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La carica dei co-bot: dalla fabbrica all’ospedale, il collega robot

Uno degli elementi che compongono l’architettura di quella che chiamiamo ‘industria 4.0’ è l’introduzione negli ambienti lavorativi di co-bot, ovvero dei robot collaborativi. Rispetto alle macchine tradizionali, i co-bot sono pensati per lavorare fianco a fianco dell’uomo, che sia un operaio in fabbrica oppure un infermiere in corsia. Le stime prevedono crescite esponenziali dei robot ‘colleghi’ sul posto di lavoro: nel 2017 sono raddoppiate le unità di robot di questo tipo installate dalle pmi. In Italia il mercato è ancora di nicchia, ma i numeri sono destinati a crescere. Secondo Bis Research, il mercato è valutato 450 milioni di euro a livello globale ma nel 2021 si quadruplicherà. Stando all’ultimo World Robotics Report, stilato dalla IFR (International Federation of Robotics), il 2017 ha visto lievitare le vendite di robot industriali del 30% rispetto all’anno precedente, con un incremento del volume annuale del 114% rispetto agli ultimi 5 anni.

Le tecnologie che accompagnano questi nuovi ‘colleghi’ si evolvono: dal riconoscimento della visione allo sviluppo di capacità di apprendimento, i robot che lavorano fianco a noi puntano ad aumentare la produttività, per quanto riguarda l’impiego in fabbrica, o a migliorare la qualità del lavoro, se si tratta di macchine destinate ad altri ambienti, come ad esempio gli ospedali. Il mercato globale della robotica ospedaliera, secondo un report di Markets&Markets, dai 6,46 miliardi di dollari attuali stimati, toccherà i 16,74 miliardi di dollari entro il 2023. Sono sempre più numerosi gli impieghi della robotica ospedaliera, che va dalla chirurgia di precisione alle macchine per la riabilitazione, con l’ultima frontiera dei robot in corsia, in affiancamento a personale medico e pazienti, direttamente negli ospedali.

È quello che sta succedendo presso l’ospedale ‘Casa Sollievo della Sofferenza’ a San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia. Qui, infatti, è in atto la sperimentazione dell’umanoide R1 e del robot Pepper, che affiancheranno medici e infermieri in attività minori, che richiedono, però, precisione e dispendio di tempo. R1 è stato progettato dall’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova (IIT), in collaborazione con il laboratorio di ricerca di Roma di Konica Minolta, la multinazionale giapponese che ha di recente aperto un centro di ricerca a Roma nei settori dell’Intelligenza Artificiale e della robotica distribuita. Pepper, invece, è sviluppato dalla giapponese SoftBank. Nello scorso autunno è stato svolto un test pilota, durante il quale i due robot sono stati impiegati per monitorare le stanze dell’ospedale, oppure, nel caso di R1, per accompagnare i pazienti a fare analisi e terapie.

Il robot R1 riconosce oggetti e persone ed è capace di interagire con pazienti e medici portando a termine i suoi compiti in maniera autonoma. Francesco Puja, Research Specialist for Distributed Robotics del laboratorio di Roma di Konica Minolta, spiega a Fortune Italia quali sono le sue caratteristiche: “All’interno degli ospedali, Konica Minolta sta introducendo diversi sistemi robotici per servizi assistivi, con caratteristiche e capacità differenti. Il nostro obiettivo è offrire a medici e infermieri dispositivi che diano loro un aiuto per quelle attività di minore complessità professionale ma che richiedono un elevato investimento di tempo e risorse. I robot con meno potenza di calcolo potranno essere utilizzati per monitorare gli ambienti, per accompagnare i pazienti nei piccoli spostamenti di routine e per individuare situazioni di rischio. I robot più complessi potranno svolgere compiti più difficili: interagire con i pazienti, capirne le emozioni, raccogliere e analizzare grandi quantità di dati clinici e dare supporto diagnostico al personale medico e infermieristico. In questo modo si crea una rete di sistemi robotici intelligenti, capaci di offrire servizi cognitivi che diminuiranno lo stress causato da attività lunghe e ripetitive e consentiranno al personale medico e infermieristico di avere più tempo da dedicare alla cura e al benessere del paziente”.

La sperimentazione dei robot all’ospedale di San Giovanni Rotondo sarà – continua Puja – “di lungo respiro, condizione necessaria per sviluppare e testare capacità e servizi di assistenza sempre più complessi. Per Konica Minolta sarà fondamentale coinvolgere medici e infermieri, per far sì che questi sistemi possano integrarsi nel migliore dei modi con il lavoro del personale ospedaliero. Da un punto di vista tecnico, il nostro obiettivo è quello di dimostrare ogni sei mesi nuove funzionalità che saranno testate e verificate con gli operatori sanitari prima di poter sviluppare prodotti commerciali”.

E non è detto che il futuro di questi robot sarà necessariamente in corsia: Puja, infatti, non esclude che i prossimi passi siano di portarli anche presso le case domestiche: “Konica Minolta ha l’ambizione di sviluppare servizi cognitivi basati sul vasto insieme di dati disponibili in un ambiente lavorativo, per fornire informazioni più complete e assistenza ai lavoratori durante lo svolgimento della loro attività. L’ospedale rappresenta un primo esempio di ambiente in cui i robot possono abilitare servizi assistivi. In futuro potremo estendere questi sistemi anche a case di cura o ad abitazioni domestiche, per rendere possibile l’ospedalizzazione remota, per quei casi in cui un paziente potrà essere seguito dal personale medico anche a casa propria. Già oggi i sistemi robotici sono largamente usati nelle industrie manifatturiere: anche in questo ambito, l’utilizzo di sensori, dispositivi e macchine intelligenti consentirà una conoscenza più dettagliata dell’ambiente e permetterà di ridurre le situazioni di stress e fatica”.

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