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L’azienda che fa tornare i cervelli in fuga

Da 3 a 330 dipendenti in meno di vent’anni. Quella di Optima è la storia di una ‘startup ante litteram’, nata nel 1999 quando questo termine ancora non esisteva. Oggi è una delle realtà più attrattive d’Italia e offre lavoro a Napoli, dove grazie a questa azienda sono ritornati diversi ‘cervelli in fuga’ dal Nord e dall’estero. L’azienda è arrivata a fatturare 213 mln di euro, “ma insieme a mio cugino e socio Danilo Caruso (presidente di Optima) siamo partiti da uno scantinato, volevamo fare qualcosa” racconta Alessio Matrone oggi ceo della società. “Il nostro settore principale è quello delle multiutility, ci proponiamo come ottimizzatore di tutte le utenze sia domestiche che aziendali. I nostri settori di riferimento sono la telefonia, l’energia elettrica e il gas. Dal mese di settembre siamo entrati anche nel mondo delle assicurazioni e stiamo lavorando sull’aggiunta di altri servizi”, spiega Matrone sottolineando che l’obiettivo è quello di porsi come un operatore che aiuta a semplificare le esigenze di una famiglia.

Dallo yogurt al mercato libero delle telecomunicazioni

“Quando abbiamo cominciato eravamo io, mio cugino e la segretaria. Siamo partiti da una cosa completamente diversa, volevamo industrializzare lo yogurt liquido probiotico che nel 1999 era fatto solo artigianalmente, poi una grande multinazionale alimentare ci ha battuto sul tempo e abbiamo deciso di cambiare completamente percorso”, racconta Matrone. Erano gli anni dalle liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni e i due giovani imprenditori partenopei decisero di scommetterci. “Entrammo nel settore delle tlc perché si era appena liberalizzato, oggi ci sarebbero degli investimenti mostruosi da fare per metterci piede, allora invece c’erano una serie di opportunità che ora non ci sono più. Siamo stati bravi a sfruttare il time to market”, continua il ceo di Optima.

L’importanza dello sviluppo interno

All’inizio la società è partita lentamente, con soli 4 milioni di vecchie lire. Poi, una serie di scelte le ha permesso di crescere così tanto. Una decisione vincente “è stata sicuramente quella di mantenere internamente – all’inizio anche per motivi economici – tutta la parte di sviluppo software. Oggi abbiamo una software house composta da 40 persone. Questo ha rallentato la crescita all’inizio, ma il vantaggio è che avendo personalizzato i programmi li abbiamo resi iperperformanti e inoltre, senza troppi intermediari, qualsiasi modifica si fa molto più velocemente”. Altro punto di forza, secondo Matrone, “è che anche del punto di vista commerciale siamo partiti con una rete tutta interna”.

L’attenzione maniacale al benessere dei dipendenti

Ma il vero vanto di questa società è l’attenzione ai dipendenti, notata e invidiata anche all’estero. “Lavoriamo molto sul benessere aziendale dei nostri dipendenti e abbiamo un’attenzione maniacale nei loro confronti” fa notare Matrone che, per rendere ancora di più l’idea, racconta un aneddoto di circa vent’anni fa. “All’inizio della nostra attività facevamo consulenza ai clienti e durante una di queste visite, in una lavanderia industriale con 250 dipendenti, mi resi conto dello spirito negativo che c’era tra i dipendenti, del fatto che la gente fosse lì solo ed esclusivamente perché doveva lavorare. E così dissi al mio socio: dobbiamo fare tutto tranne che questo, le persone dobbiamo attrarle facendole star bene, non solo con l’aspetto economico”.
Oggi nella sede napoletana di Optima – dove l’età media dei dipendenti non supera i 30 anni – si fa l’aperitivo a pranzo, ci sono le sale relax, la sauna e la sala giochi, “tutte cose che aiutano a creare un ambiente migliore dal punto di vista umano, ma la cosa più importante è proprio la grande coerenza che ci viene riconosciuta, se parla con me o con una persona che lavora in azienda è la stessa cosa, sente l’azienda come se fosse sua”.

Il rientro dei “cervelli” dal Nord e dall’estero

L’idea di base è quella di un’organizzazione del lavoro diversa orientata all’obiettivo e non solo all’orario. Ed è anche grazie a tutto questo che si verificano due tipi di fenomeni.
“Da noi vengono a lavorare tanti ragazzi che hanno lasciato il Mezzogiorno in seguito a un percorso di studi e di lavoro al Nord. Tornano a Napoli anche dall’estero, come ha fatto una nostra dipendente che viveva a Vienna, o altre due che erano a Londra”, racconta Matrone. A rendere ancora più orgoglioso l’imprenditore però in realtà è un’altra cosa: “tornano da noi anche persone che ci avevano lasciato per provare un’altra esperienza lavorativa. Le vediamo rientrare perché in altre aziende non trovavano quello che avevano qui e questo per noi è una grande conquista”.

La crescita all’estero e la sede albanese

Ad avere in programma uno sbarco all’estero ora è la stessa Optima. Fra i progetti futuri infatti c’è quello di rivolgersi al mercato olandese e spagnolo e poi, magari, di guardare anche al Brasile. Per ora, da più di quattro anni, l’azienda ha una sede attiva anche in Albania. L’idea di aprire gli uffici di Tirana è nata per espandere il servizio clienti. Il call center di Optima è infatti stato delocalizzato in parte lì, “il paese offre tanto soprattutto in termini di qualità delle risorse. In Italia, quello del call center, spesso, non è inteso come il lavoro della vita. In Albania, invece, è una professione molto ricercata, anche perché pagata meglio di molte altre”, spiega Matrone. “C’è anche naturalmente una ragione di costi, ma non solo quello. Mandiamo il nostro personale a formare i colleghi albanesi proprio perché non volevamo che le due realtà fossero asettiche, ma che condividessero lo stesso spirito”.

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