arrivo l’azienda aveva deciso di chiudere tutte le televisioni in lingua locale per via della crisi economica del 2008. Io riuscii a mantenere il posto, ma venni spostato sulle news in inglese. Il 2009 fu un anno durissimo: scrivevo in una lingua non mia e per di più con tempi strettissimi. Però fu anche l’anno in cui iniziai a seguire l’industria dell’auto, e in particolare Sergio Marchionne, quando Fiat stava comprando Chrysler.

E da allora segue l’automotive, la cui crisi è ritornata al centro delle cronache dopo le dimissioni di Tavares, che lei è stato in grado di anticipare per Bloomberg.

Ho ancora delle ottime fonti nel mondo dell’auto, ma soprattutto ho degli ottimi colleghi. Qualche mese fa, infatti, siamo stati sempre i primi a rendere noto che Tavares avrebbe lasciato alla fine del suo mandato. La domenica del primo dicembre mi è poi arrivata un’indiscrezione secondo cui l’Ad di Stellantis si sarebbe dimesso quella sera stessa. Dopo essermi confrontato con Londra, e aver trovato una sorta di conferma, ho deciso di prendermi la responsabilità di pubblicare: è stato uno scoop importante perché il comunicato ufficiale è uscito oltre un’ora dopo. La sensazione che si prova ad arrivare per primi è quello che mi tiene sveglio la notte, il motivo per cui faccio questo lavoro. Bloomberg muove veramente i mercati: le notizie che diamo hanno un impatto pazzesco sui titoli in Borsa. Questo aumenta la pressione, ma rende tutto più bello. Anche se mi rendo conto che quella dello scoop è una specie di malattia (sorride, ndr).

Cosa sta succedendo all’industria europea dell’auto?

Siamo di fronte a una tempesta perfetta. La rivoluzione tecnologica in atto porterà a un nuovo tipo di veicoli: l’era del motore a scoppio alimentato col petrolio – su cui si basa la nostra componentistica – sta finendo e da qui a vent’anni l’elettrico sarà chiaramente vincente. La Cina, in questo scenario, ha un vantaggio competitivo mostruoso perché è partita prima, ha sviluppato le tecnologie necessarie, domina sulle materie prime e ha un costo del lavoro più basso. In Europa, invece, il costo della manodopera è alto, il mercato è saturo e c’è una crisi economica strisciante, per cui l’acquisto di un nuovo veicolo è diventato, col passare degli anni, qualcosa di sempre più rinviabile. L’auto per le nuove generazioni ha infatti cambiato totalmente significato. Ormai non è più un oggetto di valore, ma solo un mezzo per spostarsi.

Da inizio novembre è managing editor di Bloomberg per il Sud Europa. Come si sente in questo nuovo ruolo?

Prima della mia nomina non esisteva questa posizione. È stata creata per poter guardare al Sud Europa come a un’unica regione: alcuni grandi temi, che hanno importanti risvolti economici, devono essere affrontati in modo transnazionale. Mi riferisco ad esempio al cambiamento climatico, ma anche alla gestione dell’ondata migratoria proveniente dall’Africa. Inoltre, in questo periodo, l’Europa del Sud cresce più di quella del Nord, è politicamente più stabile e ha un mercato immobiliare più florido. L’obiettivo che ci poniamo è quello di avere un impatto sulle comunità dei Paesi in cui siamo presenti con le nostre redazioni. L’idea è buona poi, come direbbe Marchionne, “tutto sta nell’execution”.

Pochi mesi fa è uscito il suo terzo libro, ‘Prada, una storia di famiglia’.

Dopo aver scritto di Sergio Marchionne e Leonardo Del Vecchio, volevo cimentarmi in una storia al femminile. Ho quindi iniziato a studiare diversi esempi di capitalismo familiare e mi sono imbattuto in Miuccia Prada. Non sapevo molto di lei, ma mi ha affascinato fin da subito perché è una rivoluzionaria. Sono andato alle sfilate e ho studiato il mondo della moda (accorgendomi peraltro che è molto meno frivolo di quanto immaginassi). Inizialmente Prada mi aveva fatto capire che non aveva nessuna voglia di raccontarsi, ma questo non ha fatto altro che convincermi ulteriormente. Quando ha visto che si trattava di un lavoro serio e intellettualmente onesto, Miuccia mi ha permesso di entrare in azienda, di consultare gli archivi e di parlare con le persone. Ma soprattutto mi ha dato accesso alla sua cerchia di conoscenze: è stato il cibo per la mente che mi ha consentito di comprendere il suo processo creativo-intellettuale. E di raccontarlo.

La carriera

Tommaso Ebhardt  durante gli studi universitari a Milano collabora con una rivista specializzata nell’informazione turistica. Dopo essersi laureato in Economia politica alla Bocconi con una tesi sul miracolo del Nordest, ritorna nella sua regione – il Veneto – e inizia uno stage in una piccola tv locale che allora si chiamava Serenissima Televisione. Quando il canale diventa nazionale, l’editore gli affida il compito di curarne il telegiornale.

Nel 2004 fa una serie di colloqui con Bloomberg e un anno dopo viene assunto nella redazione di Milano come conduttore televisivo. Nel 2009, a seguito della chiusura del canale in lingua italiana, inizia a occuparsi delle news in inglese e a seguire assiduamente l’industria dell’auto. Dopo essere stato senior reporter specializzato nel capitalismo familiare e aver diretto la redazione di Milano, dal novembre 2024 è managing editor per il Sud Europa ed è responsabile delle redazioni di Bloomberg in Italia, Spagna, Portogallo e Grecia.

Nel 2019 pubblica con Sperling & Kupfer il suo primo libro, una biografia di Sergio Marchionne, a cui seguirà, nel 2022, quella di Leonardo Del Vecchio. Tre mesi fa è uscito il suo ultimo lavoro: ‘Prada, una storia di famiglia’.

PGIM_300x600_ARTICOLO side
PS25 Box

Leggi anche

Ultima ora

Iscriviti alla nostra Newsletter

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.