A più di 20 anni dall’avvento del new labour l’ex primo ministro Tony Blair torna a portare scompiglio nel mondo progressista britannico. Nel corso di un intervento pubblico, l’ex premier ha espresso dure critiche sulle politiche verdi, definendole “irrazionali” e profetizzando il fallimento di una transizione energetica che, nel breve periodo, punti sull’eliminazione dei combustibili fossili e sulla riduzione dei consumi.
Nella prefazione al report pubblicato il 29 aprile dal Tony Blair Institute, l’ex primo ministro ha scritto che non si possono chiedere alle persone “sacrifici finanziari e di cambiare il loro stile di vita quando sanno che il loro impatto sulle emissioni globali è minimo”.
Blair aveva già affrontato l’argomento in passato, dichiarando che se anche il Regno Unito fosse riuscito a decarbonizzare del tutto la propria economia, la sesta nel mondo, questo avrebbe ridotto solo il 2% delle emissioni globali, dato che i maggiori responsabili sono Cina, India e sudest asiatico.
Imbarazzo nel governo di Keir Starmer
Queste dichiarazioni arrivano in un momento in cui la transizione energetica è un argomento al centro del dibattito pubblico. In Uk la principale opposizione alla neutralità carbonica arriva soprattutto dai conservatori guidati da Kemi Badenoch e da Reform Uk, l’ultima ‘creatura’ del leader populista Nigel Farage.
Non stupisce quindi l’imbarazzo del primo ministro Keir Starmer, alla guida dei labour dei quali Blair (pur non senza malumori) è considerato un padre nobile. L’attuale governo, infatti, è ufficialmente impegnato nella decarbonizzazione della rete elettrica britannica entro il 2030 e nel raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050.
I sostenitori di Starmer all’interno del Partito laburista hanno definito le parole di Blair come un tentativo di rimanere al centro del dibattito politico, ricordando che attualmente l’ex premier fa da consulente per il governo dell’Arabia Saudita, tutt’oggi uno dei massimi produttori di petrolio.
Ma, nei fatti, l’attuale governo sta facendo marcia indietro sulle politiche ambientali. Il primo ministro ha infatti autorizzato una nuova pista all’aeroporto di Heathrow e diluito il bando ai veicoli ibridi. Questo avviene in un contesto in cui lo scetticismo verso la Net Zero è crescente. Anche l’Unione europea ha fortemente annacquato il Green Deal sostenuto nella scorsa legislatura.
La domanda di combustibili fossili in crescita
Blair ha riconosciuto il merito degli attivisti per il clima di aver portato la questione ambientale al centro del dibattito pubblico ma ha, altresì, condannato le politiche adottate in risposta a questa emergenza, affermando che “stanno distorcendo il dibattito alla ricerca di una piattaforma climatica che è irrealistica e irrealizzabile”. Ha affermato: “I leader politici sanno che il dibattito è diventato irrazionale, ma sono terrorizzati dal dirlo per paura di venire accusati di essere negazionisti”.
L’ex primo ministro si sofferma anche sulla crescente domanda di combustibili fossili, affermando che il traffico aereo è destinato a raddoppiare nei prossimi vent’anni e che l’urbanizzazione porterà la domanda di acciaio a crescere del 40% e quella di cemento del 50%.
Per Tony Blair, dunque, l’unica vera spinta propulsiva alla transizione energetica può venire dalla ricerca e dall’innovazione tecnologica, soprattutto per quanto riguarda la cattura della CO2.