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Tria vola a Singapore alla ricerca di “investimenti strutturali”

Non solo Cina. I rapporti tra l’Italia e l’enorme mercato asiatico passano anche per Singapore, o almeno questo è lo scopo della missione di due giorni del ministro dell’Economia, Giovanni Tria nella Città-Stato, potenziale ponte per tutti i Paesi dell’Asean (l’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico) e per un mercato di 650 milioni di persone. “Vogliamo coinvolgere Singapore sui grandi piani di investimenti strutturali in Italia“, afferma Tria.

Atterrato sulla principale piazza finanziaria del Sud-est asiatico, il ministro ha incontrato il suo omologo, Heng Swee Keat, con il quale ha posto le basi per avviare un dialogo strutturato tra i due paesi, e il Governatore dell’Autorità monetaria, Ravi Menon. Con entrambi ha discusso delle prospettive economiche e finanziarie di Italia e Singapore come della situazione regionale e globale.

Tria ha insistito sull’imperativo della crescita indicata come la via maestra per assicurare la stabilità politica e sociale dell’Italia e dell’Europa. Per sostenerla il ministro conta su un pacchetto di misure per il rilancio degli investimenti. E sono stati proprio gli investimenti al centro di tutte le discussioni, ma più in particolare di quelle con i due fondi sovrani GIC e Temasek entrambi già presenti in Italia. Tria ha sollecitato il rafforzamento della cooperazione, la creazione di fondi congiunti a favore delle piccole e medie imprese per stimolare i flussi di investimenti bilaterali in entrambi i sensi e al tempo stesso facilitare l’attività delle imprese italiane nell’area Asean, un mercato da 650 milioni di persone, utilizzando Singapore come piattaforma logistica, finanziaria e commerciale.

La relazione è in gran parte da costruire, sia a livello istituzionale che economico- finanziario. A Singapore operano molte grandi imprese italiane, da Barilla ad Eni, da Unicredit a Luxottica, che sfruttano la posizione geografica e il posizionamento internazionale della città-Stato, piazza finanziaria e centro di innovazione tra più avanzati del mondo, come trampolino per tutta l’area. La conoscenza tra le due realtà è però ancora scarsa e le esportazioni italiane hanno ancora ampi margini di crescita. Singapore è l’unico dei principali Paesi dell’Asean a non avere un’ambasciata in Italia e nonostante l’accordo di libero scambio con l’Ue firmato ad ottobre del 2018, con l’Italia resta ancora in sospeso il riconoscimento delle indicazioni di origine. È proprio questo gap che il viaggio di Tria si propone di iniziare a colmare, per creare da una parte un tessuto più accogliente per le imprese, gli intermediari finanziari ma anche per i ricercatori, gli studiosi e i tecnici italiani e dall’altra per mostrare alle società e soprattutto ai fondi singaporiani le opportunità di investimento in Italia.

Vogliamo coinvolgere Singapore sui grandi piani di investimenti strutturali in Italia“, ha spiegato il ministro. GIC e Tomasek sono giganti della finanza internazionale presenti in decine di Paesi, capaci di movimentare capitali per centinaia di miliardi di dollari (330 miliardi il valore del capitale investito da Government of Singapore Investment Corporation e 189 miliardi quello di Tomasek). La loro presenza in Italia è però ancora limitata e molto giovane nel tempo. I rapporti si sono infatti approfonditi solo dopo la cancellazione della Città-Stato dalle black-list del Mef nel 2015 e la partecipazione, a partire dallo scorso anno, di Singapore allo scambio di informazioni fiscali con l’Italia. GIC detiene oggi l’8% di Atlantia e ha avviato negli ultimi anni un dialogo con Cdp sfociato nella partecipazione nel 2017 nel terzo fondo F2i con un investimento di circa 450 milioni di euro. Toccherà dunque a Tria iniziare pazientemente a tessere i fili, a seminare per poi raccogliere, magari con il piano di dismissioni su cui il governo punta per tenere sotto controllo il debito pubblico e che potrebbe rappresentare per i due fondi una nuova opportunità di investimento nel vecchio continente.

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