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Coronavirus: l’Italia peggiore si incarta sui congiunti

Quando si parla della burocrazia peggiore si fa riferimento spesso a passaggi legislativi e normativi assurdi. Sono quelli che producono i danni maggiori, complicando la vita sociale e l’attività economica. Ogni stagione ha i suoi, ricorrono, come una sadica punizione.

 

La fase2 dell’Era del Coronavirus verrà ricordata anche per l’incredibile utilizzo della parola ‘congiunti’. Solo l’idea di separare chi è congiunto da chi non lo è si qualifica da sola: è un’ammissione di impotenza, di incapacità di leggere la realtà, di disorientamento e approssimazione. Metterla nero su bianco in un Dpcm che serve in una fase di emergenza a limitare la libertà, già compressa ormai da due mesi, è un passo ulteriore verso il paradosso.

 

La risposta di queste ore di Palazzo Chigi aggiunge elementi che aiutano solo a peggiorare la situazione. “L’ambito cui può riferirsi la dizione congiunti può indirettamente ricavarsi, sistematicamente, dalle norme sulla parentela e affinità, nonché dalla giurisprudenza in tema di responsabilità civile. Alla luce di questi riferimenti, deve ritenersi che i “congiunti” cui fa riferimento il DPCM ricomprendano: i coniugi, i partner conviventi, i partner delle unioni civili, le persone che sono legate da uno stabile legame affettivo, nonché i parenti fino al sesto grado (come, per esempio, i figli dei cugini tra loro) e gli affini fino al quarto grado (come, per esempio, i cugini del coniuge)”.

 

Come se non bastasse, arriva la puntualizzazione successiva: per quanto riguarda gli “stabili legami affettivi” non si possono ritenere inclusi, spiegano fonti governative interpellate al riguardo, gli amici.

 

Disciplinare gli spostamenti, se necessario per limitare il rischio di nuovi contagi, dovrebbe essere una cosa seria. Così è solo l’ennesimo, e grottesco, sacrificio del buon senso sull’altare della peggiore burocrazia.

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