Adesso che la fumata bianca c’è stata e il successore di Papa Francesco, l’americano Robert Francis Prevost, è stato eletto, le misure prese per proteggere la votazione più sicura e segreta del mondo possono essere allentate. Tra queste c’era anche lo spegnimento dei ripetitori e il blocco della copertura telefonica nei pressi della Cappella Sistina, in modo da garantire l’isolamento dei cardinali riuniti in Conclave. Anche fuori, in Piazza San Pietro, nei giorni del Conclave la connessione risultava impossibile per molti. Per questo alcune troupe televisive hanno usato le antenne di Starlink: una vetrina eccezionale per un fornitore tecnologico che, intanto, non ha ancora convinto le massime autorità italiane.
Reti bloccate, emergenza Starlink in piazza San Pietro #Conclave pic.twitter.com/lMPr7OO804
— Nino Luca (@Nino_Luca) May 8, 2025
I dubbi del Consiglio supremo di Difesa
Secondo quanto riportato da Repubblica, durante il Consiglio supremo di difesa che si è riunito al Colle lo stesso giorno della fumata bianca in Vaticano, sarebbe “emersa la necessità di prendere tempo” sull’utilizzo della tecnologia satellitare di Starlink da parte del Paese. Un utilizzo sponsorizzato negli scorsi mesi da diversi esponenti del Governo, come Matteo Salvini, mentre l’Europa preme perché l’Italia consideri delle alternative, anche se nessuno è minimamente vicino ad avere le migliaia di satelliti già schierati in orbita da Musk.
Starlink e il Conclave
I kit satellitari dell’azienda di Elon Musk (che ormai in Italia ha almeno 50mila clienti, secondo i numeri rivelati negli scorsi mesi da Radiocor) sono stati utilizzati da diverse troupe televisive internazionali per avere la trasmissione Internet durante le dirette in collegamento dal Vaticano nei due giorni del Conclave. Con l’ormai famosa antennina quadrata che parla direttamente con la gigantesca costellazione di satelliti mandata in orbita (e periodicamente rinfoltita) dalla muskiana SpaceX, i giornalisti hanno evitato problemi legati al blocco delle coperture telefoniche.
“A San Pietro i giornalisti si collegano a Starlink per le dirette”, ha scritto su X Andrea Stroppa, informatico molto vicino a Elon Musk, pubblicando alcune foto delle postazioni per le emittenti allestite all’interno della piazza, ciascuna dotata di un cavalletto con l’antenna, una tavoletta quadrata bianca, per la connessione internet satellitare ad alta velocità.
Nelle foto pubblicate da Stroppa, si vedono antenne Starlink anche su un furgoncino della protezione civile.
Starlink is
everywhere around St. Peter. A volunteer told me there is nothing that
compares to Starlink’s performance. pic.twitter.com/COjxKR0No5—
Andrea Stroppa 🐺 Claudius Nero’s Legion 🐺 (@andst7) May
8, 2025
San Pietro, perché i cellulari non funzionavano e le antenne Starlink sì?
Ma perché a San Pietro i cellulari non funzionavano mentre le antenne di Musk sì? Nei giorni precedenti al Conclave, il Corriere ha riassunto le misure di sicurezza prese: la richiesta rivolta agli operatori telefonici di spegnere le antenne nella Città del Vaticano riguardava, secondo quanto ricostruito, solo per la zona della Cappella Sistina e Santa Marta. I disservizi sulla rete mobile nel resto della Città del Vaticano sarebbero quindi dovuti alla grande affluenza di persone.
I disservizi ci sono stati: nei giorni del Conclave anche i negozianti vicini all’area hanno riportato difficoltà di connessione, con cellulari e pos irraggiungibili. Tra le cause, oltre a qualche ripetitore in meno e all’effetto collo di bottiglia sulle connessioni dovuto alla grande folla, ci potrebbero essere anche i ‘jammer’ utilizzati per la sicurezza e la segretezza del Conclave; si tratta di apparecchi in grado di disturbare la comunicazione dei dispositivi eventualmente sfuggiti ai controlli vaticani, e c’è la possibilità che abbiano interferito con le linee anche fuori dall’area delimitata.
Le contromisure di sicurezza ‘normali’ non hanno avuto effetto sulla tecnologia di Starlink perché si tratta di una connessione completamente diversa: le antenne di Musk si collegano direttamente ai satelliti in orbita bassa (LEO), e disturbarne il segnale richiede jammer diversi e più sofisticati rispetto a quelli usati per le normali reti.
Questo non esclude che all’interno della Cappella Sistina sia stato previsto l’utilizzo di questo tipo di dispositivi: un telefono satellitare rappresenterebbe un rischio serio per la segretezza di un evento come il Conclave.
I dazi e il ruolo di Starlink
Intanto l’azienda di Musk starebbe giocando un ruolo anche nelle trattative relative ai dazi statunitensi: secondo un’inchiesta del Washington Post, il Lesotho, l’India, la Cambogia e altri Paesi avrebbero concesso licenze e agevolazioni al colosso di SpaceX nel tentativo di alleggerire la pressione tariffaria e migliorare i rapporti con Washington. I documenti ottenuti dal quotidiano rivelano come il Dipartimento di Stato stia attivamente promuovendo Starlink all’estero, anche su impulso del segretario Marco Rubio.
A meno di due settimane dall’annuncio di dazi del 50% su beni provenienti dal Lesotho, il governo del piccolo Stato africano ha concesso a Starlink la sua prima licenza per servizi internet, valida dieci anni. Una scelta che, secondo un memo del Dipartimento di Stato, rappresenterebbe un segnale di “buona volontà” da parte del Paese nei negoziati per un accordo commerciale con gli Stati Uniti. I documenti del Post non mostrano richieste esplicite di contropartite per l’accesso al mercato, ma rivelano come Rubio abbia chiesto ripetutamente ai diplomatici di promuovere i servizi satellitari statunitensi, citando Starlink come strumento strategico per contrastare la concorrenza cinese e russa. Musk, stretto alleato politico di Trump e finanziatore della sua campagna elettorale con 277 milioni di dollari, ricopre anche un incarico nell’amministrazione, alla guida del Dipartimento per l’Efficienza Governativa (Doge). La Casa Bianca, per bocca del portavoce Kush Desai, ha negato l’esistenza di conflitti d’interesse.