Angelica Agosta – Ingegnere
Il blackout che ha colpito la Penisola Iberica il 28 aprile 2025 ha immediatamente riacceso nel nostro Paese l’attenzione pubblica e politica sul tema della sicurezza energetica in un sistema sempre più alimentato da fonti rinnovabili e sulla transizione energetica.
Un dibattito che si intreccia con il ciclo di audizioni appena avviato dalla Commissione Ambiente del Senato, chiamata a valutare le proposte per promuovere le fonti rinnovabili e aumentarne la quota nel mix energetico nazionale.
In questo contesto, non sono mancati allarmismi e semplificazioni. Si sono registrate, infatti, posizioni divergenti che, in alcuni casi, hanno alimentato timori circa i potenziali rischi per la stabilità del sistema elettrico. Tuttavia, occorre ribadire che, allo stato attuale, non risulta alcuna conferma ufficiale da parte di fonti autorevoli che le cause del blackout spagnolo siano da ricondurre direttamente alla crescita delle fonti rinnovabili non programmabili.
Suggerire che il sistema elettrico italiano possa essere esposto agli stessi rischi, senza una valutazione tecnica fondata, rischia di alimentare un dibattito ideologico che non favorisce un confronto costruttivo. È invece necessario analizzare in modo oggettivo e comparato le specificità infrastrutturali e strategiche che caratterizzano i due sistemi energetici.
La Penisola Iberica dispone oggi di una capacità di scambio limitata a circa 3,3 GW attraverso la sola connessione con la Francia. L’Italia, invece, può contare su una rete molto più estesa e diversificata, con circa 11,5 GW di capacità di interconnessione che la collegano a Francia, Svizzera, Austria, Slovenia, Montenegro e Grecia.
A fronte di una domanda elettrica superiore di circa il 25% rispetto a quella spagnola (dati 2023), l’Italia gode pertanto di una maggiore flessibilità e di una capacità di scambio quasi tripla, elementi che contribuiscono a rafforzare la sicurezza del sistema.
Anche dal punto di vista del mix energetico emergono differenze significative. Nel 2024, il 56,8% dell’energia elettrica prodotta in Spagna è arrivato da fonti rinnovabili, con una netta prevalenza di fotovoltaico (32,350 GW) ed eolico (32,104 GW) su un totale di circa 85 GW di capacità installata.
Nello stesso anno, l’Italia si è fermata al 41,2%, con un mix più diversificato che comprende anche fonti programmabili come idroelettrico, geotermico e bioenergie.
In particolare, la capacità installata di rinnovabili non programmabili in Italia ha raggiunto circa 50 GW, di cui 37,1 GW di solare e 13 GW di eolico. A queste si aggiungono quasi 24 GW di fonti rinnovabili programmabili, che riducono significativamente la dipendenza dalle sole fonti intermittenti rispetto al sistema spagnolo.
Un ulteriore elemento di forza per l’Italia è rappresentato dalla capacità di accumulo.
Nel 2024, la capacità installata di sistemi Bess (Battery Energy Storage System) ha raggiunto i 5,56 GW, con una capacità energetica di 12,94 GWh, a cui si aggiungono 7,3 GW di capacità di pompaggio idroelettrico.
In Spagna, invece, i sistemi di accumulo elettrochimico si fermano a soli 25 MW, con 3,3 GW di pompaggio. La maggiore disponibilità di infrastrutture di accumulo contribuisce a garantire la stabilità della rete e a mitigare i rischi associati alla variabilità delle fonti rinnovabili non programmabili, offrendo al sistema elettrico un margine di sicurezza già oggi operativo e misurabile.
Tuttavia, nell’ottica di un ulteriore rafforzamento della resilienza e della flessibilità del sistema, risulta strategico valorizzare anche il potenziale di nuove soluzioni tecnologiche che vanno oltre le infrastrutture tradizionali di stoccaggio.
In particolare, l’evoluzione delle reti intelligenti e dei sistemi di gestione avanzata della domanda energetica apre la prospettiva di trasformare edifici residenziali, commerciali e industriali in veri e propri sistemi di accumulo distribuito.
Tali soluzioni consentono di assorbire energia nei momenti di sovrapproduzione e di ridurre i consumi quando il sistema richiede un riequilibrio. Un esempio concreto è rappresentato dalle pompe di calore di nuova generazione, che, grazie alla capacità di modulare i consumi e di accumulare calore o freddo, possono contribuire significativamente alla flessibilità operativa della rete e alla sicurezza complessiva del sistema elettrico e se correttamente integrata nelle politiche di sistema, può supportare lo sviluppo delle fonti rinnovabili senza comprometterne la gestione.
Alla luce di queste considerazioni, l’Italia appare oggi in una posizione di maggiore sicurezza rispetto alla Spagna, grazie a un sistema energetico più interconnesso, più bilanciato e più dotato di capacità di accumulo. Tutto questo rende meno credibile l’allarme di un rischio immediato di blackout riconducibile alla crescita delle fonti rinnovabili.
Guardando al futuro. Il sistema energetico italiano risulta oggi strutturalmente più bilanciato, interconnesso e resiliente rispetto a quello spagnolo e il nuovo Piano di Sviluppo 2025-2034 di Terna che prevede un incremento del 40% della capacità di interconnessione con l’estero, conferma la volontà di rafforzare ulteriormente tali caratteristiche.
Un passo importante che, insieme al mantenimento di un mix di produzione equilibrato e alla continua diffusione di sistemi di accumulo, rafforza ulteriormente la resilienza del sistema elettrico nazionale.
In questo contesto, è auspicabile che la Commissione Ambiente del Senato, nel valutare le proposte legislative e i piani d’azione, tenga conto di questi elementi e prosegua nel percorso di sviluppo delle fonti rinnovabili e nella definizione di politiche volte a garantire un mix energetico equilibrato.
Favorire la diffusione di tecnologie di accumulo e di soluzioni che non introducano nuove dipendenze da Paesi extra-europei rappresenta la strada per mitigare i rischi di over-generation e consolidare una transizione energetica che sia sicura, sostenibile e al servizio della competitività del Paese.