Non è l’ennesima associazione di categoria. Non è un partito politico. Quello che realmente potrà essere Azienda Italia lo diranno solo le proposte concrete e i risultati conseguenti che contribuirà a produrre. Incontrando i vertici dell’organizzazione, nata come raccontano intorno a una chat whatsapp nel pieno del lockdown per l’emergenza Coronavirus, si ha l’impressione che ci sia la determinazione che serve a fare sul serio. La volontà di andare oltre la contingenza del momento si percepisce in tutte le indicazioni di principio che guardano al lungo periodo, addirittura al 2050.
Uno sguardo ambizioso, ma anche il rischio che si annida in ogni percorso che può perdersi se non viene finalizzato a risultati tangibili, a maggior ragione in una fase come questa. Per questo, è necessario trovare un equilibrio, difficile ma imprescindibile, tra le esigenze immediate e la visione strategica.
Il tratto che appare distintivo è la scelta di Azienda Italia di dare voce a un’intera filiera, mettendo insieme imprenditori, manager, lavoratori, e anche studenti. Per rappresentare l’intero sistema produttivo e non una singola componente. L’altra scelta dichiarata è quella di porsi come un soggetto che vuole interagire con la politica, tutta, purché sia in grado di dare risposte e risolvere problemi.
Hanno scelto di partire da Roma, perché è a Roma che si prendono le decisioni. Il segretario e responsabile delle relazioni esterne di Azienda Italia, Andrea Minazzi, il Presidente Karim Shahir Barzegar e il responsabile per l’industria, Riccardo Ruscalla, hanno incontrato parlamentari di diversi schieramenti, economisti e tecnici dei ministeri chiave. E hanno presentato i loro piani anche ad alcuni giornalisti. Senza troppi proclami e con un approccio pragmatico. “Abbiamo deciso che è il momento di farci ascoltare”, dicono, puntando tutto su un asset solo: avere cose da dire, e da proporre.
Leggendo il Piano Strategico 2050 si ha la conferma di un progetto ambizioso. Azienda Italia “nasce come veicolo di coesione e cooperazione per sostenere, strutturare e rilanciare il mondo del lavoro e il fare impresa nel post pandemia COVID-19, raccogliendo la sfida di un’opportunità storica per la rinascita del Paese”.
Quando sono in corso gli Stati generali dell’economia voluti dal premier Giuseppe Conte, il contributo che arriva da Azienda Italia può rappresentare uno stimolo. Nelle intenzioni di chi l’ha fondata “l’associazione ha lo scopo di suggerire politiche di coesione che favoriscano la creazione di valore e benessere diffusi per l’intera comunità, riportando il dialogo sul mondo del lavoro al centro della vita pubblica”. Il fine è quello di “rivalutare l’impresa come bene sociale al servizio di una collettività alla quale restituire un sistema meritocratico per vedere assegnato all’Italia il ruolo di leader innovativo, culturale ed imprenditoriale”.
Evidente che l’esigenza di mettersi in gioco nasca dalle carenze che si individuano nelle scelte di politica economica compiute finora. “La mancata prospettiva a livello politico sul mondo del lavoro è figlia di una miopia che non ne considera tutti gli attori che compongono la compagine imprenditoriale, professionale e di lavoratori dipendenti che ci contraddistingue”.
La scelta di impegnarsi direttamente è conseguente. “Non si può più attendere che le insufficienti misure adottate per arginare lo “tsunami” Covid-19 diano qualche vano risultato; è giunto il momento di rimboccarsi le maniche, lavorando concretamente con le istituzioni per un programma risolutivo utile a tutta la Nazione, in grado di trasformare la tragedia in opportunità”.
Nella collaborazione con le istituzioni c’è un altro elemento di discontinuità rispetto al passato. Azienda Italia, parallelamente alla propria costituzione, “ha presentato una serie di interventi necessari per fronteggiare l’emergenza Covid-19, ad oggi, parzialmente raccolti dalla politica ed in discussione nelle aule del Parlamento”.
In genere, le associazioni di questo tipo nascono contro qualcosa o contro qualcuno. A chi chiede se sia un’operazione contro Confindustria, arriva una risposta immediata: “molti di noi sono associati a Confindustria e lo resteremo”. Quando si parla di sindacati, le porte restano aperte. “Il dialogo è continuo”. Peraltro, un soggetto che si presenta con le caratteristiche di Azienda Italia non è una controparte contrattuale ma può essere un contenitore utile a fare la sintesi su dossier cruciali: dal costo del lavoro, con il taglio del cuneo fiscale, al sostegno agli investimenti e alla scuola.
I titoli giusti ci sono, due o tre intuizioni importanti anche. Saranno il tempo e i risultati a dire se Azienda Italia saprà ritagliarsi lo spazio che serve per provare a incidere veramente.