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Come funziona la nuova carta di credito Apple

apple card

Era stata annunciata già da tempo, e finalmente è disponibile per il mercato americano: la Apple Card, la carta di credito della Mela di Cupertino, è realtà per tutti i clienti Usa in possesso di un iPhone 6 (o superiore) con sistema operativo iOS 12.4. Così, anche l’ultimo passaggio dell’approdo nel mondo dei servizi finanziari di uno dei colossi delle tech company globali è concluso. Dopo Apple Pay, il servizio di pagamento in mobilità che permette di effettuare acquisti di beni e servizi attraverso l’iPhone o l’iWatch – semplicemente avvicinando il dispositivo al Pos e autentificandosi attraverso riconoscimento facciale o di impronta digitale – arriva anche una carta di credito fisica diversa dalle tradizionali carte di credito: non ci sarà un numero in rilievo o data di scadenza, e non servirà la firma. La nuova carta non comporterà spese di gestione annuali, o alcun tipo di commissione. La Apple Card fisica potrà essere usata in tutti quei negozi che non accettano Apple Pay come tipologia di pagamento. Quello dei pagamenti mobili sembra essere un ottimo campo di investimento per l’azienda di Cupertino: secondo i suoi dati, nei primi mesi di quest’anno sono state realizzate 10 miliardi transazioni in tutto il mondo usando Apple Pay.

Lanciata il 20 agosto, i clienti potranno richiederla attraverso l’app Wallet dell’iPhone e usarla con Apple Pay in attesa che arrivi loro la carta fisica a casa. La Apple Card potrà essere usata sia come una carta di credito tradizionale (è stata lanciata in partnership con Goldman Sachs e Mastercard) sia attraverso il circuito proprietario Apple Pay. La particolarità che la potrebbe rendere più appetibile agli occhi dei clienti rispetto alle carte di credito tradizionali? Apple offre cash back per gli acquisti: in altre parole vi restituisce parte del denaro speso. Si chiama “Daily Cashback” e naturalmente si applica a tassi più convenienti in caso di acquisti fatti con Apple Pay: il cash back è pari al 2% se si sceglie il circuito proprietario, mentre scende all’1% per tutte le altre categorie di spesa fatte con la carta fisica.

Chi acquista direttamente prodotti Apple, invece, dal Mac alla restante offerta di hardware, avrà indietro il 3% della spesa: un espediente per incentivare i clienti a preferire prodotti “della casa” rispetto a quelli della concorrenza. Non è tutto. Apple ha allargato la percentuale del 3% di cash back anche alle transazioni fatte con Uber e Uber Eats: il ritorno viene accreditato direttamente sulla carta stessa e in tempo reale (mentre la maggior parte dei servizi cash back, molto diffusi negli Usa, offrono il rimborso dopo molto tempo). L’azienda guidata da Tim Cook prevede di ampliare sempre di più la platea dei negozi e dei servizi convenzionati con la Apple Card.

I clienti per cui la Apple Card si fa più interessante sono coloro i quali già usano i device Apple, proprio per la sua integrazione con i servizi già esistenti, il Wallet e Apple Cash, ma anche per la possibilità di chiedere supporto ad Apple direttamente tramite il servizio iMessage e controllare i luoghi delle transazioni attraverso Apple Maps.

E in un tempo in cui la privacy è braccata e gli utenti navigano a vista in un mare di servizi digitali dalle “terms and conditions” illeggibili – ma che comunque continuano a utilizzare – un punto chiave che Apple ha tenuto a specificare è quello della protezione dei dati personali. Goldman Sachs non condividerà i dati con terze parti né li venderà per marketing o pubblicità, mentre Apple non conoscerà i dati degli acquisti, quindi cosa acquistiamo e quanto spendiamo.

Al momento, la carta di credito della mela è disponibile solo negli Usa – dove c’è lo “zoccolo duro” dei clienti/utenti Apple – ma il Ceo di Goldman Sachs non ha escluso che l’operazione possa essere allargata anche in altri paesi.

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