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Pil 2018 rivisto al ribasso. Bankitalia: 58 mld di debito in più

Pil 2018 peggio del previsto. Stessa sorte è toccata alle stime sul debito pubblico. Un quadro meno incoraggiante di quanto preventivato quello dipinto dall’Istat, le cui stime delineano un’Italia che lo scorso anno ha rallentato ancora più di quanto era stato calcolato ad aprile. Nel 2018, infatti, la crescita del pil in volume è stata pari all0 0,8%, con una revisione al ribasso di 0,1 punti percentuali rispetto alla stima diffusa ad aprile, che dava il Prodotto interno lordo in aumento dello 0,9%. Mentre l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari nel 2018 al 2,2%, segnando una revisione in rialzo rispetto alla stima precedente, che dava il deficit al 2,1% del pil. Per un incremento complessivo, precisa la Banca D’Italia, di 58,3 mld al 134,8 per cento del Pil dal 132,2% stimato in precedenza.

Ma “la revisione non ha alcun impatto sulla valutazione della sostenibilità delle finanze pubbliche”, sottolinea Bankit. “Gli interessi maturati annualmente sono sempre stati considerati nel conto economico delle amministrazioni pubbliche e pertanto la nuova contabilizzazione non implica revisioni per l’indebitamento netto”, precisa in merito alla “revisione delle stime del debito delle amministrazioni pubbliche alla luce del nuovo manuale dell’Eurostat”.

Non cambia invece il pil del 2017, che resta (+1,7%). Ecco che in un anno la crescita si è più che dimezzata, precisa l’Istat.

Guardando ai valori assoluti, nel 2018 il pil ai prezzi di mercato risulta pari a 1.765,421 mld di euro correnti, con una revisione al rialzo di 8,439 mld rispetto alla stima di aprile scorso. Per il 2017 invece il livello del Prodotto interno lordo è stato alzato di di 9,220 mld. Per l’Istat la revisione generale dei conti ha “modificato in misura molto limitata le stime dei tassi di crescita dell’economia italiana per gli anni recenti”. Sulla base dei nuovi dati, nel 2018 gli investimenti fissi lordi sono cresciuti in volume del 3,2%, i consumi finali nazionali dello 0,7%, le esportazioni di beni e servizi dell’1,8% e le importazioni del 3,0%.

Il valore aggiunto, a prezzi costanti, è aumentato dello 0,7% nel settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, del 2,0% nell’industria in senso stretto, dello 0,6% nel settore dei servizi e del 2,4% nelle costruzioni. Per l’insieme delle società non finanziarie, la quota di profitto è stata pari al 42,2% e il tasso di investimento al 21,3%. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici ha segnato, sempre nel 2018, una crescita dell’1,8% in valore nominale e dello 0,9% in termini di potere d’acquisto. Poiché il valore dei consumi privati è aumentato dell’1,7%, la propensione al risparmio delle famiglie è rimasta quasi stabile, passando dall’8,0 all’8,1%. Quanto al saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) è risultati pari al +1,5% del Pil.

Per quanto riguarda il rapporto tra debito e Pil, invece, la revisione, spiega la Banca d’Italia, riflette sostanzialmente l’effetto del differente criterio di valutazione dei Buoni fruttiferi postali. Per gli anni precedenti l’entità delle revisioni è più elevata, “riflettendo anche gli effetti dell’ampliamento del perimetro delle Amministrazioni pubbliche definito dall’Istat in accordo con l’Eurostat”. Secondo la nuova metodologia, il 2015 si è chiuso al 135,3% del pil, il 2016 al 134,8%, il 2017 al 134,1%, risalendo poi al 134,8 per cento alla fine dello scorso anno.

“Complessivamente – evidenzia quindi Via Nazionale – le revisioni apportate al debito e quelle apportate al pil dall’Istat determinano un’incidenza del debito sul Pil più elevata, ma una dinamica del rapporto più favorevole (rispetto al 2015, alla fine del 2018 il peso del debito è leggermente diminuito anziché aumentare)”. Le stime precedenti, che non includevano i Buoni postali, indicavano infatti un debito al 131,6% del Pil nel 2015, al 131,4% nel 2016, al 131,4% nel 2017 e appunto al 132,2 per cento nel 2018.

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