Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, in occasione del Liberation Day, ha riservato alcune delle tariffe più elevate per il Sud-est asiatico. Gli economisti si aspettavano di vedere alcuni paesi, come il Vietnam, centro manifatturiero nell’area, nella lista dei bersagli del Presidente. Altri, come la vicina Cambogia, hanno sorpreso di più e tutti sono rimasti scioccati dalle forti tariffe imposte alla regione, che spesso si estendono fino al 40%.
Il 2 aprile ha creato scompiglio nell’Asia sudorientale che ha basato la sua crescita sulle esportazioni. Sia il Vietnam che la Cambogia, hanno già proposto di ridurre i dazi sulle importazioni statunitensi. Ma è improbabile che questo possa placare l’amministrazione Trump.
Il consigliere commerciale Peter Navarro ha accusato il Vietnam di “imbroglio non tariffario”, indicando l’imposta sul valore aggiunto nel paese e il suo utilizzo da parte dei produttori cinesi come strumenti per eludere le tariffe statunitensi. Anche il Segretario al Commercio Howard Lutnick sostiene che l’ampio surplus commerciale del Vietnam indica che il paese starebbe derubando gli Stati Uniti.
Eppure ciò che Navarro, Lutnick e Trump vogliono, ossia un commercio completamente equilibrato con paesi come il Vietnam, è un’impresa ardua. Questi paesi hanno promesso di acquistare più beni statunitensi, come aerei o energia. Ma, in verità, questi paesi del sud-est asiatico non sono abbastanza ricchi per poter acquistare abbastanza beni di consumo statunitensi da bilanciare le loro esportazioni.
Secondo la Banca Mondiale, nel 2023 il Pil pro capite della Cambogia era di poco superiore a 2.400 dollari, rispetto agli 82.800 dollari degli Stati Uniti.
Ciò fa sorgere la possibilità che non ci sia nulla che il Vietnam o la Cambogia possano offrire per accontentare l’amministrazione Trump e questo rende i dazi elevati un aspetto permanente nel commercio tra gli Stati Uniti e il Sud-est asiatico.
Perché Donald Trump ha imposto tariffe così elevate a paesi come Vietnam, Cambogia e Laos
Vietnam, Cambogia e Laos esportano tutti verso gli Stati Uniti molto di più di quanto importino. Dato il modo semplicistico in cui l’amministrazione Trump ha calcolato le sue tariffe nel corso del Liberation Day, sostanzialmente dividendo il surplus commerciale per le importazioni totali, questi centri manifatturieri emergenti come il Vietnam avrebbero sempre dovuto pagare tariffe elevate.
“Quello che è successo alla fine è che le tariffe reciproche sono state definite come l’aliquota tariffaria stimata necessaria per azzerare la bilancia commerciale”, ha detto Adam Ahmad Samdin, un economista di Singapore che si occupa delle economie asiatiche presso Oxford Economics.
Ciò significa che le tariffe di Trump non hanno nulla a che fare con le barriere che il Vietnam o la Cambogia hanno imposto agli Stati Uniti. Ad esempio, i dati dell’Organizzazione mondiale del commercio hanno mostrato che l’aliquota tariffaria media semplice imposta dal Vietnam era solo del 9,4%.
Sia il Vietnam che la Cambogia esportano prodotti tecnologici negli Stati Uniti. Il Vietnam esporta prodotti elettronici come laptop, telefoni cellulari e console per videogiochi; la Cambogia esporta pannelli solari.
Entrambi esportano anche beni di consumo a rapida rotazione come abbigliamento, calzature e borse. Il Laos, vicino alla Cambogia e al Vietnam, esporta sia celle solari che beni di consumo a rapida rotazione come calzature e tessuti (il Laos ha subito un dazio del 48% da Trump, la scorsa settimana, mentre Vietnam e Cambogia hanno ottenuto rispettivamente il 46% e il 49%).
