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Le 10 startup ‘rosa’ più promettenti

Inutile girarci intorno: le donne nel mondo dell’innovazione italiana sono ancora poche. E i vertici delle startup restano appannaggio degli uomini. La Relazione annuale che il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha presentato al Parlamento a dicembre 2017 (http://www.sviluppoeconomico.gov.it/images/stories/documenti/startup_relazione_annuale_al_2017.pdf), sul mondo delle startup e delle PMI innovative, parla chiaro: “Il 79,6% dei soci delle startup è uomo, e poco più del 20,4% è donna. Le donne possiedono la maggioranza delle quote di circa il 15% delle startup, e detengono il 100% delle quote in circa un terzo di tali casi”. Insomma, le donne leader nelle startup sono merce rara. Ma ci sono imprenditrici che lavorano tutti i giorni per cambiare la situazione: ecco una lista delle 10 società innovative guidate da donne più promettenti del 2018, sia in termini di crescita economica, sia di progetti da mettere in campo.

1. CODEMOTION – Chiara Russo e Mara Marzocchi

Il bisogno di competenze digitali nel mondo del lavoro è diventato negli ultimi anni un requisito essenziale in ogni campo. Anche da questa idea nasce, nel 2013, Codemotion, la startup di Mara Marzocchi e Chiara Russo che organizza conferenze in giro per il mondo dedicate agli sviluppatori, ed eventi di formazione digitale per i più piccoli, con la scuola di Codemotion Kids. Codemotion si può sintetizzare come un evento (che si tiene in 7 paesi con 8 conferenze nelle città di Roma, Milano, Madrid, Berlino, Tel Aviv, Dubai, Varsavia, Amsterdam) ma negli anni ha saputo anche creare attorno a sé una fitta community di sviluppatori e di aziende partner. Nel 2017 Codemotion ha chiuso il suo primo round di finanziamento, incassando 1,5 milioni da Barcamper Ventures, Invitalia Ventures e LVenture Group. Il potenziale per crescere ancora Codemotion ce l’ha, soprattutto pensando alle sue attività per i più piccoli: l’alfabetizzazione digitale è una necessità ormai non più rimandabile nella sfera dell’istruzione e i corsi volti allo sviluppo del pensiero computazionale e all’apprendimento creativo offerti dalla startup costituiscono una risorsa in uno scenario – quello italiano – in cui si stanno muovendo ancora i primi passi.

2. ENERGICA MOTOR COMPANY – Livia Cevolini

Il futuro della mobilità è elettrico, ed una delle eccellenze nel settore è italiana. Energica Motor Company s.p.a. è la società modenese guidata da Livia Cevolini che produce moto elettriche da competizione. Fondata nel 2014 e quotata su AIM Italia, Energica ha annunciato di aver superato, nel primo trimestre del 2018, l’intero venduto del 2017, con prospettive rosee per il futuro. La società, infatti, è stata scelta come costruttore unico per la prima competizione mondiale di moto elettriche, la FIM Enel MotoE World Cup, che si terrà nel 2019 in Europa, con 4-6 gare da inserire all’interno degli eventi del Motomondiale. Le due ruote di Energica offrono alte prestazioni, del tutto simili alle moto da corsa a motore: arrivano da 0 a 100 in tre secondi, toccando i 250 chilometri orari. Alla fine del 2017 Energica ha presentato un nuovo modello, la Eva EsseEsse9, ed è approdata in due nuovi mercati, siglando accordi commerciali in Repubblica Ceca e in Giordania.

3. TIMBUKTU LABS – Elena Favilli e Francesca Cavallo

Nel 2016 Francesca Cavallo ed Elena Favilli sono entrate nel record per aver ideato il libro più finanziato nella storia del crowdfunding: si tratta di “Good Night Stories for Rebel Girls” lanciato nell’aprile 2016 e diventato un caso editoriale, raccogliendo sulla piattaforma Kickstarter 1 milione e 300 mila dollari in un solo mese. Il libro è stato tradotto anche in italiano e pubblicato nel 2017 da Mondadori, entrando nella classifica dei libri più venduti dell’anno. Le due imprenditrici hanno pubblicato a febbraio 2018 il secondo volume delle “Storie della buonanotte per bambine ribelli” intercettando il bisogno di offrire, soprattutto alle bambine, modelli di vita lontani dagli stereotipi, cercando di diffondere esempi di leadership al femminile. L’attenzione nel contrastare gli stereotipi di genere è da sempre il focus del lavoro di Francesca Cavallo e Elena Favilli che nel 2012 hanno fondato, a Los Angeles, Timbuktu Labs, una media company che produce contenuti e servizi per i più piccoli promuovendo nuovi approcci all’apprendimento attraverso la tecnologia.

