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Meloni, Trump e il “primo papa italoamericano”: parla Robert Allegrini (Niaf)

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Da Jimmy Carter a Joe Biden, quasi tutti i presidenti Usa degli ultimi 50 anni hanno partecipato alla tradizionale serata di Gala della Niaf, National Italian American Foundation, punto di riferimento per 17 milioni di cittadini americani di origine italiana. Alla collezione manca solo Donald Trump, che però potrebbe rimediare al gala del prossimo ottobre, racconta a Fortune Italia Robert Allegrini, presidente e Ceo della fondazione che, proprio nel giorno in cui lo intervistiamo, festeggia i 4 anni alla guida della Niaf.

“Durante il suo primo mandato Trump è stato lui a ospitarci alla Casa Bianca”, precisa, raccontando che per il prossimo autunno un invito è stato mandato anche a Giorgia Meloni e un altro a John Elkann, mentre è confermata la presenza di Andrea Bocelli. Intanto già a giugno la Niaf spera di ottenere udienza da Leone XIV, il “primo Papa italoamericano”, dice orgoglioso Allegrini, che è di Chicago proprio come Prevost. “Sono anche contento che sia un tifoso dei White Sox! Sarebbe stato un disastro se fosse stato dei Cubs. Credo che sarà una figura unificante. Parlando con suo fratello, mi ha detto che non è né liberale né conservatore, ma una persona centrata, capace di ascoltare entrambe le parti. E credo che questa sia la prima qualità di un grande leader”.

Parliamo delle relazioni Italia-USA.

Trump vede in Meloni la leader de facto dell’Europa. La Niaf è un’organizzazione apartitica ma sono contento che – per la seconda volta nella mia vita – molti americani conoscano il nome del presidente del Consiglio italiano. L’unico altro nome che conoscevano davvero era quello di Berlusconi. Il fatto che Trump si affidi a Meloni anche per i negoziati commerciali è significativo. Penso che Trump guardi a Meloni anche per una leadership europea sulla questione Ucraina, e più in generale su tutte le questioni legate al Mediterraneo. Trump ha un’affinità particolare con l’Italia e ama gli italo-americani. Diversi membri del nostro consiglio direttivo sono soci del Mar-a-Lago Club.  E poi, lo sa? È stato un italo-americano a presentargli sua moglie.

Nonostante i buoni rapporti, la politica sui dazi che rischia di colpire anche l’Italia è firmata Trump. Quali sono stati i primi impatti dell’annuncio?

Molte aziende italiane sono state abbastanza lungimiranti da fare scorte prima dell’introduzione delle tariffe. Quindi, finora, non c’è stato un impatto forte. Spero davvero che la questione venga risolta prima che si arrivi a conseguenze più serie. Sui negoziati il fatto che un accordo sia già stato firmato con il Regno Unito è un buon segnale. Spero davvero che l’UE sia la prossima.

Parliamo della Niaf. Quali sono le iniziative più importanti negli ultimi quattro anni?

Uno degli sforzi diplomatici più importanti è stato l’accordo firmato con il Ministro Tajani a Roma, per promuovere il turismo delle radici: il cosiddetto turismo del ritorno, per permettere agli italo-americani di scoprire o riscoprire la terra dei nonni e bisnonni. Abbiamo poi firmato un accordo con l’associazione italo-canadese. Lavoriamo insieme su molte iniziative, ad esempio abbiamo collaborato per mitigare alcuni aspetti del nuovo decreto cittadinanza (approvato il 20 maggio dalla Camera, ndr) che rende più difficile ottenere la cittadinanza italiana.

Cosa mi può dire del provvedimento sulla cittadinanza?

Capisco le motivazioni del governo italiano, e sostengo il requisito della lingua italiana: se vuoi un passaporto italiano, è giusto che tu conosca almeno la lingua. Ma mi dispiace per tanti italo-americani più giovani, che parlano italiano e conoscono la cultura. Però chi ha perso la cittadinanza italiana per diventare americano potrà riottenerla. Per noi questa è stata una vittoria. Una nostra altra iniziativa recente è il protocollo firmato con la Società Dante Alighieri, per promuovere la lingua italiana negli Stati Uniti. Dopo la frattura causata dalla Seconda Guerra Mondiale, quando l’italiano era visto come “lingua nemica”, molti immigrati dissero ai figli di parlare solo inglese. Ma oggi vedo una vera rinascita dell’interesse per l’italiano.

Quali altre iniziative avete realizzato?

Abbiamo appena firmato una partnership per avere degli spot pubblicitari nelle partite della Serie A trasmesse dalla Cbs. Fa parte delle celebrazioni per il nostro 50° anniversario. RAI Internazionale sta realizzando un documentario sui nostri 50 anni. Una delle cose di cui sono più fiero e orgoglioso è che il governo italiano ci dedicherà un francobollo, che sarà ufficialmente emesso il 18 ottobre, in occasione del nostro Gala.

Come è cambiata l’esperienza italo-americana nel tempo?

Oggi, gli italo-americani sono un gruppo etnico completamente integrato negli Stati Uniti, e hanno raggiunto posizioni di rilievo in ogni settore. Basti pensare che gli ultimi tre Speaker della Camera – la terza carica più importante – sono tutti italo-americani: Nancy Pelosi, Kevin McCarthy (che era mezzo italiano, col nonno originario del Molise) e Mike Johnson, il cui nonno si chiamava Guido Messina, originario della Sicilia. Siamo anche ambasciatori del Made in Italy, tra vino, moda, automobili, cibo. La burrata, vent’anni fa, nessuno la conosceva. Oggi è ovunque, e anche gli americani non di origine italiana sanno cos’è.

Robert Allegrini, presidente Niaf: “Così gli italoamericani lavorano per il Made in Italy”

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