Nei giorni scorsi il rendimento dei titoli di Stato francesi ha raggiunto quello dei bond della Grecia, e i Btp italiani sono sempre più vicini. C’entrano, e non poco, le turbolenze politiche che hanno afflitto il Paese negli ultimi tempi, facendo registrare una scarsa performance dei mercati francesi. Nella giornata di mercoledì, a meno di clamorosi colpi di scena, il governo di minoranza a guida Michel Barnier (nella foto in evidenza) sarà sfiduciato dal Rassemblement National e dal Nouveau Front populaire, in un’inedita convergenza fra destra e sinistra.
Le vicende politiche
La crisi politica si era aperta lo scorso giugno, quando a sorpresa il presidente Emmanuel Macron aveva indetto le elezioni legislative anticipate a seguito del tracollo alle europee. L’obiettivo era fermare l’avanzata dei nazionalisti Le Pen e Bardella. Quelle elezioni avevano consegnato alla Francia un quadro politico eterogeneo e un’Assemblea nazionale senza maggioranza certa, tripartita fra l’alleanza di sinistra del Nouveau Front populaire, il Rassemblement National e la coalizione Ensemble di Macron.
Disattendendo i risultati della consultazione – e per uscire dallo stallo politico – il presidente francese aveva nominato il Républicain Barnier come nuovo primo ministro. Adesso sul governo si sta per abbattere la scure della mozione di sfiducia. Fatale, per il primo ministro, l’incapacità di superare un banco di prova importante: la manovra per il 2025 in un contesto di grave instabilità finanziaria. In risposta alle crescenti pressioni politiche, Barnier ha fatto ricorso all’articolo 49.3 della Costituzione, che consente di adottare la legge di finanziamento della Sécurité sociale senza passare per il voto del Parlamento. All’annuncio di procedere con la ‘motion de censure’ della France Insoumise di Mélenchon, si è aggiunto il Rassemblement National di Le Pen, che ha confermato la volontà di sfiduciare il governo. Si tratterebbe della prima mozione di sfiducia a essere approvata dal 1962.

La risposta dei mercati
Era inevitabile che le incertezze politiche provocassero delle ripercussioni sui mercati finanziari. Lo scorso 28 novembre, per la prima volta, il rendimento dei titoli di Stato francesi a dieci anni ha raggiunto quelli greci di pari durata, attorno al 3%. Lo spread fra gli Oat francesi e gli analoghi Bund tedeschi, in quegli stessi giorni, aveva sfiorato 90 punti, il massimo valore raggiunto dal 2012. I conti del 2024 si chiuderanno con un deficit pari al 6,2% del Pil.
Il confronto con l’Italia
I nostri Btp hanno ancora rendimenti più elevati di quelli francesi, a causa di un debito che in percentuale sul Pil è più alto (136,6% del Pil, contro il 112,7% della Francia), ma la differenza va sempre più assottigliandosi: lo spread fra i decennali dei due Paesi è sceso sotto i 38 punti base, un differenziale di rendimento mai così basso negli ultimi quindici anni. L’Italia, dal canto suo, migliora le sue prestazioni sui mercati. Il differenziale, ora a 38, a inizio anno viaggiava infatti a 114 punti base. A premiare l’Italia contribuisce una certa stabilità politica, al netto delle beghe interne alla maggioranza di governo, mentre per Parigi il caos è dietro l’angolo.