Un progetto di vertical farming partito da quattro ragazzi romani che ha attirato anche le attenzioni della Fao, per le potenzialità di risparmio energetico, di acqua e di terra, nonché per la sua capacità di coniugare la coltivazione di piante all’acquacoltura. Il ceo Valerio Ciotola – insieme a Thomas Marino, Simone Cofini e Lorenzo Garreffa – ha fatto dell’acquaponica una nuova frontiera. Tutto parte dai banchi di scuola e si concretizza dopo il percorso universitario: una laurea in Biotecnologie Industriali per tre dei membri del gruppo (tutti tranne Marino, che è l’anima marketing) ha fatto il resto, avvicinando Ciotola e co. al mondo dell’acquaponica. Principio universale di base: in natura non esistono scarti. Oltre ai 5mila mq in produzione, c’è una nuova serra in realizzazione sempre a Roma, che a giugno 2024 porterà a quota un ettaro e mezzo. Il prossimo step? Realizzare un impianto anche a Milano entro l’anno. Il mercato di riferimento per le verdure coltivate in acquaponica è quello dell’horeca, ma il passo successivo è stato quello di entrare nella gdo con prodotti lavorati come pesti, oli e sali aromatizzati. È anche allo studio, in partnership con un’azienda italiana di bricolage, la costruzione di una serra idroponica da giardino, per portare il vertical farming su tutti i terrazzi d’Italia.
