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ETÀ

38

PROFESSIONE

Master of Wine
Brand Ambassador

AZIENDA

È il primo (e per il momento l’unico) italiano a poter aggiungere al nome l’ambita sigla MW. Nato e cresciuto a Montalcino, classe 1984, Gabriele Gorelli ottiene nel 2021 il prestigioso titolo di Master of Wine ed è tra i più stimati esperti di vino in Italia. La sua passione per il mondo enoico è legata alla figura del nonno paterno, piccolo produttore di Brunello di Montalcino. Dopo studi linguistici, matura una lunga esperienza nella comunicazione e nella consulenza strategica per brand di alto livello. Oggi Gabriele è brand ambassador di Oeno Group per l’Italia, worldwide faculty ambassador per Fondazione Banfi e brand ambassador per Vinventions. Avido viaggiatore, trail runner e praticante di Ashtanga yoga, dopo il diploma da MW gira l’Europa e gli altri continenti come ambasciatore soprattutto del vino italiano. “Sembra che quasi ci si compiaccia nell’immaginare un’opinione mediocre sui nostri vini nel mondo – osserva Gabriele – e invece, se considero il pensiero dei colleghi e nel trade in generale, l’immagine dell’Italia non è mai stata così forte. È impressionante quanto appeal eserciti nei mercati internazionali, perché nella varietà estrema di stili, denominazioni, vitigni c’è un sostrato comune che è l’italianità. Per questo l’elemento chiave da comunicare è uno stile di vita, probabilmente il più invidiato del pianeta”. Una visione che deriva dalla connessione tra vino e cultura, ma che in alcuni contesti istituzionali (dal dibattito sul Cancer plan alla recente risoluzione Oms) si mette in discussione. “Credo che nel concetto di cultura ci sia anche la cura del proprio corpo – osserva Gabriele – e per questo gli eccessi vanno stigmatizzati. La cultura del vino ci permette però di essere misurati nel consumo, perché nello stile di vita italiano c’è il godimento e non l’abuso. E come nel profilo sensoriale di un vino cerchiamo l’equilibrio, anche nel calice che beviamo è opportuno tenere una misura”. In questa direzione sembra orientarsi il consumatore giovane, almeno in Italia. “Le ricerche sui consumi di vino delle generazioni Y e Z – riferisce il MW toscano – sembrano indicare una importante tendenza dei giovani italiani ad approfondire, a cercare vini particolari, a conoscere e apprezzare vitigni più rari”. Pur non avendo la sfera di cristallo, Gabriele identifica nell’empatia la chiave per coinvolgere vecchi e nuovi winelover: “Il consumatore va in qualche modo incluso, abbracciato, e questo vale per i fine wines come per gli entry level. In questo ha un ruolo importante la sommelier community che lavora in sala o in enoteca, un movimento che sta coltivando la relazione del pubblico con il vino. Sono loro l’anello finale della catena che porta al consumatore, un anello che sembrava poter saltare con l’online, ma che invece è cruciale per far crescere cultura e consapevolezza in questo mondo”.
bollino