4. ARTEMEST – Ippolita Rostagno

L’artigianato di lusso cresce, soprattutto se Made in Italy: Artemest, startup basata a Milano, fondata nel 2015 da Ippolita Rostagno e Marco Credendino, ha appena ricevuto un investimento di 4 milioni di euro per un aumento di capitale. L’investimento è stato fatto da un gruppo di investitori internazionali tra cui Nuo Capital, Italian Angels for Growth e la Holding Svizzera Bagheera. Artemest è un eCommerce di articoli di design e di artigianato di lusso provenienti da tutto il mondo: lampade di Murano, mobili, pezzi unici realizzati da oltre 500 artigiani e artisti. La startup ha ricevuto nel 2018 il premio “Innovator of the Year” creato dal gruppo WPP Italia. Artemest è attiva anche negli Usa (Ippolita Rostagno è italo-americana e vive a New York) e nel Regno Unito ma punta ad espandere il mercato del Made in Italy di lusso anche su altri mercati.

5. MUKAKO – Martina Cusano e Elisa Tattoni

Il mondo delle startup dedicate all’infanzia è in espansione e Mukako è una delle aziende più promettenti. Fondata nel 2015, la startup di Martina Cusano e Elisa Tattoni prende spunto dalla baby-box finlandese, cioè la scatola che in Finlandia viene regalata alle neomamme con tutto il necessario per i primi giorni di vita del bambino. Mukako è un servizio di fornitura a domicilio di pannolini per il neonato, che adatta le misure dei pannolini da spedire alla crescita del piccolo. La startup ha anche un eCommerce di giochi e prodotti per l’infanzia. Nel 2017 Mukako ha chiuso un round di finanziamento da 1,35 milioni di euro, a distanza di un anno da un primo seed di 500 mila euro, con una raccolta complessiva di 1,850 milioni di euro. Ad investire in Mukako sono stati business angels sia italiani sia stranieri, tra cui Franco Gianera, Giovanni Gardelli, Rancilio Cube, Rancilio Farm e Focus Futuro.

6. NEURON GUARD – Mary Franzese

Neuron Guard è la startup fondata nel 2013 dal medico Enrico Giuliani e da Mary Franzese che ha sviluppato un sistema per contrastare i danni cerebrali (ABD, Acute Brain Damage) dovuti a traumi cranici, ictus o arresto cardiaco. La startup ha ideato un dispositivo medico che permette nella prima ora post trauma di salvare le cellule cerebrali attraverso un collare che controlla la temperatura corporea e una interfaccia che monitora le reazioni del paziente. La startup ha raccolto 656 mila euro nel dicembre 2015 da A11 Venture, e si è aggiudicata diversi premi tra cui l’Intel Global Challenge in California nel 2014 e il premio Gaetano Marzotto “Dall’idea all’impresa” nel 2013. Nel 2017 Mary Franzese è stata inserita tra le 12 finaliste dell’EU Prize for Women Innovators 2017, il premio dell’Unione Europea per le eccellenze femminili nel settore imprenditoriale ed ha vinto il premio “Germoglio d’oro” Marisa Belisario per le donne che si sono distinte nel proprio campo di lavoro a livello internazionale.

