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Enel, ok stop carbone ma servono autorizzazioni ora

enel green power

Enel è pronta a procedere in direzione green, ma le autorizzazioni necessarie per “procedere con la sostituzione degli impianti a carbone con le rinnovabili e gli impianti a gas” servono ora. È stato chiaro il direttore Italia dell’Enel Carlo Tamburi oggi in commissione Attività produttive della Camera: “una pianificazione dell’attività (volte a favorire la decarbonizzazione) potrà essere garantita solo avviando sin da ora l’iter per l’ottenimento delle autorizzazioni necessarie”, afferma annunciando di aver presentato proprio oggi la domanda al ministero dell’Ambiente per i lavori in 4 siti.

La Spezia, Fusina (Venezia), Torre Nord (Civitavecchia) e Brindisi verranno convertiti “in impianti a gas a ciclo aperto da 500 MW ciascuno, ma possono anche essere trasformati in impianti a ciclo combinato”, ha spiegato Tamburi. Non solo: nelle porzioni di terreno delle vecchie centrali a carbone non necessarie ai nuovi impianti potrebbero anche essere installati pannelli fotovoltaici o batterie. Tamburi ha anche rassicurato i commissari che chiedevano di eventuali ripercussioni sui posti di lavoro, affermando che “l’occupazione è assicurata, anzi in fase di costruzione aumenterà”.

L’uscita dal carbone entro il 2025, ha poi spiegato il manager dell’Enel, “farà venir meno circa 8mila MW di impianti programmabili da gestire tramite opportuni interventi per garantire la sicurezza e l’adeguatezza del sistema elettrico nazionale nel suo medio termine”.

Tra gli altri passi da fare per una sicura transizione energetica, Tamburi ha citato lo snellimento autorizzativo per lo sviluppo delle rinnovabili e della rete di trasmissione (al momento ci vuole “una media di 11 anni per ogni linea”, ha detto), ma anche la soluzione per il capacity market. Infine, ha detto Tamburi, “è necessaria una riduzione della dipendenza dall’import dalla Francia che – ha sottolineato – è uno dei fattori strategici per il Paese” e anche per “ridurre le bollette”.

Oggi, ha spiegato, “il margine di riserva è di appena il 10%, cioè 6 GW: ciò vuol dire che è coperto solo grazie alla disponibilità dell’import dai paesi confinanti. Invece un margine di riserva opportuno secondo Terna dovrebbe essere pari almeno al doppio”. Considerando che “verranno chiusi tutti gli impianti a carbone e anche alcuni a gas serve quindi un nuovo contributo” fatto di rinnovabili, nuove interconnessioni e accumuli.

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