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Ecofin: sì a nuova lista nera paradisi fiscali, no alla web tax

La nuova lista nera dei paradisi fiscali passa, la web tax no. Due esiti diversi per i due principali punti all’ordine del giorno nella riunione di oggi dell’Ecofin. I ministri dell’economia europei, tra i quali Giovanni Tria, hanno infatti approvato la nuova black list dei paradisi fiscali: oltre ai cinque già presenti (le Samoa americane, Guam, Samoa, Trinidad e Tobago e le Isole Vergini) vengono aggiunte Aruba, Barbados, Belize, le Bermuda, Dominica, Fiji, Isole Marshall, Oman, Emirati Arabi e Vanuatu.

Si tratta di giurisdizioni che non hanno attuato gli impegni annunciati entro la scadenza data dalla Ue. Altri 34 Paesi restano sulla lista ‘grigia’ per essere monitorati, mentre 25 sono stati rimossi. Sull’inclusione degli Emirati Arabi nella lista si era anche parlato di veto da parte dell’Italia, ma Tria ha specificato che “non si tratta di un veto ma di aver espresso un’opinione sul fatto che gli Emirati arabi hanno presentato già alla Commissione la legislazione che devono approvare, che ha una piena ‘compliance’ con quanto viene richiesto, la nostra proposta è che si concedessero tempi ulteriori come si è fatto con altri Paesi”. Il ministro, precedentemente alla riunione con i colleghi europei, ha spiegato che “in ogni caso il punto sarà risolto non appena questa legislazione verrà approvata, e quindi gli Emirati, se oggi dovesse essere approvata la lista, usciranno dopo poco”.

Non c’è invece accordo all’Ecofin sul testo di compromesso sulla web tax Ue presentato dalla presidenza romena, e quindi si arena ancora una volta l’idea di procedere con una tassa solo europea. I lavori per una tassazione delle imprese digitali proseguiranno quindi a livello Ocse. “Prendo nota dell’opposizione di alcuni Stati membri, Ocse e G20 stanno portando avanti progetti molto ambiziosi e si pensa di concludere entro il 2020. Siamo d’accordo a concentrarci sugli sforzi a livello di Ocse ma dobbiamo essere pronti ad affrontare ritardi all’interno dell’ambito internazionale”, ha detto il presidente di turno dell’Ecofin, il ministro romeno Orlando Teodorovici. “Se nel 2020 si constaterà che l’accordo a livello Ocse richiederà più tempo, il Consiglio potrebbe tornare a discutere la web tax se lo ritiene necessario”, ha aggiunto.

Sul tema della digital tax o web tax “siamo di fronte a un paradosso”, perché se da una parte lo Stato deve affrontare il “costo” che la trasformazione dell’economia in digitale comporta, ad esempio aumentando le protezioni sociali, dall’altro ci sono i principali attori di questa trasformazione che “si sottraggono” a contribuire, pagando la giusta tassazione, aveva detto il ministro dell’economia Giovanni Tria intervenendo all’Ecofin, dicendosi favorevole all’approvazione di una web tax Ue “per dare un segnale”. La trasformazione, ha ricordato, dell’economia verso il digitale ha “un impatto forte all’interno di ogni Stato” ad esempio sulle “disuguaglianze”, quindi “c’è un costo per gli Stati che devono accompagnare questa trasformazione economica e rafforzare le protezioni sociali. Ed è un “paradosso che chi è tra i principali attori si sottragga a contribuire ai costi che accompagnano la trasformazione dell’economia che sono sostenuti dagli Stati nazionali”, ha detto Tria. Il ministro si è detto d’accordo con Francia e Germania sulla necessità di far avanzare i lavori per la web tax “in tempi rapidi” all’Ocse, ma confidava che un’approvazione in sede Ecofin avrebbe dato “un segno che la Ue prende una decisione, anche se è solo un inizio”.

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