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Usa o Cina? Una scelta difficile per i paesi più piccoli

Il rischio di nuove tensioni tra Usa e Cina -Shutterstock.
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Velasco25 Articolo

Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, i paesi di tutto il mondo si stanno preparando a una ripresa delle tensioni tra Stati Uniti e Cina. Per decenni, le nazioni hanno ritenuto possibile lavorare con entrambe le parti, in particolare in Asia: i governi potevano commerciare con la Cina affidandosi agli Stati Uniti per la sicurezza.

Ma ora i paesi meno potenti potrebbero trovare più difficile destreggiarsi in un sistema internazionale più teso, ha dichiarato lo scrittore Robert Kaplan in un’intervista rilasciata a Fortune a fine gennaio.

“Le grandi potenze in declino possono tendere a essere molto aggressive”, ha spiegato Kaplan. “Per decenni, paesi come Singapore, l’Australia e altri sono stati in grado di arricchirsi essenzialmente grazie alla Cina ed essere protetti dalla Marina degli Stati Uniti. Non hanno dovuto scegliere”.

Diverse nazioni stanno già cercando di proteggersi da Washington, mentre paesi come la Thailandia, la Malesia e l’Indonesia tentano di aderire a organizzazioni come i BRICS, un raggruppamento internazionale visto come un contrappeso ai paesi guidati dall’Occidente.

Altri leader mondiali, come il primo ministro di Singapore Lawrence Wong, hanno avvertito circa il problema di essere costretti a scegliere tra Washington e Pechino. Eppure Kaplan sostiene che “i paesi più piccoli potrebbero dover scegliere. Una situazione che diventerebbe molto difficile per loro”.

Il declino cinese da Deng Xiaoping a Xi Jinping

Nel suo libro più recente, “Waste Land: A World in Permanent Crisis”, pubblicato all’inizio di quest’anno, Kaplan avanza un’argomentazione provocatoria sul sistema internazionale: che le tre grandi potenze mondiali – Stati Uniti, Cina e Russia – siano tutte “in declino“.

“Abbiamo un mondo in cui le grandi potenze, che normalmente garantiscono un certo grado di ordine globale, stanno diventando sempre più deboli e sempre meno capaci di garantirlo”, ha detto Kaplan.

Per quanto riguarda la Cina, l’autore critica quello che considera un cambiamento nello stile di governo tra il presidente Xi Jinping e i suoi predecessori, come Deng Xiaoping, il leader cinese a cui si attribuisce l’avvio del processo di riforma che ha portato il Paese a diventare la potenza economica di oggi.

“Deng Xiaoping e i suoi successori erano conservatori, avversi al rischio, autocrati amichevoli che credevano possibile introdurre una misura significativa di capitalismo nel loro sistema”, dice Kaplan. Deng “ha mantenuto una politica autocratica, ma ha aperto l’economia in modo da avere stabilità e crescita”.

Ma Kaplan sostiene che la Cina, sotto Xi, abbia messo le mani molto più pesantemente sulla sua economia.

“Il problema con Xi è che la Cina ha un assetto economico molto complesso, in parte capitalista, in parte autocratico, eppure ora ci sono autocrati leninisti che prendono le decisioni finanziarie più complesse. Non può finire bene”.

L’economia cinese sta vacillando dopo la pandemia da Covid. I consumi interni non stanno crescendo così rapidamente come sperato, mettendo a rischio la deflazione della seconda economia più grande del mondo, poiché gli acquirenti sono riluttanti. Sulla crescita sta pesando anche una prolungata crisi immobiliare.

Alcuni economisti attribuiscono il rallentamento della crescita anche a una breve repressione del settore privato cinese, in particolare delle grandi aziende tecnologiche.

Nel 2020, le autorità hanno fatto fallire l’Ipo di Ant Group, la società affiliata di Alibaba nel settore fintech, anche a causa delle dichiarazioni pubbliche del fondatore Jack Ma che criticavano le autorità di regolamentazione.

Ciò ha portato a promulgare una serie di nuove norme che hanno drasticamente rallentato il ritmo delle Ipo, spazzato via interi settori e inflitto multe massicce a giganti come Alibaba e Tencent.

Il “declino silenzioso” degli Usa sotto Trump e Musk

Tuttavia, Kaplan non si concentra solo sul declino cinese. Lo scrittore ha anche criticato i piani dell’amministrazione Trump di ridurre le dimensioni del governo degli Stati Uniti.

“Stiamo parlando di centinaia di persone che essenzialmente gestiscono l’impero americano, che affrontano crisi in 50 paesi del mondo in un solo giorno”, ha detto. “Tutto questo finirà sotto Trump, che sta sventrando la burocrazia e ciò porterà a un declino silenzioso del potere americano”.

Da quando Kaplan ha rilasciato l’intervista a Fortune, il Dipartimento per l’efficienza governativa guidato da Elon Musk ha avviato una massiccia campagna di riduzione dei costi in tutto il governo degli Stati Uniti, prendendo di mira in particolare l’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (USAID).

Musk ha accusato l’organizzazione di gravi frodi. Tuttavia, gli esperti temono che l’interruzione del lavoro dell’USAID metta a rischio le iniziative sanitarie globali, danneggiando il soft power degli Stati Uniti e gli interessi del paese.

Come le aziende dovrebbero pensare ai conflitti

Per ora, i mercati azionari sembrano ignorare in gran parte il potenziale pericolo derivante da rinnovate tensioni internazionali.

Gli indici, sia negli Stati Uniti che in Asia, non hanno subito grandi variazioni all’indomani dell’elezione di Trump a novembre o dell’introduzione di nuove tariffe sulla Cina la scorsa settimana.

Le tensioni e persino il conflitto limitato, non hanno smosso in modo significativo la fiducia degli investitori, afferma Kaplan. Osserva: “I mercati finanziari hanno valutato in modo impressionante le guerre in Medio Oriente a partire dal 2003 fino all’invasione dell’Ucraina. Ma ciò ha davvero influenzato i mercati azionari di tutto il mondo”. Tuttavia, è preoccupato che un conflitto sistemico, come una guerra tra Stati Uniti e Cina, avrebbe un effetto devastante sui mercati finanziari e sulle catene di approvvigionamento.

I leader aziendali esprimono regolarmente preoccupazioni per un conflitto aperto tra Stati Uniti e Cina, in particolare sull’isola di Taiwan, una democrazia autonoma che Pechino considera parte del paese. Taiwan è anche la patria dei principali produttori mondiali di semiconduttori, un bene strategico fondamentale.

“L’Asia è davvero la parte più importante del mondo”, afferma Kaplan. “Il commercio globale deve sperare che la rivalità tra Stati Uniti e Cina possa essere ragionevolmente contenuta, in modo che non porti a ostilità totali”.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Fortune.com

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