La Borsa italiana è davanti a un paradosso. Piazza Affari è in forma, ma perde pezzi. Il Ftse Mib ha superato una performance del 12% e i 34mila punti, ed è al terzo posto in Europa tra i grandi listini, ma la frenesia da delisting che ha colpito le imprese italiane nel 2024 ha sorpassato di gran lunga le nuove quotazioni: sono state 22 (solo una sul segmento star), a fronte di 30 delisting, con addii eccellenti come Cnh Industrial e Saras. Ma la lista è lunga. Ci sono anche Salcef Group, Ivs, Vianini, Exprivia, Saes Getters, UnipolSai, Tod’s, Pierrel.
Principali uscite e delisting
Nel conteggio del 2025 delle uscite da Piazza Affari c’è già Unieuro, con l’ufficialità arrivata a inizio anno quando FNAC Darty e RUBY Equity Investment hanno comunicato che è stata portata a termine la procedura per l’esercizio del diritto di acquisto delle azioni. Ma altre uscite eccellenti stanno per arrivare. C’è Mittel, ad esempio: per la holding di partecipazioni industriali il veicolo Lake Bidco ha lanciato un’Opa sulla totalità dei titoli in circolazione – il 17,8% del capitale. Ma anche illimity, che al momento in cui scriviamo ha congelato l’Ops arrivata da Banca Ifis, finalizzata proprio al delisting.
E ancora Beghelli, con l’Opa annunciata dal gruppo bergamasco Gewiss prevista dopo il rilevamento delle quote della famiglia. La mania del delisting non ha colpito solo il listino principale: da Euronext Star Milan è in uscita (direzione Automation Systems spa, veicolo che fa capo a Investindustrial) anche Piovan spa. Ma in lista per i delisting ci sono anche Cir, Anima Holding, Intermonte Partners Sim. Senza dimenticare che il mondo bancario italiano attende il destino del dossier Banco Bpm, con l’Ops da parte di Unicredit. Le partite legate a banche e assicurazioni sono fondamentali, considerato che trainano i dati di capitalizzazione di Piazza Affari.
Secondo uno studio Consob l’addio alla Borsa è l’obiettivo principale delle offerte pubbliche di acquisto (Opa) o di scambio (Ops) lanciate sul mercato finanziario italiano, nonostante le offerte pubbliche siano state create per “rendere contendibili le società e tutelare le minoranze”. Su un totale di 76 offerte nei quattro anni presi in esame dallo studio, in 56 casi c’è stato il delisting.
Gli effetti delle Ipo sul ritorno in borsa
Tra le motivazioni: semplificazioni normative, i minori oneri, la maggiore flessibilità gestionale e velocità di esecuzione, ma anche la semplice spinta del private equity. Intanto si attendono gli effetti degli incentivi alle Ipo prorogati dal governo sulle Pmi, il Fondo di fondi Mef-CdP e la riforma del Tuf. Non serve scomodare i dati dell’ultimo anno: sull’Euronext Growth Milan solo nel 2023 ci sono state 10 Opa, rispetto alle 9 avvenute tra 2007 e 2019.
Ma presto la Borsa potrebbe tornare di moda. A partire dalla Plenitude di Eni, che pensa a una Ipo ormai da anni. Anche la catena di abbigliamento sportivo Cisalfa Sport sta pianificando una quotazione (un miliardo di euro) e Aeroitalia dovrebbe arrivare a Milano tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2026. Ma tra le Ipo ci sono anche Golden Goose, Epta e Hmoda.
L’Italia nelle difficoltà non è da sola: tutti i mercati hanno sofferto della febbre da delisting (anche se soprattutto nel tech il prossimo anno potrebbe ricominciare la corsa alle Ipo) mentre gli Stati Uniti hanno continuato ad attrarre la maggior parte dei capitali a discapito degli altri mercati. Ruchir Sharma, presidente di Rockefeller International, ha definito questo “timore reverenziale per i mercati Usa” come la “madre di tutte le bolle”: le aziende statunitensi rappresentano ora il 70% del principale indice azionario globale, rispetto al 30% degli anni ‘80. E a quel timore reverenziale potrebbe aggiungersi, secondo Pitchbook, una nuova ondata di quotazioni tech, grazie ai risultati di chi ha fatto il salto nel 2024: Reddit, Rubrik, Astera Labs. Non a caso, tutte targate Usa.