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Facebook forma 100mila addetti digitali in Italia

Facebook amplia Binario F, il centro italiano dedicato alla formazione e allo sviluppo delle competenze digitali di persone, imprese, associazioni e istituzioni – ospitato presso l’Hub di LVenture Group e LUISS EnLabs alla stazione Termini di Roma. Da oggi Binario F, il maggiore investimento realizzato finora da Facebook in Italia, è cinque volte più grande, occupa 900 metri quadrati e ha a disposizione nuove aree training per raggiungere l’obiettivo di trasferire digital skill ad almeno 100mila persone in Italia entro la fine del 2019. “Facebook ha scelto in Europa solo tre paesi, Spagna, Polonia e Italia per colmare le competenze digitali – spiega in quest’intervista a Fortune Italia Luca Colombo, country manager Facebook Italia – Il nostro Paese è fanalino di coda dei Paesi Ocse per digital skill, solo un terzo delle persone tra i 16 e i 64 anni è in grado di usare Internet in modo articolato, andando oltre la semplice navigazione, e solo il 30% degli adulti ha ricevuto formazione negli ultimi 12 mesi. Eppure questo è un asset fondamentale per la crescita del Paese e per il suo sviluppo futuro”.

Come spiega questo ritardo e perché Facebook ha deciso di puntare proprio sull’Italia?

Le competenze digitali sono un requisito imprescindibile per la crescita economica del Paese e sono le imprese stesse a sostenerlo. Secondo una recente ricerca di Morning Consult, infatti, l’87% delle PMI in Italia afferma che le competenze digitali di un individuo sono più importanti del percorso scolastico in fase di assunzione di nuovi dipendenti. Facebook è da tempo impegnata – sia in Italia sia all’estero – a supportare persone e imprese nello sviluppo delle competenze digitali e Binario F ne è l’espressione concreta. Siamo orgogliosi degli ottimi riscontri che i diversi programmi di formazione fatti stanno avendo e siamo convinti che questo ampliamento darà una spinta ulteriore al nostro obiettivo di formare circa 100mila persone entro la fine dell’anno.

Ma quanto ha investito concretamente Facebook sul progetto?

Non lo misuriamo da un punto di vista economico, ma puntiamo ad ampliare l’offerta della formazione anche perché come ha ricordato il Censis recentemente su 100 euro investiti in questo comparto si possono determinare un ritorno economico di 800 euro. Per questo abbiamo quintuplicato lo spazio della nostra sede a Roma, vogliamo dare una dimensione su quello che può crearsi sul mercato e sulla crescita del Paese.

Intanto il grande impegno è su Libra, questa criptovaluta che dal 2020 rivoluzionerà il sistema di pagamento e non solo. Quale è l’obiettivo?

Specifichiamo che siamo uno dei membri di questa associazione insieme ad altri 28 partner, da Paypal a Mastercard, Visa, Vodafone. L’obiettivo è quello di rendere accessibile ad una platea sempre più ampia gli strumenti finanziari e di pagamento. Oggi esistono 1,7 miliardi di persone che non hanno accesso a questi strumenti e di questi circa un miliardo però utilizza il mobile. Se abbiamo lanciato, con un anno di anticipo il progetto, è proprio perché vogliamo lavorare bene coinvolgendo tutti gli attori del sistema interessati.

Ma cosa si vuole costruire? Un’economia parallela?

Guardi molto onestamente, dire oggi quali saranno le conseguenze, le opportunità e le sfide di un progetto che ancora non c’è mi sembra prematuro. Per noi l’opportunità c’è e per questo vogliamo lavorare con i soggetti interessati, dai regolatori ai siti finanziari, per far sì che il progetto venga indirizzato in modo corretto. Vogliamo che sia un vantaggio per tutti.

Ma non pensa che Facebook abbia perso un po’ di smalto, di fiducia anche per i vari scandali che hanno investito il vostro social network?

La reputazione di Facebook è un elemento ma pesa per quello che è il suo ruolo all’interno di un gruppo di 27 realtà che vanno da Ong a Telco fino a sistemi di pagamento e a entità universitarie. Noi avremo un ruolo ma sicuramente non così centrale nella definizione del futuro di Libra.

E intanto si parte da qui, da questo Binario F…

Sì vogliamo creare i nuovi addetti dell’alfabetizzazione digitale anche perché bisogna considerare che viviamo in un contesto di life long learning, ovvero di una formazione continua che viene richiesta in un mercato del lavoro sempre più competitivo ed esigente. Questa è la vera sfida del futuro, anche perché nonostante le digital skill siano fondamentali per lo sviluppo e la crescita del tessuto sociale ed economico del nostro Paese, in Italia non c’è ancora un livello adeguato e oltre 280mila posizioni specializzate rischiano di rimanere scoperte da qui al 2023.

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