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Profitti e non beneficienza

Attilia Burke

Attilia Burke

Talvolta ci si dimentica che le case farmaceutiche non fanno beneficienza. Sono imprese e, in quanto tali, necessitano di trarre profitto che servirà poi a reinvestire in ricerca, a dare posti di lavoro, a generare benessere. Avendo a che fare con la salute delle persone, questo è un business che vive di un equilibrio molto delicato tra gli interessi economici che qualsiasi azienda ha e il fine ultimo che si pone chi fa innovazione nel campo della medicina: migliorare la vita delle persone.

Come in tutti i business, come in tutti i settori, come in tutte le professioni, ci possono essere persone che antepongono il bene del business, o il proprio interesse, all’etica. Persone che fanno pendere l’ago della bilancia dalla parte sbagliata e che possono mettere a rischio la reputazione di un’azienda o di un intero comparto industriale. Nel numero cartaceo di Fortune Italia di gennaio, abbiamo approfondito anche questo aspetto con alcune delle aziende intervistate ma, soprattutto, abbiamo voluto focalizzarci su quale sia il potenziale del settore per lo sviluppo del Paese, e sul ruolo chiave che gioca la politica in questo quadro.

Dopo anni di stabilità e di dialogo, con risultati concreti anche in termini di crescita del settore e del pil, le aziende e le associazioni di categoria lamentano barriere difficili da superare, sia in termini di comunicazione sia di attenzione alle esigenze dell’industria farmaceutica e più in generale dell’health care. La posta in gioco è alta e c’è anche il rischio che il nostro Paese venga percepito dagli investitori esteri come un territorio ostile.

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