Il primo aeroporto italiano che raggiungerà la neutralità carbonica è piccolo, ma cresce sempre di più. Nel 2027 il Trieste Airport vuole raggiungere lo zero alla voce emissioni nette (di Scope 1 e 2, cioè dirette e dovute all’energia acquistata), racconta il Ceo Marco Consalvo, e ha avviato una serie di investimenti (“15 milioni di euro”) per ridurre la CO2 e migliorare l’efficienza energetica.
Intanto il Trieste Airport continua a crescere, nel 2024 del 41% e del 34% nel 2023. “Quest’anno stimiamo un ulteriore aumento del traffico passeggeri del 25% rispetto al 2024, abbiamo aggiunto cinque nuove tratte, portando a 27 il numero totale delle destinazioni, di cui 10 domestiche e 17 internazionali. Rispetto al 2019, anno pre-pandemia, lo scalo più che raddoppierà il volume dei passeggeri”.
Come il Trieste Airport avanza verso l’efficienza energetica
È operativo da ormai un anno un impianto fotovoltaico da 3,5 megawatt di potenza installata e batterie da 600 kilowatt, che copre il 70% del fabbisogno elettrico. Questo sistema permette di alimentare i mezzi di rampa.
“Abbiamo sostituito la gran parte dei veicoli endotermici, il 90% è elettrico”, spiega Consalvo. L’aeroporto ha inoltre installato colonnine di ricarica anche per gli utenti esterni, contribuendo così alla diffusione della mobilità elettrica anche al di fuori dello scalo.
Nonostante Trieste possa diventare tra i primi aeroporti in Europa a raggiungere la neutralità carbonica, l’azzeramento totale delle emissioni è un obiettivo complesso: “Superato il 90% della riduzione delle emissioni di CO2, il restante può essere compensato con iniziative come la riforestazione”, dice il Ceo, che spiega come sia impossibile sostituire alcuni elementi come i gruppi di continuità diesel per le emergenze.
Oltre al fotovoltaico, il piano dell’aeroporto prevede investimenti in efficienza energetica: dall’isolamento termico delle strutture aeroportuali alla sostituzione delle caldaie con celle frigorifere avanzate, fino alla revisione annuale del bilancio energetico per ottimizzare costantemente le performance.
Gli investimenti non includono le emissioni Scope 3, quelle prodotte dagli aerei che ogni giorno atterrano e decollano dal sito friulano. “Le emissioni dirette dell’aeroporto pesano per il 15% sul totale”, spiega Consalvo. “Guardando solo a quelle di Scope 3, il 50% è dovuto alle compagnie aeree e il 30% dai passeggeri e dai mezzi che utilizzano per arrivare in aeroporto”.
Il nodo dei carburanti sostenibili
Uno dei temi più discussi nel settore è l’utilizzo del Saf (Sustainable Aviation Fuel), il biocarburante che potrebbe abbattere fino all’80% delle emissioni degli aerei, considerando l’intero ciclo di vita del combustibile. Tuttavia, il problema principale resta il costo: “Oggi il Saf è fuori mercato, costa otto volte il carburante tradizionale. E se il prezzo del biofuel resta molto più alto, il costo si riverserà inevitabilmente sul biglietto aereo”, afferma Consalvo.
Con l’Europa che impone alle compagnie aeree una percentuale del 2% di utilizzo di carburanti alternativi entro la fine del 2025, alcune hanno già annunciato aumenti per i biglietti, mentre a ricordare come la transizione abbia un costo c’è un report di Transport & Environment che mostra come le compagnie low-cost inquinino molto più delle altre. Attualmente, la percentuale di Saf utilizzata nei motori esistenti è residuale in Europa, “circa l’1%”, racconta Consalvo.
In realtà, va ancora peggio. Un nuovo report Iata, l’International Air Transport Association, evidenzia che nel mondo il Saf rappresenta solo lo 0,3% del consumo totale di carburante per l’aviazione commerciale, ben al di sotto della previsione dello 0,53% per il 2024.
Le conseguenze per il futuro
La conseguenza è che per raggiungere gli obiettivi al 2030 il consumo dovrà aumentare di decine di volte in solo cinque anni, mentre il traffico aereo globale aumenterà dell’8% solo quest’anno. L’aviazione è responsabile del 4% del riscaldamento globale.
Secondo un report Easa in Europa (che all’aviazione ha dedicato il ReFuelEu e parte dei fondi Horizon) l’età media della flotta continua a crescere (11,8 anni). E se l’utilizzo del Saf è in ritardo, quello dell’idrogeno (che virtualmente è in grado di abbattere le emissioni del 100%) è un miraggio: per usarlo andranno sostituiti i mezzi attuali, e un suo impatto a doppia cifra sulle emissioni ci sarà solo verso il 2050.
“Dieci anni fa c’erano 15mila aeromobili nel mondo, oggi sono 28mila, tra dieci anni saranno più di 50mila. La loro vita media è di 25 anni: banche e fondi, che posseggono il 70% di quei mezzi, difficilmente saranno disposti a buttarli via”, dice l’Ad.
L’aeroporto guidato da Consalvo, che è a Trieste dal 2016, è riuscito però ad abbattere le emissioni Scope 3 legate ai passeggeri. Nel 2018 è stata inaugurata la connessione ferroviaria (con una linea “primaria”) con l’aeroporto, permettendo a un numero crescente di passeggeri di raggiungere lo scalo in treno.
Oggi in Friuli “il 35% delle persone che viaggiano in aereo utilizza il treno”, evidenzia Consalvo, sottolineando che questo modello è replicabile a livello nazionale. Trieste Airport è un aeroporto regionale, ma con un’importanza strategica crescente. “Siamo uno scalo piccolo ma in forte sviluppo”, dice Consalvo, e per il futuro dell’aviazione è fondamentale che quello sviluppo sia sostenibile.