L’intelligenza artificiale arriva tra i banchi dell’università. Una rivoluzione che coinvolge la didattica, la ricerca ma anche la stessa organizzazione accademica. In un contesto globale in cui la tecnologia diventa, ogni giorno di più, parte integrante della nostra quotidianità, l’università Bocconi di Milano si tiene al passo con i tempi e firma un accordo strategico con OpenAI, azienda statunitense leader nel settore, per aprire le porte del proprio ateneo al futuro dell’apprendimento.
L’Università milanese, infatti, sarà la prima in Italia a offrire ai propri studenti, professori e staff tecnico strumenti di intelligenza artificiale specializzati per l’apprendimento e la ricerca. Una comunità che vanta oltre 17.000 persone potrà così usufruire di soluzioni avanzate che hanno l’obiettivo di collegare chi le interpella ad ogni aspetto della vita dell’ateneo.
Gli obiettivi sul tavolo sono molteplici: dal punto di vista della ricerca il cuore della partnership verterà sullo sviluppo e l’applicazione di sistemi di AI agentica – ovvero sistemi capaci di operare in autonomia per perseguire obiettivi specifici – così da agevolare i processi con cui i ricercatori delle scienze sociali sviluppano e applicano le loro teorie.
Le principali aree di interesse, nelle quali la Bocconi è già attiva, saranno lo sviluppo di agenti intelligenti per potenziare comportamenti ed esperimenti utili alla ricerca accademica, oltre che pratica; l’utilizzo di modelli avanzati di AI per quantificare concetti astratti a partire da testi, video e altre fonti di dati non strutturati su larga scala e la personalizzazione dell’esperienza educativa.
In quest’ultimo macro segmento lo scopo principale è quello di creare degli intelligent assistant in grado di offrire agli studenti delle esperienze educative personalizzate in base alle loro esigenze, partendo dal piano formativo fino ad abbracciare la ricerca di fonti e la creazione di domande da porre durante le lezioni in programma. Ma non solo.
Anche i docenti usufruiranno di un supporto importante avvalendosi della correzione automatica e dell’analisi dei dati, così da potersi dedicare maggiormente ad altri aspetti dell’insegnamento di più rilevante efficacia. Insomma, l’AI diventerà parte integrante dell’intero contesto accademico.
“La missione della Bocconi è da sempre quella di coniugare rigore metodologico e dati d’avanguardia con l’impatto sociale”, afferma Francesco Billari, Rettore dell’Università Bocconi. “Questa collaborazione con OpenAI conferma il nostro ruolo alla frontiera della ricerca e della didattica, dove l’intelligenza artificiale contribuirà a migliorare l’esperienza educativa e a plasmare i processi decisionali del futuro”.
Per prendere questa evoluzione per mano, l’ateneo ha anche istituito una figura ad hoc: il prorettore alla Trasformazione digitale e all’intelligenza artificiale, ruolo assegnato al professor Dirk Hovy, docente di natural language processing and computational social science.
Il progetto risponde agli stimoli di un contesto globale in fermento. Entro il 2028, secondo una ricerca condotta da Gartner, infatti, più dell’80% dei contenuti accademici sarà sviluppato con il supporto dell’intelligenza artificiale generativa. Un’ipotesi verosimile vista la crescita esponenziale del mercato globale che la riguarda non solo nel mondo ma anche nel nostro Paese.
In Italia, secondo i dati forniti dall’Osservatorio del Politecnico di Milano, nel 2024 il volume d’affari totale legato all’AI è aumentato del 58% rispetto all’anno precedente, arrivando a toccare la cifra di 1,2 miliardi di euro.
La Bocconi, entrando a far parte di un ristretto gruppo di atenei di eccellenza internazionale che hanno già deciso di abbracciare l’intelligenza artificiale nella propria didattica, dunque, sembra aver colto la portata della sfida che il futuro riserva alle prossime generazioni.