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Alla Roma serve un Presidente

Da un americano a un altro. Sperando che cambino diverse cose, sia sul piano economico sia su quello sportivo. L’Era di James Pallotta alla Roma sta finendo ufficialmente, mentre si sta aprendo quella di Dan Friedkin. In attesa che il giornalista economico possa avere elementi concreti su cui ragionare, il tifoso può iniziare a chiedere, innanzitutto, un cambio di prospettiva: una squadra di calcio non è un’azienda qualunque, la Roma non è una squadra di calcio qualunque, non basta un presidente qualunque. A Roma, alla Roma, serve il Presidente. Come lo sono stati solo Dino Viola e Franco Sensi. Non a caso, i due che hanno vinto gli unici due scudetti dell’Era moderna.

Rispetto alle loro esperienze è però cambiato il mondo. E la proprietà americana avrà necessariamente un approccio diverso, con un’impronta manageriale e una strategia commerciale adeguate ai tempi e al mercato. Ma tante delle scelte della gestione Pallotta hanno scontato soprattutto un vizio sostanziale: la lontananza della mente dal braccio operativo, l’assenza di dialogo con la piazza, la presunzione di voler prendere decisioni ‘americane’ in un contesto mai compreso fino in fondo. E i casi Totti e De Rossi sono solo quelli più rumorosi in quasi dieci anni in cui gli errori hanno almeno neutralizzato le giuste intuizioni.

Ora Friedkin ha la possibilità di scrivere una pagina nuova. Il suo profilo promette disponibilità economica, il texano è dotato di un patrimonio superiore ai 4 miliardi di dollari, ha l’esclusiva della Toyota in alcuni stati degli Stati Uniti, è proprietario di alberghi a 5 stelle, produce film importanti. Conosce lo sport, essendo da tempo un importante partner commerciale della squadra Nba degli Houston Rockets. Sono due caratteristiche fondamentali per il proprietario di una squadra di calcio, perché i soldi aiutano a vincere e la conoscenza dello sport, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti economici e di marketing, aiuta a spendere bene i soldi.

Ma le sue chance di fare bene a Roma passano per un’altra scelta fondamentale. Dovrà essere presente, dovrà fare il Presidente, o dovrà scegliere un Presidente che possa avere pieni poteri e che sia in grado di capire dove sta facendo calcio e cosa vuol dire fare calcio a Roma, alla Roma. C’è un potenziale enorme che altrove non c’è ma può essere il più fedele degli alleati o il peggiore dei nemici. I tifosi della Roma sono fatti così: se ti riconoscono come uno di loro, anche con il cappello da texano in testa, ti spingono con tutta l’energia che hanno; se ti sentono un corpo estraneo, come è stato per James Pallotta, non vai lontano. Benvenuto, Dan Friedkin.

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