7. WORK WIDE WOMEN – Linda Serra

Work Wide Women è una startup pensata per combattere la disoccupazione femminile promuovendo corsi di alfabetizzazione digitale: in altre parole punta ad aumentare la percentuale di donne nei settori dell’ICT attraverso corsi online accessibili sulla piattaforma (che conta oggi 4 mila iscritti). Fondata nel 2014 da Linda Serra, Giusy Aloe, Cecilia Pedroni, Francesco Aloe e Carlo Alberto Pedroni, la startup offre progetti ad aziende interessate a limare il gender gap offrendo la possibilità alle proprie dipendenti di sviluppare nuove competenze digitali. La startup ha lanciato nel 2017 l’iniziativa Foreign Sister: un progetto dedicato all’inclusione delle donne straniere e richiedenti asilo con l’obiettivo di trasmettere competenze digitali, e migliorare, quindi, le possibilità di inserimento delle donne nel mondo del lavoro. Il progetto ha ricevuto quest’anno il premio “Welcome. Working for Refugee Integration” dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, che ogni anno premia le aziende che sostengono l’integrazione dei rifugiati in Italia. Le donne che hanno partecipato a Foreign Sister – dall’età media tra i 25 e i 35 anni – hanno avuto la possibilità di apprendere l’uso di strumenti digitali di base per qualsiasi lavoro, come saper usare la posta elettronica, il traduttore web o scrivere un curriculum online.

8. FRIENDZ – Cecilia Nostro

Friendz nasce due anni fa dall’idea di tre amici giovanissimi, Alessandro Cadoni, Cecilia Nostro e Daniele Scaglia, che hanno pensato di svecchiare il marketing tradizionale trasformando ognuno di noi in un potenziale web influencer. Con l’app di Friendz, infatti, si possono visualizzare le campagne pubblicitarie disponibili e scattare una foto per interpretare il messaggio che l’azienda vuole trasmettere. In base al successo del proprio post si possono ottenere crediti da spendere online. Dai tre ragazzi fondatori ora il team si è allargato, sono in 35, tutti under 30, e la startup ha chiuso il 2017 con un fatturato di 1,2 milioni di euro. L’idea di trasformare i “selfie” da Instagram in una macchina da soldi ha funzionato: Friendz ha aperto anche una sede in Svizzera e Spagna, ha una community di 200 mila utenti ed ha appena lanciato la propria criptovaluta: il Friendz-coin. In fondo il sistema di retribuzione che l’app abilita si basa su uno scambio tra utenti, e quindi i founder hanno pensato bene di creare una moneta propria, appoggiandosi a una blockchain già esistente, quella di Ethereum. Il primo marzo la startup ha lanciato l’offerta pubblica di acquisto (IPO) in Svizzera della sua moneta elettronica, con lo scopo di raccogliere fondi per espandersi in tutto il mondo.

9. OVAL MONEY – Benedetta Arese Lucini

Oval Money è il salvadanaio digitale che gestisce e investe i risparmi: l’idea è nata nel 2016 dall’ex manager di Uber, Benedetta Arese Lucini, e Claudio Bedino che hanno portato la startup fintech a Londra, per poi lanciare l’app anche in Italia. Oval Money permette di risparmiare somme di denaro utilizzando gli “steps”, impostazioni automatiche che salvano piccole somme nelle transazioni comuni. A fine 2016 la startup ha chiuso un round di 1,2 milioni di euro con il Gruppo Intesa SanPaolo, b-ventures e Gruppo Bertoldi. Lo scorso gennaio Oval Money ha raccolto 788 mila sterline con una campagna di equity crowdfunding su CrowdCube, sfondando il target iniziale posto a 500K. L’obiettivo della raccolta è quello di lanciare nei prossimi mesi nuovi servizi di investimento per gli utenti dell’app, che sono attualmente circa 50 mila ben distribuiti tra Italia e Regno Unito.

10. SOLENICA – Diva Tommei

L’idea di Solenica viene a Diva Tommei durante un soggiorno in Inghilterra, dove l’imprenditrice soffriva la mancanza della luce del sole. Dopo un percorso di studio alla Singularity University in California, Tommei idea una lampada speciale che “cattura” la luce del sole e la proietta in casa. Si tratta di Caia, un dispositivo a eliostato: in grado, cioè, di seguire il percorso del sole durante il giorno e di rimandare la luce in un punto fisso. Il prototipo di Solenica ha raggiunto i 65 mila dollari in preordini. Attraverso una raccolta fondi su Indiegogo, poi, l’imprenditrice ha raccolto mezzo milione di dollari e dato il via nel 2017 alla produzione delle lampade che inseguono il sole. Diva Tommei è l’unica italiana ad esser stata citata nel sito Eu Startups tra le startupper più promettenti d’Europa (http://www.eu-startups.com/2017/10/top-50-europes-most-influential-women-in-the-startup-and-venture-capital-space-2/) ed ha molti progetti per il futuro: tutti nel campo dell’Internet of things.

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