Quello della logistica è un mondo tradizionalmente maschile e i dati in questo senso parlano chiaro. Stando a quanto riportato dal World Economic Forum, le donne sono sottorappresentate nel settore dei trasporti e della logistica, costituendo solo il 23% dei dipendenti tra Europa e Asia centrale, con l’Italia che si ferma all’incirca a questa percentuale. Ma non solo. Quelle svolte dalle donne sono spesso mansioni a basso reddito, a conferma della difficoltà di molte lavoratrici di accedere ai ruoli manageriali (anche) in questo comparto.
Per provare a combattere questa tendenza partendo dai luoghi di formazione, Fortune Italia ha dedicato al tema il suo appuntamento mensile del ciclo MPW (Most Powerful Women) con l’incontro ‘Le donne della logistica’, tenutosi alla Sapienza Università di Roma il 16 maggio scorso, nell’ambito di un accordo di collaborazione col Dipartimento di Management, e rivolto agli studenti del corso di laurea magistrale in ‘Management delle tecnologie, innovazione e sostenibilità’.
Ospiti della tavola rotonda, insieme ad Alessandra Cozzolino – professoressa associata in Economia e gestione delle imprese presso l’Ateneo ed esperta di Supply chain management – quattro nomi di spicco del settore logistico: Ilaria Catalano, responsabile della Logistica sanitaria di Poste Italiane; Roberta Gili, managing director & owner di Italia Cargo; Chiara Prisco, Fine Art business unit manager nel ramo Special services di Fercam e Giuseppina Vacchiano, Head of global supply chain di Alfasigma.
Essere un esempio
“Qual è il contributo del ribilanciamento di genere all’interno di un settore che è ancora a grande dominanza maschile?”. Ad aprire i lavori, con questa domanda, è stato il professor Francesco Ricotta, ordinario di Economia e gestione delle imprese alla Sapienza. “Secondo molti studi – ha sottolineato – le donne hanno una maggiore propensione a migliorare le performance e la resilienza delle imprese”. E rappresentano dunque una risorsa fondamentale anche per un comparto come quello della logistica. Ma come fare per vincere i pregiudizi?
“A me è servita una buona dose di coraggio, o sana incoscienza; la voglia di essere un role model per le mie figlie e poi la capacità di chiedere aiuto”, ha raccontato Vacchiano, riferendosi alla sua esperienza quindicinale nel mondo della supply chain.
“Di certo i momenti difficili e i bias non mancano – ha aggiunto poi Roberta Gili, da 40 anni nel settore – Ricordo ancora quando guidavo un’associazione di logistica, unica donna in quel campo. Durante la prima assemblea con tutti i soci, mi si avvicinò un uomo chiedendomi chi fosse il presidente. Gli risposi che ero io e lui rimase di sale”.
I dati che arrivano dal mondo accademico fanno però ben sperare. Tra i docenti, ha spiegato la professoressa Cozzolino, si ripropone la discrepanza che caratterizza il mondo del lavoro con un lieve miglioramento negli ultimi dieci anni, ma “dal lato degli studenti, invece, la popolazione femminile del nostro corso di laurea magistrale è molto numerosa: le richieste di tesi di laurea in Supply chain management sono cresciute tantissimo e questo è indicativo dell’interesse per il settore”, anche a livello di intenzioni future sulla carriera da intraprendere una volta finiti gli studi.
Trasportare beni speciali: dai farmaci all’arte
Un elemento comune all’esperienza professionale di tutte le relatrici presenti all’incontro è la movimentazione di beni speciali, dai farmaci alle opere d’arte.
Quello sanitario, ha chiarito Catalano, “è un settore altamente regolamentato. Basti pensare al nuovo processo di serializzazione implementato in seguito alla direttiva comunitaria proprio a febbraio di quest’anno e che riguarda tutto il controllo, e quindi il monitoraggio, del farmaco”. La responsabile della Logistica sanitaria di Poste ha spiegato agli studenti come ogni medicinale – e spesso si parla di prodotti ad alto costo – debba “avere un bollino univoco per poter essere rintracciabile lungo tutta la filiera”, oltre a un dispositivo di non manomissione per evitare la contraffazione.
“Nei trasporti farmaceutici è fondamentale anche monitorare la temperatura, in modo tale che il prodotto venga trasportato integro dal luogo di origine al luogo di destinazione” ha aggiunto Gili, che con la sua Italia Cargo si occupa però anche di beni culturali. “Quando si parla d’arte – ha proseguito la manager che, ad esempio, ha seguito il trasporto da Venezia a Pechino delle opere di Leonardo Da Vinci – c’è lo stesso fil rouge: bisogna tracciare, monitorare e prevenire qualsiasi tipo di problema”.
A questo proposito, Chiara Prisco – che con Fercam sta accompagnando il percorso artistico dello scultore contemporaneo Jago – ha sottolineato come l’ambito della logistica dell’arte sia un “ambiente molto particolare, perché ogni richiesta viene seguita ed eseguita caso per caso: non esiste una sorta di standardizzazione o, se c’è, è di molto inferiore in percentuale rispetto a tutto l’impegno che invece viene profuso per i dettagli ad hoc. Questo perché ogni opera è unica e ha una necessità speciale, un po’ come le persone che hanno il proprio passaporto”.
Un ponte tra aziende e università
Uno degli obiettivi dell’appuntamento dedicato a donne e logistica era quello di creare un ponte tra mondo accademico e mondo aziendale. Ma quali sono le competenze richieste oggi dal settore?
“Tra le attitudini fondamentali annovero sicuramente l’agilità, la capacità di porsi domande e di affrontare le problematicità in maniera diversa per trovare soluzioni innovative”, ha chiarito Vacchiano. “Oggi si parla molto di intelligenza artificiale: l’analisi del dato e la deduzione di raccomandazioni e risoluzioni sono competenze che ancora oggi scarseggiano nelle aziende e che i ragazzi che escono dall’università possono assolutamente apportare”.
“Finestre come questa – ha concluso la professoressa Cozzolino – aprono all’opportunità di conoscere non solo le donne manager che lavorano in ambito logistico, ma anche le esperienze specifiche di aziende completamente differenti con un grande impatto a livello economico”.