Bill Gates ha espresso preoccupazione per il fatto che le politiche tariffarie del presidente Trump stiano creando incertezza economica, scoraggiando gli investimenti aziendali a lungo termine e aggravando l’instabilità in un mercato del lavoro già minacciato dai cambiamenti indotti dall’intelligenza artificiale. Ha inoltre avvertito che queste politiche potrebbero danneggiare in modo sproporzionato le nazioni più povere e ha sottolineato l’importanza della leadership globale degli Stati Uniti e di un impegno tecnologico costante.
Il filantropo miliardario e fondatore di Microsoft è uno dei tanti imprenditori di alto profilo che hanno incontrato il leader repubblicano da quando ha conquistato lo Studio Ovale, ma sembra non essere tra i suoi prediletti.
Gates ha criticato con moderazione alcune delle azioni di Trump, come la creazione del Dipartimento per l’Efficienza del Governo (Doge) e i relativi tagli alla spesa per gli aiuti esteri.
Il miliardario, con un patrimonio di 113 miliardi di dollari secondo Forbes, ha dichiarato questo fine settimana di essere preoccupato anche per la politica tariffaria del presidente.
Intervenuto prima dell’annuncio della sospensione di 90 giorni delle sanzioni economiche tra Stati Uniti e Cina, Gates – che aveva recentemente dichiarato a Fortune di voler donare “praticamente tutto” il suo patrimonio all’omonima fondazione – aveva definito l’incertezza economica una sua “grande preoccupazione”.
Questa opinione era già stata condivisa dall’amministratore delegato di JPMorgan, Jamie Dimon, secondo cui le aziende avrebbero potuto iniziare a cambiare il loro comportamento a seguito della politica estera della Casa Bianca.
Gates ha dichiarato alla CNN in un’intervista: “La mia grande preoccupazione è che abbiamo creato molta incertezza. Se si intende costruire una nuova fabbrica, è necessario comprendere la politica per i prossimi 20 anni, non solo per i prossimi due giorni o quattro anni“.
La questione è aggravata da una serie di punti interrogativi a lungo termine che incombono sul mercato del lavoro: “Ok, qual è il piano? Soprattutto in un’epoca di intelligenza artificiale in cui la sostituzione del lavoro – sia impiegatizio che operaio – inizierà a cambiare l’economia?”. Gates ha inoltre aggiunto: “Penso che sia un brutto momento per insinuare così tanta incertezza… non si tratta di un insieme di cose concordate o discusse attentamente. Cosa succederà con i prodotti farmaceutici o l’elettronica? Apro il giornale ogni giorno e me lo chiedo. Temo che l’incertezza impedisca agli investimenti di realizzarsi”.
C’è chi sospetta che alcuni ruoli saranno completamente sostituiti dall’intelligenza artificiale, mentre altri affermano che il lavoro sarà semplicemente supportato da tali tecnologie.
Uno studio del Pew Research Center pubblicato a febbraio ha rilevato che il 52% di oltre 5.000 dipendenti era preoccupato per l’impatto che l’intelligenza artificiale avrebbe avuto sulla propria mansione, mentre solo il 29% si è dichiarato entusiasta.
Anche le persone con un reddito medio-basso erano più propense a ritenere che le loro prospettive di carriera sarebbero state più facilmente ridotte a causa dell’intelligenza artificiale, con quasi uno su quattro che affermava di aspettarsi minori opportunità.
Prospettive economiche
Gates ha affermato che, a suo avviso, l’economia americana è generalmente resiliente, ma la sua preoccupazione è per i cittadini di Paesi che non possono dire lo stesso.
La scorsa settimana, Gates ha confermato a Fortune che avrebbe intrapreso il più grande impegno filantropico della storia moderna tramite la Gates Foundation, con la precisazione che il budget di 200 miliardi di dollari (compreso l’attuale dotazione e la crescita prevista) verrà speso nei prossimi 20 anni.
La donazione raddoppierà la velocità del lavoro della fondazione per curare le malattie prevenibili che affliggono le nazioni povere di tutto il mondo.
“Per me, si tratta di essere all’avanguardia e di chiedersi: ‘Gli Stati Uniti possono rimanere all’avanguardia?'”, ha aggiunto Gates. “E penso che sia importante essere amichevoli con gli altri Paesi, in modo che… non pensino che ritireremo la nostra tecnologia all’improvviso.”
“C’erano dazi doganali giganteschi sui Paesi africani più poveri e non vedo quale beneficio se ne sarebbe tratto. Sono particolarmente concentrato sul nostro ruolo nel sostenere chi è più in difficoltà e i potenziali dazi sarebbero stati particolarmente dannosi per questi Paesi poveri”, ha continuato Gates.
Il Lesotho ad esempio, prima della sospensione di 90 giorni dei dazi del Liberation Day, si trovava ad affrontare una nuova aliquota del 50%, mentre il Malawi del 17%.
Questo articolo è stato pubblicato originariamente su Fortune.com