Il team dell’Istituto italiano di tecnologia guidato dal professor Mario Caironi ha sviluppato la prima batteria commestibile, inserita nella torta nuziale robotica all’Expo di Osaka.
L’innovazione è una cosa buona ma può essere ‘gustosa’. Il merito è del professor Mario Caironi, dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit), che col suo team ha sviluppato la prima batteria commestibile, una delle migliori invenzioni del 2023 secondo ‘Time‘.
“L’elettronica ingeribile esiste ma rischia di provocare ritenzione e danni gastrointestinali, da qui l’elettronica commestibile, con componenti alimentari, più smaltibile e sicura”, spiega Caironi. Ecco allora una batteria per alimentarla.
Al team si unisce l’elettrochimico Ivan Ilic che trova le molecole per bilanciare le due cariche: riboflavina (Vitamina B2) per l’anodo e quercetina (presente nei mirtilli) per il catodo, ad aumentare il volume è un elettrodo in inchiostro di carbonio mentre due sottili fogli alimentari in oro sono i conduttori e vengono separati da un elettrolita ricavato dall’alga nori. La struttura inizialmente era racchiusa in cera d’api. “Noi non volevamo rendere la batteria solo commestibile, ma anche buona da mangiare”. Così con l’Epfl e la Hospitality School di Losanna la cera d’api viene sostituita dal cioccolato.
Il passo successivo è una RoboCake sviluppata in collaborazione con il Laboratorio di Sistemi Intelligenti dell’Epfl guidato da Dario Floreano, l’Università di Bristol e l’Università di Wageningen. Una torta nuziale robotica presentata all’Expo di Osaka nello stand svizzero, lo scorso 10 aprile. Oltre alla batteria commestibile, anche due robottini in gelatina a forma di orsachiotto. “Lo scopo della robotica commestibile è anche quello di combattere problemi come la disfagia o i disturbi alimentari, stimolando l’appetito o contrastando il binge eating”.
La batteria è di 0,7 volt, troppo poco per l’elettrolisi, così da non provocare ustioni se ingerita. La durabilità era di 10 micron ma col tempo si è arrivati a 20.
Il team dell’Iit sta ora lavorando per miniaturizzarla a uso biomedico per monitorare alcuni parametri del corpo o dare informazioni utili alla nutrizione. Un altro ambito è l’agritech. “In agricoltura si utilizzano sensori per monitorare la temperatura e l’umidità del terreno, ma se dispersi provocano danni ambientali”. La batteria, fatta di materiali organici e biodegradabili, può quindi essere utile. Ma occorre ottimizzarne la durabilità, perché non si esaurisca subito, e accelerarne la degradabilità, perché non sia dispersa alla fine della sua vita. “Il passaggio dalla cera d’api al cioccolato, dal punto di vista della degradabilità, è stato un progresso decisivo”.
L’articolo originale è stato pubblicato sul numero di Fortune Italia del maggio 2025 (numero 4, anno 8)