“Grazie all’Europa” – potremmo dire. Con una campagna di comunicazione irrituale, perché è la prima volta che si verifica con questa modalità, l’Inps ha inviato di recente un messaggio automatizzato alle aziende che nel 2021 e 2022 hanno assunto a tempo indeterminato o stabilizzato lavoratori grazie al bonus under 36.
Il desiderio è quello di informare chi è stato assunto che ciò è avvenuto grazie al co-finanziamento di fondi europei. Si tratta di un’operazione simpatia con cui l’Ue vuole segnalare che l’Europa non è fatta solo di codici, regole e patto di Stabilità, ma anche di agevolazioni ed incentivi che portano ad un aumento dell’occupazione.
La comunicazione è stata seguita da un comunicato stampa dell’istituto previdenziale in cui si spiega che “a seguito di una specifica attività di audit, la Commissione europea ha rilevato la necessità, in ipotesi di co-finanziamento, di un’adeguata informazione rivolta ai destinatari finali del beneficio in merito all’utilizzo dei finanziamenti dell’Ue”.
L’esonero contributivo è consistito nella totale esenzione dei contributi, fino a 6mila euro all’anno, per un massimo di 36 mesi (48 in alcune regioni) a fronte di assunzioni e di stabilizzazioni di giovani con meno di 36 anni. Tuttavia, si tratta di un invito, non di un obbligo a cui non corrisponde alcuna sanzione in caso di inadempimento.
L’Italia però è inviluppata da anni in una storia di salari troppo bassi, come evidenziato dall’Ocse su dati Eurostat che vede i redditi medi italiani sotto ai livelli degli anni ’90.
D’altronde c’è comunque una vasta area di povertà fatta di chi non ha un contratto fisso, spesso finisce travolto – è il caso dei giovani – nel girone dantesco dei tirocini. Fatta anche di contratti stagionali nel turismo e nei servizi in cui la dimensione del “nero” non è irrilevante e le cornici contrattuali scavalcate da illegalità e difese malamente dai pochi controlli.
Per questo, secondo i dati dell’Istat, l’agenzia statistica, nel 2024 se ne sono andate dall’Italia 191 mila persone: fra questi 155 mila italiani e 35 mila stranieri. Stracciato ogni record recente, anche quelli della Grande recessione di una quindicina di anni fa.
Il caso più notevole riguarda la Spagna, che un decennio fa soffriva di una vasta emigrazione giovanile verso l’estero e di bassa attrattività; oggi il flusso è più che quadruplicato e in base alle tendenze attuali la Spagna diventerà presto la meta più ricercata dai migranti italiani.
Il Paese cresce, presenta poche difficoltà di inserimento ed è avvertito da molti giovani italiani come socialmente e culturalmente più aperto.