PGIM_970x250_HEADER

Cina: altri 432 miliardari lasciano il Paese, la nuova cassaforte è Singapore

PGIM_970x250_ARTICOLO
Velasco25 Articolo
Negli ultimi tre anni  la Cina  ha perso più di un terzo dei suoi miliardari. Dal picco di 1185 “paperoni” sul suolo nazionale registrato nel 2021, il trend è andato a scendere vertiginosamente, chiudendo nel 2024 a quota 753. Una fuga di 432 super ricchi verso Singapore, la “Svizzera d’Asia” che è diventata il rifugio più sicuro per gli imprenditori cinesi.
Zang Yiming fondatore ed ex amministratore delegato di Byte Dance, la piattaforma sulla quale si muove anche Tik Tok, patrimonio stimato di 49,3 miliardi di dollari, considerato l’uomo più ricco della Cina, ha lasciato Pechino per Singapore lo scorso ottobre.
Jihan Wu, l’Imperatore cinese delle criptovalute e fondatore di Bitmain, gigante nella produzione di chip per il mining di bitcoin, ha acquistato un caveau di stoccaggio di criptovalute vicino all’aeroporto di Changi.
Cindy Mi, imprenditrice nell’ambito della formazione digitale e co-fondatrice di ABC English, ha portato a Singapore la sua nuova creatura, la piattaforma VIPKID.
Anche Liang Xinjun, cofondatore e ex vicepresidente del conglomerato Fosun International fa base a Singapore.
Non sono dati incoraggianti per il Dragone quelli presentati quest’anno dall’Hurun Research Institute, un autentico opinion-leader per chi intende investire nel mercato indiano e cinese. Negli ultimi tre anni, quindi, il 36% dei portafogli più incisivi ha lasciato Pechino. L’indagine non si è soffermata solo sui miliardari in dollari, ma ha preso in considerazione anche tutti i patrimoni superiori ai 5 miliardi di yuan (700 milioni di dollari circa).
La crisi immobiliare
Diversi i fattori che hanno portato a questo crollo. In prima linea vi è sicuramente il collasso che ormai da tre anni ha travolto il mercato immobiliare, il vero volano economico del paese. La crisi, che da molti osservatori internazionali era stata giudicata fisiologica e quindi facilmente risolvibile, persiste tuttora e con importanti conseguenze. Se tra gennaio e febbraio 2024 gli investimenti nel settore avevano registrato un calo del 9,7% a maggio dello stesso anno il trend negativo si è intensificato, arrivando a -11 punti percentuali. Un ulteriore colpo per i ricchi imprenditori edili nel paese, già provati dal progressivo restringimento dell’accesso al credito imposto dalle Autorità nazionali dalla fine del 2019.
Una scelta fallimentare che, unita alla diminuzione dei ricavi dalle prevendite di nuove abitazioni in costruzione e dal rallentamento dell’economia nazionale a causa delle forti restrizioni di lockdown imposte dal Governo, ha finito per limitare la liquidità di molti colossi del settore con conseguenze devastanti. Basti pensare a Evengrande, il secondo costruttore di immobili nel paese, che prima ha provato a salvarsi chiedendo ingenti prestiti e nell’agosto 2023 ha ufficialmente dichiarato bancarotta.
Le conseguenze della “common prosperity”
Il caso più emblematico è quello di Jake Ma. Il co-fondatore del gigante dell’e-commerce Alibaba, per molto tempo ritenuto il più temibile competitor di Amazon, dopo aver criticato la direzione del Partito Comunista Cinese e averlo accusato di frenare l’innovazione nel paese, è stato ridotto al silenzio e costretto a farsi da parte dalla direzione di Alibaba. La conseguenza più impattante è stata il crollo del valore delle azioni dell’azienda, che hanno visto un sostanziale rialzo solo a gennaio 2024, dopo che lo stesso Ma ha annunciato la sua decisione di sostenere il titolo acquistando azioni per un valore totale di 50 milioni di dollari.
Questo concetto di “common prosperity” presentato nel 2021 dal Presidente Xi Jinping durante il decimo meeting del Comitato Centrale per gli Affari Economici e Finanziari del Partito Comunista Cinese e ribadito nel 2023 quando il ventesimo congresso del PCC ha confermato la sua leadership, ha l’obiettivo di sostenere i redditi più bassi in vista di uno sviluppo economico più equo e bilanciato ma si è tradotto, nei fatti, in una serie di investigazioni, ritorsioni e misure punitive del Governo contro finanzieri e imprenditori locali, accusati di essere in contrasto con i valori di uguaglianza propalati da Partito e quindi costretti a tenere un basso profilo.
La Cina è attualmente il secondo paese, dopo la Russia, per fuga di capitali, una tendenza che il Governo non sembra voler fermare ma che potrebbe rivelarsi una minaccia alla luce di un possibile nuovo inasprimento della competizione economica con gli Stati Uniti dopo il reinsediamento di Donald Trump alla Casa bianca, il prossimo gennaio.
PGIM_300x600_ARTICOLO side
PS25 Box

Leggi anche

Ultima ora

Iscriviti alla nostra Newsletter

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.