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Air Italy, corsa finita: Aga Khan stacca la spina

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Perdite, perdite e perdite. Se c’è qualcosa altro io non l’ho visto. Deve essere stato questo il pensiero del principe degli Ismailiti Karim Aga Khan davanti ai conti di Air Italy, l’ex Alisarda poi Meridiana, che lo ha indotto a chiudere il rubinetto. Insieme all’altro socio, la compagnia aerea del Golfo Qatar Airways, ha deciso oggi di mettere in liquidazione volontaria la società: pagando fornitori, dipendenti e mandando tutti a casa. E’ questo il contenuto della lettera ai dipendenti che il presidente di Ait Italy Roberto Spada ha inviato al termine dell’assemblea sociale in cui annuncia di aver messo a terra tutti gli aerei e gli equipaggi e di lavorare ad un piano di ricopertura dei passeggeri acquistando biglietti presso altri vettori.

Una cosa mai vista in Italia dove, vedasi Alitalia, si cerca di rimanere attaccati allo scoglio con la tenacia della patella. Invece i 1.200 dipendenti di Air Italy, salvo imprevisti al momento imprevedibili, andranno a casa con tutte le spettanze, ma senza cassa integrazione, a meno di auspicabili interventi straordinari del governo.
I sindacati attendono ovviamente “la comunicazione formale” e guardano alle Istituzioni: “Regioni e governo non possono fare finta di niente, qui ci sono 2.000 persone, fra diretti e indotto, che avranno tutte le competenze, ma poi finiscono in Aspli”, dice Antonio Divietri, presidente di Anpac, l’associazione dei piloti e dei naviganti. La possibilità di avviare i dipendenti alla cassa integrazione, in caso di chiusura dell’azienda, non c’è e quindi rimane solo l’indennità per la perdita del lavoro.

I conti proposti dall’Ad, Rossen Dimitrov, non devono aver lasciato spazio a dubbi. Almeno per il socio storico, l’Aga Khan, che avrebbe già da tempo voluto uscire dalla sua creatura, nata nel 1963 e sostenuta per decenni, insieme alla Costa Smeralda, l’altra sua invenzione italiana. Nel 2018, era rimasto in partita solo per poter garantire l’ingresso di Qatar Airways, che non essendo un gruppo europeo non avrebbe potuto fare da sé acquistando l’intero capitale, perché avrebbe perso il diritto a volare sui cieli europei. Ma davanti al passato, presente e futuro di perdite della società il principe degli ismailiti ha detto basta costringendo anche l’altro socio al forfait.

Il piano industriale della partnership prevedeva un sostanziale pareggio nel 2019. Invece, il risultato è peggiorato rispetto al 2018 e si parla di una previsione di perdita superiore ai 200 milioni. Rosso pieno anche per l’anno in corso a causa della prevista apertura di rotte a ventaglio in Giappone e Cina e di altre Nord Americane, scritta nel piano industriale.

Finisce in due anni anche la favola dell’emiro del Qatar, dopo quella degli Emirati arabi uniti in Alitalia, il socio che risana la compagnia e attacca il ricco mercato americano utilizzando alcuni escamotage permessi dalle leggi sull’aviazione. Un progetto che aveva fatto tuonare il boss di Delta, seconda compagnia statunitense, che aveva chiamato a raccolta gli altri vettori americani contro la piccola Air Italy, temendo che potesse funzionare da testa di ponte per le più muscolose compagnie del Golfo. Ma in realtà Air Italy ha fatto tutto da sola, con progetti faraonici che si sono scontrati con un mercato complicatissimo e ricco di incognite, non ultimo l’imprevedibile messa a terra dei 737 Max e ora anche con la nuova influenza cinese.

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