La vera sostenibilità richiede un cambiamento culturale profondo. Una sfida da fronteggiare con l’aiuto di nuove competenze.
Cosa significa oggi la creazione di valore? Cosa significa fare del bene alle imprese e alla società? Con Massimo Lapucci, presidente Egea Holding ed International Fellow Yale University – Digital Ethics Center, abbiamo attraversato le domande significative in agenda della leadership d’impresa: rinnovamento dell’Esg, ruolo della persona nell’evoluzione AI, la formazione per tali sfide.
Il tema della sostenibilità sembra finalmente fortemente attenzionato anche dalle aziende. Ma vediamo anche diverse tensioni che portano a deviare l’attenzione dal senso più profondo ed autentico del tema. Cosa pensa di questi rischi?
Mentre il panorama Esg evolve è fondamentale considerare le critiche come parte del processo di cambiamento e un impegno a migliorare. La vera sostenibilità non è solo una questione di conformità normativa, ma richiede un cambiamento culturale profondo. Solo così sarà possibile mitigare e eliminare gli effetti dannosi del cosiddetto backlash verso la costruzione di un futuro in cui anche sostenibilità e responsabilità sociale diventino parte integrante della strategia aziendale.
In questo contesto, va detto che la politicizzazione del tema Esg a livello internazionale ha finito per complicare ulteriormente la situazione. Del resto, la necessità di standardizzazione delle metriche non finanziarie resta un tema cruciale. Iniziative come l’International Sustainability Standards Board ad esempio possono aiutare a creare un quadro di riferimento chiaro e coerente, aumentando la fiducia degli stakeholder. La maggior consapevolezza delle aziende riguardo all’importanza di gestire rischi non finanziari, come quelli ambientali, sociali e di governance, è fondamentale per garantire la sostenibilità e il successo a lungo termine delle loro attività: la vera sfida è dimostrare che le azioni poste in essere stanno già avendo un impatto significativo su ambiente e società.
Lei parla di una esigenza di “rinnovo Esg”. Cosa intende con questa espressione?
Le imprese non possono più limitarsi a generare profitto, ma devono anche saper contribuire attivamente al wellbeing sociale e ambientale. Quando parlo di Esg, mi riferisco non solo all’importanza di integrare le dimensioni ambientali, sociali e di governance nelle strategie aziendali, ma anche alla necessità di rivedere e rinnovare questi principi trasformandoli in azioni concrete per affrontare le complesse sfide contemporanee: dal climate change, alle crescenti disuguaglianze sociali, alle migrazioni di massa, solo per citarne alcune.
Tuttavia, il vero rinnovamento non deve limitarsi a un approccio meramente quantitativo misurato attraverso rating e indicatori: che cos’è realmente oggi la creazione di valore e cosa significa fare del bene per le imprese e la società nel suo complesso?
Per superare queste criticità, è fondamentale una riflessione intorno al tema dell’Esg che – mirando a restituire vigore e trasparenza a un modello chiamato a migliorare le condizioni di lavoro, l’economia e la società nel suo complesso – possa includere nuovi fattori che riguardano direttamente imprescindibili aspetti dell’essere umano.
Qualcuno parla anche di twin transition: ambientale e digitale. Lei sta contribuendo come International Fellow al prestigioso Digital Ethics Center della Yale University diretto dal Prof. Luciano Floridi. Quali opportunità e rischi della crescente evoluzione della intelligenza artificiale?
In un’era in cui l’AI sta progressivamente assumendo compiti un tempo di esclusiva pertinenza dell’essere umano, è imprescindibile ripensare la nostra identità e il nostro ruolo. È una questione di competenze ma anche di profonda riflessione su come e perché operiamo. Ad esempio. se guardiamo al mondo del lavoro, la disoccupazione non deriva da una mancanza di lavoro, ma da un disallineamento tra domanda e offerta di competenze. Inoltre, è innegabile che l’etica giochi un ruolo cruciale in questa transizione, in cui diviene essenziale spostare l’attenzione anche verso la nostra umanità, riconoscendo che siamo nodi relazionali, portatori di interessi e diritti, ma anche di doveri. La responsabilità di ciò che creiamo e utilizziamo, in particolare in ambito tecnologico, è centrale per il nostro futuro.
In questo contesto, l’attività al Digital Ethics Center di Yale mi consente di affrontare queste dinamiche, promuovendo un approccio multidisciplinare che integra etica e innovazione in modo profondo e significativo. Le opportunità sono enormi, ma richiedono un ripensamento delle nostre strategie educative e professionali.
Fra i suoi impegni c’è la direzione scientifica del Master in Sviluppo Strategico e Management del Non Profit della 24 Ore Business School. Nell’ambito di questi grandi cambiamenti che abbiamo tracciato, qual è l’ambizione, lo scopo di questo master?
In un’epoca in cui le aziende sono chiamate a integrare pratiche Esg nelle loro strategie, credo che il programma si distingua per l’approccio innovativo e multidisciplinare. Vogliamo fornire ai partecipanti competenze pratiche, ma anche una visione strategica che consenta loro di operare efficacemente in un panorama in continua evoluzione, focalizzandoci sullo sviluppo di capacità che vanno dalla leadership efficace alla pianificazione e misurazione dell’impatto, passando per la finanza d’impatto e il fundraising.
Inoltre, un obiettivo fondamentale risiede nel promuovere il processo di ibridazione che definisco ‘non-for profit’, favorendo un dialogo costruttivo che possa portare a soluzioni innovative e sostenibili. Ritengo che per molte aziende ‘for profit’ ciò sia alla base dell’integrazione di nuovi valori all’interno dei diversi modelli di business, riconoscendo come la sostenibilità non sia solo un obbligo morale o normativo, ma un elemento chiave per garantire una miglior competitività e reputazione nel lungo termine.
Credo poi che il ‘non profit’ possa trarre spunti significativi dal ‘for profit’, non solo in termini di efficienza ma anche nell’adozione di approcci analitici più avanzati, come i big data e l’AI, per identificare i bisogni e valutare gli impatti delle proprie azioni.
Il Master si propone quindi di rispondere a una necessità crescente nel contesto attuale, caratterizzato da sfide globali e da una trasformazione radicale del mondo del lavoro; proprio per questo può contare sulla preziosa partnership con banca Intesa, da sempre attenta ai temi della sostenibilità e della creazione di impatti positivi: un vero e proprio laboratorio di idee e pratiche, in grado di rispondere proattivamente alle sfide contemporanee, contribuendo a ridurre il divario tra cittadini e istituzioni, e orientato a costruire ora, attraverso i protagonisti di oggi, un futuro migliore per le generazioni a venire.
Massimo Lapucci
È attualmente International Fellow presso il Digital Ethics Center della Yale University sui temi dell’impatto etico dell’Intelligenza Artificiale. È anche presidente di Egea Holding, società multiutility attiva nel campo dell’energia e ambiente.