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Commisso si aggiunge ai patron nordamericani della serie A

La parola magica è cavo. La tv via cavo, che ha portato milioni di dollari sul conto in banca di Rocco Commisso, il nuovo patron della Fiorentina ed ex dei New York Cosmos, leggendario club della Big Apple che negli anni Settanta si è permesso in squadra Pelè. L’investimento dell’italo-americano si aggiunge agli altri arrivati dal Nordamerica, che mostra un’attenzione verso la A, verso il calcio italiano, che trova poca corrispondenza in altre ricche zone del globo.

Il penultimo arrivo di capitale straniero è stato il fondo americano Elliott, nel luglio dello scorso anno, con la ricapitalizzazione della società rossonera, in rosso di bilancio da 128 milioni di euro dopo l’oscura vicenda cinese con Yonghong Li. Prima ancora, l’Inter che fa capo alla conglomerata Suning Commerce Group da tre anni, con il figlio del capo, Zhang Jindong, comodo nel nuovo cda. Cinque anni fa invece al Bologna è arrivato dal Canada Joey Saputo, azionista del Montreal Impact nella Major League Soccer, assieme a una cordata di imprenditore Joe Tacopina, poi uscito dall’affare. Mentre vive giorni complicata l’era di James Pallotta alla Roma, il coproprietario dei Boston Celtics, la franchigia più vincente nella storia della Nba, esperto nel campo degli hedge fund. E nelle serie minori c’è il Como, finito alla Sent Entertainment Ltd, società di media e intrattenimento con sede nel Regno Unito.

Insomma, la Premier, la lega dei sogni, dei guadagni, della visibilità, è a un passo. Sei le proprietà straniere nel torneo inglese, partendo dal Liverpool campione d’Europa che vede tra i patron anche Lebron James mentre azionista di maggioranza da John William Henry, imprenditore statunitense, titolare delle azioni dei Boston Red Sox, Major League Baseball. Poi la famiglia Glazer (First Allied Corporation) al Manchester United, lo sceicco Al Mansour ai cugini del Manchester City, poi Roman Abramovich al Chelsea, il Leicester acquistato dall’imprenditore thailandese con origini cinesi Vichai Raksriaksorn, fondatore del King Power Group. E il Southampton con proprietà cinese: la società di Gao Jisheng. Con la A che è al momento preferita rispetto a Ligue 1, Liga e anche alla Bundesliga, che resta terra poco fertile per i grandi gruppi finanziari dopo il rifiuto dei club (quattro contrari, tra cui il Bayern Monaco, che teme di perdere peso rispetto a colossi come Barcellona, Real Madrid e club di Premier League) di ritoccare la legge sull’azionariato popolare, modificando la regola del 50+1: i tifosi devono detenere la quota di maggioranza all’interno di ogni singolo club (con le eccezioni di sponsor con oltre 20 anni di militanza come al Bayer Leverkusen di proprietà dell’azienda farmaceutica Bayer o al Wolfsburg detenuto dalla casa automobilistica Volkswagen).

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