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di Sy Mukherjee – Un’altra settimana, un altro terribile rapporto del Centers for Disease Control (CDC) sullo storico focolaio di morbillo che si sta snodando attraverso l’America. A partire dal 10 maggio, sono stati confermati 839 casi di morbillo in 23 stati, un aumento di 75 casi solo nell’ultima settimana, secondo l’agenzia. Ora, nel 2019, si è raggiunto un numero di casi confermati più di 10 volte superiore rispetto a quello del 2010, quando la malattia, altamente infettiva, era stata quasi spazzata via negli Stati Uniti; la maggior parte delle infezioni sono tra le persone non vaccinate. Si conosce già il danno che i movimenti antivax hanno fatto alla salute pubblica, e come le piattaforme di social media come Facebook abbiano reso più facile che mai la diffusione di una falsa propaganda anti-vaccini. Ma vale la pena approfondire: cos’è che rende qualcuno un ‘antivax’?

È una domanda affascinante perché alcuni elementi dei gruppi di scettici sui vaccini non hanno una relazione distinguibile l’uno con l’altro. Ci sono i teorici della cospirazione che credono che i vaccini siano uno strumento nefasto del governo, e che le campagne di ‘inoculazione’ sui vaccini siano nate da un’oscura cabala di federali e grandi compagnie farmaceutiche. Gli antivax si trovano lungo tutto lo spettro politico – dai critici di destra, indignati dalla pretesa del Governo di decidere cosa vada messo nei nostri corpi, alla sinistra dei ‘liberals’ anti-corporativi, che credono che i vaccini siano una truffa per derubare il cittadino. Recentemente ho letto un tweet di una collega giornalista della salute, che ha scritto che un antivax le aveva mandato un’email per insistere sul fatto che lei (nei suoi occhi in modo più preciso) preferisca essere chiamata un “anti-toxxer”.

Varie ricerche sociologiche hanno esaminato ciò che unisce (e divide) i vari gradi di attivisti anti-vaccinazione. Differenze che è utile conoscere anche per preparare il lavoro che va fatto quando si realizzano le campagne di vaccinazione pubbliche.

“Sebbene molti possano caratterizzare tutti gli individui che evitano i vaccini come antivax o no vax, in realà lo spettro di individui che scelgono di non vaccinare sé stessi o i propri figli è ampio e variegato”, ha scritto Tara C. Smith della Kent State University in un articolo del 2017 . “Si va da individui che sono solidamente antivax, spesso definiti ‘vaccine rejectors’ (VRj), a coloro che possono accettare o addirittura difendere la maggior parte dei vaccini ma hanno preoccupazioni su uno, o qualcuno, di essi”.

Smith basa la sua classificazione su su tre ‘classi’ di scettici: ‘vaccine rejectors’, ‘vaccine refusers’, e ‘vaccine hesitant’, in ordine decrescente di ostilità alle vaccinazioni. E mentre il gruppo ‘vaccine rejectors’ tende a sollevare la maggior parte dell’attenzione dei media, Smith sottolinea che è possibile che la stragrande maggioranza di coloro che mettono in discussione i vaccini ricadano nelle ultime due classi – e quelle persone potrebbero ancora essere convinte dalla scienza.

Ma ciò dipende anche da un’efficace strategia di comunicazione. Come hanno dimostrato diversi studi, urlare “hai torto!” agli antivax dichiarati tende a farli trincerare ancora di più nelle loro posizioni. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha in realtà già realizzato una guida utile su come affrontare gli anti vax. Alcuni dei consigli? Capisci chi è il tuo pubblico (e adeguati di conseguenza), parla con rispetto e rimanda il problema alla scienza, sottolineando al contempo l’obiettivo comune di tutti di proteggere i nostri figli e prevenire la sofferenza umana.

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