Un viaggio nel mondo della stampa e dell’arte libraria. Antiche cartiere, grandi e piccole biblioteche, collezioni e memorie collettive. Dall’Italia a Francoforte, una pagina dopo l’altra.
Il 23 aprile è da trent’anni la Giornata Mondiale del Libro. Istituito dall’Unesco nel 1995, il World Book and Copyright Day mira a promuovere “the enjoyment of books and reading” in una data simbolica: è in tale giorno dello stesso anno – 1616, pare – che William Shakespeare e Miguel de Cervantes sono passati ai più. E in quel dì si celebra sant Jordi (Giorgio), patrono del popolo ‘català’ e testimonial della ‘diada’ in cui agiografia e editoria si intrecciano allo shopping in una sorta di san Valentino più cult che pop.
Muoviamoci però dalla tradizione dei regali incrociati ma asimmetrici – libri agli uomini, rose alle donne – di Barcellona e dintorni e spaziamo oltre. Tra antiche cartiere, presidi contemporanei di cultura del libro e nuovi orizzonti di intelligenze al servizio dell’industria libraria (o viceversa).
Iniziamo dall’Italia, tra l’iper-longeva Bologna Children’s Book Fair appena conclusa e il Salone del Libro di Torino alle porte – edizione 37, al Lingotto nella terza settimana di maggio – per un parterre di lettori su cui balena qualche bagliore promettente di un panorama in penombra.
Recenti dati dell’Associazione Italiana Editori indicano infatti che i teenager hanno una propensione alla lettura dei libri a stampa sopra la media nazionale e che il tempo medio settimanale dedicato a leggere, distribuito in maniera ormai cronicamente frammentata nel nostro Paese, continua a calare: da 196 minuti del 2022 a 167 minuti nel 2024.
Partiamo da Fabriano, il più iconico (ma non l’unico) presidio delle tecniche di produzione cartaria tricolore – in ogni caso il miglior compendio per un tour tra cellulosa, acqua e inchiostri, testimonianze e racconti. Tra nostalgia e rimpianti al Museo della Carta e della Filigrana ci si immerge in attività didattiche con laboratori e dimostrazioni di procedure tenute da maestri cartai certificati, visite a collezioni di strumenti e attrezzature specializzate: una suggestione che invita a leggere la storia e prenderne nota, letteralmente, su fogli d’autore.
Restiamo nelle Marche, appena una trentina di chilometri e il tempo di varcare il confine tra le province di Ancona e Macerata per approdare a Pioraco. Lì si fa il bis in un contesto naturale ancora più marcato tra falesie, torrenti e cascatelle intorno al piccolo borgo quasi-montano. Ci sarebbero poi i Musei della Cartiera Papale di Ascoli Piceno, gli opifici del bel complesso cinquecentesco – con vasche, mulini et similia – sono però in ristrutturazione: metteteci un segnalibro.
In cammino e in controluce dal versante adriatico al Tirreno campano per il Museo della Carta di Amalfi: nell’ex repubblica marinara si replica, per così dire, a soggetto negli spazi di un ex laboratorio medioevale in cui macchinari d’epoca sono stati restaurati e resi di nuovo funzionanti.
A Roma tre segnalazioni un po’ fuori dagli schemi. La libreria Fahrenheit 451 in Campo de’ Fiori – dal 1989 esplicito omaggio all’opera culto di Ray Bradbury, a due passi dalla statua di Giordano Bruno – e due edicole reinventate da giovanissimi in luoghi di aggregazione e ri-letture: ERNO (Edicola Romana Non Ordinaria) a Borgo Pio e Vertice in zona San Lorenzo.
Succede pure altrove, per esempio a Perugia con Edicola 518 che si definisce “tempio della bella carta”: centralissimo bookshop sui generis, da dieci anni propone magazine indipendenti, libri d’artista e i volumi della casa editrice Emergenze Publishing. O a Milano: AEdicola Lambrate ed Edicola Radetzky.
Nella pistoiese Valdinievole il Museo della Carta a Pietrabuona di Pescia: un microuniverso di cere, presse e punzoni, teli, timbri e forme di carta filigranate. Sempre in terra d’Arno, Dante & Leonardo (e del distretto cartario lucchese) un salto a Livorno per Biblioteca Labronica dell’ottocentesca Villa Fabbricotti con la curiosa collezione di oltre cinquantamila autografi, edizioni notevoli di antiche enciclopedie e rimandi ad altri testi, uno su tutti: la prima edizione di “Dei delitti e delle pene” che si dice sia stata pubblicata proprio qui nel 1764.
In Austria un mini-tour in luoghi d’eccezione: tra Linz e Salisburgo al Papiermacher und Druckereimuseum (Museo della Produzione della Carta e della Stampa) di Laakirchen, quindi nel parco Gesäuse in Stiria – la biblioteca monastica di Admont è una delle più grandi al mondo – per chiudere con la straordinaria collezione di libretti, spartiti e reperti in tema custodita nel viennese Palazzo Mollard.
Tocca ora al Belgio per un’altra tripletta da non perdere. Il Mundaneum della vallona Mons, capitale europea della cultura dieci anni fa, è una specie di Google di carta, prima di Google: una cattedrale-archivio art déco a due passi dalla seicentesca torre patrimonio dell’umanità per l’Unesco. A Bruxelles fra poche settimane si può tornare ad ammirare il tesoro di manoscritti, testi e carte della rinnovata Koninklijke Bibliotheek van België. E poi il Plantin-Moretus di Anversa per un carotaggio nell’arte della stampa e della memoria collettiva (da vent’anni anch’esso nella lista Unesco).
Ultima tappa: Francoforte. Mettendo in agenda la Buchmesse – terza settimana di ottobre, cinque mesi dopo il Salone di Torino – e uno spunto extra, post scriptum di viaggio e di riscoperta: la vicina Magonza col suo Gutenberg-Museum ché lì la stampa a caratteri mobili è nata e l’allestimento ne sfoglia le vicende con uno sguardo globale e attento, erudito e puntuale.
L’articolo originale è stato pubblicato sul numero di Fortune Italia dell’aprile 2025 (numero 3, anno 8)