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Web, come azzerare il digital divide

Il digital divide, ovvero il divario tra chi ha un accesso adeguato al web e chi, per scelta o meno, non ce l’ha, è uno dei temi che ha maggiormente caratterizzato il dibattito pubblico degli ultimi anni. Potrà sembrare difficile da credere infatti, ma ancora oggi in Italia circa il 30% delle famiglie non dispone di una connessione dati stabile nelle proprie abitazioni. Le cause di questo gap tecnologico tra le diverse zone del Paese sono diverse, tra cui certamente una carenza di infrastrutture di connessione di ultima generazione. In termini di “web inclusion” l’Italia sembra essere rimasta al palo, ma non mancano le possibilità di riscatto, soprattutto con la diffusione delle nuove tecnologie 5G oramai alle porte. Ne parla Enrico Boccardo, Presidente della CFWA (Coalizione del Fixed Wireless Access), realtà da 3 miliardi di euro da anni impegnata nel garantire un accesso web ramificato anche nelle aree più isolate del Paese.

Quale è stato il suo percorso professionale prima di approdare in CFWA?

Sono un ingegnere elettronico che ha avuto la fortuna di fare delle proprie passioni una professione. Nel 2003 ho fondato BBBELL di cui sono presidente dal 2012: un’azienda specializzata in servizi in banda ultralarga e telecomunicazioni wireless che grazie alla tecnologia radio è stata in grado di portare l’accesso ad Internet in molti comuni del Piemonte e della Liguria non raggiunti dagli altri operatori telefonici. Sono sempre stato attivo nel mondo dell’associazionismo ed ho aderito alla Coalizione del Fixed Wireless Access fin dalla sua fondazione, nel 2016. La Coalizione, della quale dal novembre 2018 ricopro la carica di Presidente, è composta da 60 operatori economici della filiera del wireless fisso ed ha l’obiettivo di rappresentare in Italia le istanze di tutta l’industria.

Cosa rappresenta il FWA nel panorama della connettività nazionale?

Grazie agli investimenti effettuati sul territorio con capitale privato degli operatori, la tecnologia fixed wireless ha contribuito in modo importante al superamento del digital divide in Italia perché è riuscita a portare l’accesso ad Internet veloce, anche nelle zone più difficili del Paese in termini orografici ed economici (le cosiddette aree grigie e bianche). I risultati positivi del settore, in termini di persone connesse (+21% nel 2018) e trend di crescita dei ricavi (+30% nel 2018), sono stati recentemente certificati dall’Autorità delle Comunicazioni. Essendo una soluzione basata sull’integrazione tra fibra ottica e ponti radio, il FWA risulta una scelta intelligente, veloce e particolarmente efficace per raggiungere più rapidamente i risultati di copertura fissati a livello europeo. Grazie alle 60 imprese della Coalizione FWA, la banda larga e ultralarga ha già raggiunto oltre 1 milione di famiglie italiane, generando un fatturato complessivo annuo di oltre 3 miliardi di euro.

Come si presenta oggi il contesto italiano in termini di accesso al web?

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un aumento degli accessi in banda ultralarga, ovvero sopra i 30 Megabit/s, divisi tra FTTC, FTTH e FWA. Tuttavia, solo in singoli contesti urbani molto popolosi e quindi ad alto potenziale di ritorno economico sono presenti cablature totali in fibra. Per contro, nella maggior parte del territorio, soprattutto nei piccoli comuni e nelle zone rurali o poco abitate, i servizi in fibra non sono offerti dagli operatori tradizionali. L’impegno della Coalizione è proprio quello di abbattere il divario digitale offrendo la connettività e i servizi ad essa correlati anche nelle aree in cui i grandi operatori mostrano di non essere interessati a fare business.

Quali sono le maggiori criticità per lo sviluppo del FWA?

Mi piace innanzitutto parlare di cosa si potrebbe fare percontinuare a crescere, piuttosto che dire cosa lo ostacola. La Coalizione CFWA rappresenta aziende italiane molto radicate sul territorio, che sono capaci di affrontare le mille difficoltà di tipo burocratico ed ingegneristico, districandosi tra i molti adempimenti che spesso soffocano il settore. Per crescere ancora, abbiamo bisogno di una maggiore disponibilità di frequenze, da usare sui nostri ponti radio, ma anche di una rimodulazione dei prezzi delle concessioni, per renderli proporzionali ai ricavi degli operatori wireless italiani. Invece, il maggior fattore di rischio è rappresentato da una potenziale restrizione della concorrenza, anche infrastrutturale. Mi riferisco anche al progetto di creazione di una rete unica di proprietà pubblica che, se integralmente attuato, rischierebbe di ridurre gli operatori privati a meri rivenditori di servizi, nonostante gli ingenti sforzi profusi in questi anni per investire con risorse proprie. La giusta via di mezzo potrebbe essererappresentata da un operatore, pubblico o privato, wholesale only passivo. Tutto questo potrebbe salvaguardare la concorrenza del settore, facendo crescere le nostre aziende, l’occupazione e le economie dei territori dove operiamo.

Quali potrebbero essere i prossimi passi da compiere sul tema?

Il mercato necessita di dinamismo e non certo di limitazioni della libertà di concorrenza, che passa attraverso una maggiore disponibilità di frequenze che rappresentano la materia prima che utilizziamo per offrire i nostri servizi. È necessario innanzitutto che il Governo, dopo essersi confrontato con tutti gli operatori del settore, compreso l’FWA, adotti una posizione chiara sul tema della newco, per evitare che si crei un nuovo monopolista pubblico o privato. Inoltre, andrebbero previste misure pro-concorrenziali come i voucher per l’incentivo alla domanda sui servizi di connettività ultra-broadband, per i quali il Cipe ha già stanziato 1,3 miliardi di euro da più di un anno. Nel farlo, è però necessario utilizzare un approccio neutro in termini di tecnologia, ma premiante per chi offre servizi a maggiori prestazioni.

Con la diffusione della connettività 5G verrà quasi azzerata la distinzione tra reti fisse e mobili; la tecnologia FWA sembra una delle migliori per abilitare il 5G.

Numerosi organismi internazionali hanno stabilito che il 5G non rappresenta una mera evoluzione delle tecnologie mobili, anche se molti hanno voluto farci credere il contrario. Negli Stati Uniti, già oggi AT&T e Verizon, proprio grazie al fixed wireless, hanno potuto attivare la loro offerta 5G ai clienti prima ancora che sul mercato arrivassero gli smartphone abilitati. Grazie ad una solida architettura di rete per le antenne, l’FWA diventa una valida alternativa ai servizi offerti dalla banda ultra-larga in fibra ottica.

FWA connette al futuro le zone del Paese più a rischio di esclusione. Questo potrebbe portare benefici anche in termini più ampi?

Superare il digital divide è un obiettivo di rilevanza pubblica, oltre che di business. Realizzare un’Italia connessa e senza discriminazioni territoriali produrrebbe effetti benefici non solo nelle aree interessate ma anche in termini di contesto economico generale. Lo sviluppo della connettività comporta infatti maggiori servizi, maggiori opportunità ed una maggiore produttività. Ne consegue una maggiore disponibilità di risorse che porta ad un aumento delle iniziative private e degli investimenti nei territori. Questo a maggior ragione in vista di un’offerta di servizi fixed wireless che, con velocità di connessione più elevate e bassi tempi di latenza, non farà altro che moltiplicare vertiginosamente le opportunità offerte dalla rete accelerando questa inarrestabile rivoluzione tecnologica.

 

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