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Come Papa Francesco ha cercato di riformare la Banca Vaticana

Papa Francesco, come ha riformato la Banca Vaticana.
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Sebbene fosse considerato da alcuni un anticapitalista, uno dei risultati più importanti raggiunti da Papa Francesco è stato proprio in campo finanziario: la riforma della Banca Vaticana, un’istituzione da 6 miliardi di dollari afflitta da scandali.

Francesco, morto nella giornata di ieri all’età di 88 anni, ha cercato di riformare la banca e la Santa Sede, subito dopo essere diventato Papa nel 2013. Sebbene fosse stata creata nel 1942 con l’obiettivo di gestire i fondi del clero e delle organizzazioni ecclesiastiche di tutto il mondo, per anni l’Istituto per le Opere di Religione (Ior), comunemente noto come Banca Vaticana, è stato afflitto da scandali legati a riciclaggio di denaro, corruzione e persino legami con la mafia. Nel 2023 la Banca Vaticana aveva un patrimonio di 5,4 miliardi di euro, pari a 6,1 miliardi di dollari.

Tuttavia, durante il suo pontificato, Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, originario dell’Argentina, ha promosso cambiamenti nella banca che hanno contribuito a sradicare la corruzione e a rendere più trasparente il funzionamento interno dell’organizzazione.

Grazie al lavoro iniziato dal predecessore, Papa Benedetto XVI, nel 2013 la Banca Vaticana ha iniziato a pubblicare per la prima volta relazioni annuali che illustrano, tra l’altro, i suoi profitti, i costi operativi e le donazioni caritatevoli.

Nel 2014, con l’insediamento di Francesco, anche la direzione della banca è stata riorganizzata, riducendo il potere dei membri del clero negli affari economici e nominando alla guida della Banca Vaticana Jean-Baptiste de Franssu, un finanziere francese che in precedenza era stato amministratore delegato di Invesco Europe. Il 61enne de Franssu ricopre la carica di presidente della Banca Vaticana dal 2014.

Papa Francesco, durante il suo mandato, ha anche cercato di aumentare la trasparenza della banca, conformandosi alle normative finanziarie e implementando una supervisione esterna più rigorosa. Nel 2014 la banca ha chiuso migliaia di conti per adeguare l’organizzazione agli standard finanziari internazionali.

Implementando un controllo più rigoroso della Santa Sede, Francesco ha anche ordinato a tutti i dipartimenti vaticani di chiudere i propri conti di investimento e di trasferire i propri fondi alla Banca Vaticana. Centralizzando i fondi del Vaticano, Francesco ha tolto il potere finanziario al clero non esperto e ha contribuito a rafforzare la supervisione delle autorità di regolamentazione finanziaria sulle sue partecipazioni.

I cambiamenti di Papa Francesco in Vaticano sono stati una risposta a diversi scandali, tra cui il crollo della più grande banca italiana, il Banco Ambrosiano, in cui la Banca Vaticana aveva una partecipazione finanziaria.

Il presidente della banca, Roberto Calvi, fu poi trovato impiccato sotto il ponte dei Frati Neri di Londra con le tasche piene di mattoni e migliaia di euro in contanti. Calvi era stato accusato di aver rubato milioni appartenenti alla mafia. Era soprannominato “il banchiere di Dio” per via dei suoi legami con il Vaticano.

Inoltre, anche Michele Sindona, consigliere finanziario di Papa Paolo VI, aveva legami con la criminalità organizzata e trascinò il Vaticano in investimenti disastrosi, tra cui il crollo della sua Franklin National Bank con sede negli Stati Uniti nel 1974. Al momento della sua morte, avvenuta per avvelenamento da cianuro all’età di 65 anni, Sindona stava scontando una pena di 25 anni per frode.

Nonostante gli sforzi di Francesco, la Chiesa cattolica è stata ancora scossa da alcuni scandali.

Il Vaticano ha confermato nel 2022 che due ex direttori della Banca Vaticana sono stati condannati per malversazione all’interno dell’organizzazione. Nel 2023, un cardinale è stato condannato a cinque anni e mezzo di carcere per appropriazione indebita.

L’articolo originale è stato pubblicato su Fortune.com

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