“Il motivo per cui le economie del Sud-est asiatico sono state una destinazione privilegiata, per la produzione, è dovuto al costo del lavoro relativamente basso rispetto alle competenze della forza lavoro locale”, ha detto Samdin. “Il reddito medio del lavoratore americano è molte volte superiore”.
Cosa succederà adesso?
Le elevate tariffe statunitensi rappresentano una grave minaccia per la crescita nel Sud-est asiatico, che ha beneficiato dell’approccio “Cina più uno” alla diversificazione della catena di fornitura.
In un recente rapporto, Dbs suggerisce che le tariffe statunitensi potrebbero ridurre la crescita economica del Vietnam fino a 2,5 punti percentuali; la banca di Singapore aveva inizialmente previsto una crescita del 6,8% per il paese del Sud-est asiatico quest’anno.
Gli economisti ritengono che la maggior parte delle economie asiatiche cercherà di negoziare con gli Stati Uniti, contrariamente alla più aggressiva ritorsione della Cina contro le tariffe di Trump. “Le esportazioni statunitensi verso l’Asia sono di piccola entità, il che dà alla regione meno potere di ritorsione”, ha scritto Nomura in un recente report. La società finanziaria giapponese ritiene che i paesi si impegneranno per acquistare più beni statunitensi, aumentare gli investimenti negli Stati Uniti ed espandere l’accesso al mercato per le imprese americane.
Finora, il Vietnam ha proposto di eliminare i dazi sulle importazioni dagli Stati Uniti, mentre la Cambogia ha già ridotto tariffe su una serie di prodotti statunitensi, portandole al 5%. Ma è improbabile che ciò risolva lo squilibrio commerciale di fondo, poiché questi paesi non importano molto dagli Stati Uniti.
Quanto importano e quanto esportano negli Usa Vietnam, Cambogia e Laos
Il Vietnam ha importato merci dagli Stati Uniti per un valore di 13,1 miliardi di dollari l’anno scorso. Lo stesso, al contrario, ha inviato 136,6 miliardi di dollari in senso opposto, più di 10 volte quello che ha acquistato.
Secondo i dati del governo vietnamita, i maggiori acquisti del paese dagli Stati Uniti sono stati computer e prodotti elettronici, macchinari e strumenti. Il paese li ha importati, probabilmente, per sostenere la sua produzione di elettronica.
In una dichiarazione rilasciata lunedì in tarda serata, Hanoi ha esortato gli Stati Uniti a ritardare l’imposizione di dazi per almeno 45 giorni, in modo da consentire il tempo necessario per i negoziati bilaterali. Il primo ministro vietnamita Pham Minh Chinh ha detto che il paese è pronto ad aumentare gli acquisti relativi alla difesa e alla sicurezza e cercherà anche di affrontare le preoccupazioni per la politica monetaria sollevate da Washington.
La Cambogia e il Laos, due economie in gran parte agricole, importano ancora meno dagli Stati Uniti. La Cambogia ha importato prodotti per un valore di 321,6 milioni di dollari l’anno scorso; il Laos ha importato prodotti dagli Stati Uniti per un valore ancora inferiore, pari a soli 40,4 milioni di dollari.
Al contrario, la Cambogia ha esportato merci negli Stati Uniti per un valore di 12,7 miliardi di dollari, mentre il Laos ha esportato per 803,3 milioni di dollari.
Le principali importazioni statunitensi di Cambogia e Laos non sono beni di consumo come automobili o elettronica, bensì carburante e attrezzature meccaniche.
“Queste economie non hanno un grande potere d’acquisto”, ha detto Samdin, aggiungendo che questi paesi potrebbero non aver bisogno o non volere ciò che gli Stati Uniti offrono e anche se lo volessero, potrebbe non essere “a un prezzo per cui i produttori statunitensi sarebbero disposti a vendere”.
L’articolo originale è stato pubblicato su Fortune.com